L’intervento del sindaco di Bologna, Virginio Merola, tenuto in Piazzale Medaglie d’Oro, in occasione della commemorazione del 31° anniversario della strage alla stazione del 2 agosto 1980.
“Care cittadine e cari cittadini, familiari delle vittime del 2 agosto e di tutte le stragi, autorità civili e militari, e signor Prefetto. Questa piazza dimostra, ancora una volta, quanto la memoria sia ancora viva tra noi e quanto la solidarietà sia un valore ben radicato nella città di Bologna.
Ancora una volta infatti siamo qui, e ancora in tanti, per ricordare gli 85 morti e i 200 feriti di quel giorno di 31 anni fa, e qui con noi ci sono tante persone venute da fuori Bologna, persone che hanno perso propri cari e amici in quell’odiosa strage, o che più semplicemente vogliono testimoniare con la loro presenza l’importanza di rifiutare ogni forma di violenza, di non giustificare il terrorismo, di continuare a chiedere verità e giustizia.
E anche per questo ringrazio l’amico Michele Emiliano, sindaco di Bari, che ha voluto essere qui presente con noi oggi, per portare il saluto della sua città, tristemente colpita nella strage alla stazione, testimoniando così concretamente quanto due città, distanti geograficamente, in un’Italia che alcuni definiscono troppo lunga, possano stringersi in un giorno cosìdoloroso. La solidarietà e la ricerca di verità e giustizia saranno allabase del gemellaggio tra la città di Bologna e la città di Bari.
Oggi in Consiglio comunale, insieme agli altri rappresentati delle Istituzioni, guardando negli occhi i familiari delle vittime, e facendo adesso un discorso qui, a pochi passi da dove 31 anni fa scoppiò quella bomba che uccise e ferì molte persone, provo non poche emozioni, e ricordo i miei 25 anni, io lavoravo alle poste qui vicino (in via Bovi Campeggi), ero un giovane precario di allora.
Sono emozioni che ci accomunano tutti, e ci danno forza nel rigetto del terrorismo in ogni sua forma e di qualsiasi matrice politica esso sia. La follia del terrorismo fascista, quello delle Brigate Rosse e del fondamentalismo religioso va rigettato senza mai, mai concedere una minima attenuante.
Rinnoviamo in questa occasione, perché purtroppo non siamo soli nelle stragi, il nostro cordoglio al popolo norvegese per i recenti fatti di Oslo, e ricordiamo le stragi di Londra, Madrid e New York. E torniamo a ricordare che la comunità bolognese ha sempre pagato un prezzo troppo alto, che non doveva pagare: i treni, la strage alla stazione, la battaglia aerea sopra i cieli di Ustica, le stragi della Uno Bianca e l’uccisione del professor Marco Biagi da parte delle Brigate Rosse.
La follia del terrorismo ha colpito duramente la nostra città, ha versato sangue innocente, ma noi bolognesi, noi cittadine e cittadini di Bologna, abbiamo saputo rispondere in modo attivo e consapevole, chiedendo sempre e solo di conoscere la verità, e che quindi la giustizia facesse il suo corso. E’ proprio per tale motivo che in questa piazza, siamo sempre in tanti per ripetere queste due parole: “verità” e “giustizia”.
Anno dopo anno, ormai da 31 anni, questa città si ritrova, e come nel giorno della strage si rende attiva, reagisce con la presenza dei giovani, fa ricorso alla cultura, alla nostra capacità di stare insieme nella democrazia, e ognuno di noi torna a raccontare dove era quel giorno e quello che ha potuto fare. E’ una staffetta di impegno nel ricordo, e di dovere di solidarietà alle vittime che appartiene al nostro modo ormai di sentirci cittadini di Bologna, il vero senso profondo di questa manifestazione. Ed è per questo miope non voler vedere, non avere l’intelligenza del cuore per vedere come questo giorno sia sentito da noi bolognesi.
Quest’anno abbiamo festeggiato i 150 anni dell’Unità d’Italia, un secolo e mezzo di storia che ha visto lunghe lotte mirate a conquistare prima, e difendere poi, la nostra unità e libertà. La memoria è dunque viva particolarmente quest’anno, e il nostro massimo ringraziamento va ai partigiani, ai tanti giovani di allora che hanno perso la vita per consentire al nostro Paese, in tutta la sua interezza, di dotarsi della nostra Carta Costituzionale. Principi e valori, quelli contenuti nella Costituzione, messi a dura prova negli anni successivi del dopoguerra dal terrorismo che, nella sua furia oltranzista, talvolta tende a riemergere.
