Rientra il rischio occupazionale degli educatori dei centri socio-riabilitativi “I Tigli” di Savignano s/Panaro e “Le Querce” di Castelnuovo Rangone, in gestione alla cooperativa sociale Gulliver. Gli amministratori del Distretto di Vignola hanno deciso infatti di modificare il piano iniziale, che prevedeva la sostituzione entro fine anno di alcuni educatori dei Centri di Savignano e Castelnuovo con figure di operatori socio-sanitari (con il conseguente rischio di esuberi nei servizi), stabilendo invece di arrivare al modello gestionale prefissato seguendo il naturale turn-over del personale.
“Questo significa – spiega Diego Bernardini della Funzione Pubblica CGIL di Vignola – che nessuno sarà costretto a spostarsi in maniera forzata o, nella peggiore delle ipotesi, a perdere il posto ma che l’assunzione del personale Socio-Sanitario previsto avverrà solo quando gli Educatori cesseranno la loro attività sui servizi in modo “naturale”, cioè per spostamenti o dimissioni volontarie”.
Una soluzione condivisa, arrivata dopo mesi di mobilitazioni sindacali e di confronti con le istituzioni del territorio “e che non può che trovarci soddisfatti” aggiunge il sindacalista. “In una fase di pesanti difficoltà finanziarie per gli enti locali, diamo atto degli sforzi fatti da queste amministrazioni per la salvaguardia dei posti di lavoro nei centri”.
Rimane tuttavia il problema del mantenimento degli standard qualitativi del sistema di welfare dei Comuni dell’Unione Terre dei Castelli.
“Resta alta la nostra attenzione sugli altri servizi – continua il sindacalista – a partire dall’altro Centro Socio-Riabilitativo, “I Portici” di Vignola