E’ un nemico che dev’essere sconfitto. Il nostro Paese ha avuto 14 stragi, l’affermazione della democrazia nel nostro Paese è stata una lotta. La democrazia non è un regime perfetto, ma è l’aspirazione alla perfezione, il fatto che la nostra libertà deve coniugarsi con la responsabilità di tutti verso gli altri: noi bolognesi siamo questo.
Il modo migliore per non dimenticare è fare sì che anche chi non ha vissuto quei tristi anni, e magari è nato diversi anni dopo, sappia cos’è accaduto, per evitare, in futuro, che si ripeta. E’ un bene perciò che le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi organizzino incontri e lavorino con le scuole per mantenere viva la memoria, e che le Istituzioni e il Comune siano al loro fianco.
E mentre noi tutti siamo impegnati a ricordare e sottolineare l’importanza dei valori che stanno alla base della democrazia, dispiace, colpisce il comportamento del Governo. Si possono anche non avere risposte nuove in politica, ma non si può mancare di rispetto ai familiari e alla nostra città. Si possono non avere risposte, purtroppo abbiamo visto che si può, non solo con questo Governo di centrodestra, non avere risposte, ma si deve avere il coraggio delle proprie responsabilità e il senso del proprio dovere istituzionale, che il Prefetto, come rappresentante istituzionale del Governo, ha saputo bene rappresentare.
E’ vero che negli anni passati i fischi hanno spesso accompagnato i discorsi dei rappresentanti del Governo, ma è altrettanto vero che in tanti anni ho sempre sentito dire a Paolo Bolognesi di evitare i fischi. Ma i membri di un Governo nazionale devono saper guardare oltre le contestazioni per onorare nel modo migliore gli 85 morti, i 200 feriti e i familiari delle vittime di questa strage.
Ora che la nostra città è tornata con le elezioni alla meritata normalità democratica sono certo che il Consiglio comunale insieme a me vorrà farsi parte attiva per promuovere la necessità di dare risposte ai temi posti dall’Associazione, a cominciare dall’applicazione della legge 206 per il trattamento pensionistico dovuto ancora ad alcuni familiari, e per chiedere che sia applicata la legge sul segreto di Stato.
Viviamo una situazione strana in questo Paese, dobbiamo reagire tutti uniti e tutti insieme, senza farsi strumentalizzare dalle scorciatoie delle risse, dei fischi e dei tentativi di violenza. La condizione strana che stiamo vivendo, la sto verificando ogni giorno come sindaco, i cittadini chiedono che sia applicata la legge, che sia applicata la nostra Costituzione, che siano fatte rispettare le regole che ci siamo dati in questo Paese democratico.
Credo che non sarà impossibile, che non dovrà essere impossibile da domani lavorare anche con interlocutori del Governo perché sia applicata la legge nel nostro Paese, non può essere l’applicazione della libertà democratica un problema quasi rivoluzionario. Non abbiamo bisogno di eroi, abbiamo bisogno di comunità come la nostra, che siano in campo ogni anno per chiedere il rispetto della legge e della nostra Costituzione.
Noi continueremo a chiedere verità e giustizia. Lo potremo fare perché tutti voi, tutti noi, siamo venuti qui in piazza a ricordare i morti e i feriti della strage alla stazione, in segno di vicinanza ai familiari delle vittime per unirci tutti noi in questo rinnovato dolore; per ribadire la forza morale e civile di mantenere alti i valori della nostra comunità, nel nome della democrazia repubblicana e cittadina.
C’è un tempo giusto per ogni cosa, ci ricorda la Bibbia.
Noi costruiremo qui anno dopo anno il tempo della verità e della giustizia. Se non saremo tutti noi, saranno i nostri figli. Ma quel tempo arriverà, perché nessuno di noi e nessuno dei nostri figli dimenticherà o rinuncerà a chiedere verità e giustizia.
Avete sentito oggi i bambini di Marzabotto e quelli di altri Comuni della nostra provincia fare un coro, cioè fare la città, e la città ha detto insieme a loro: “mai più”. Per questo ci ritroveremo in tanti, anche quando ci sarà tutta la verità e la giustizia che chiediamo. Perché noi siamo città medaglia d’oro della Resistenza e medaglia al valor civile”.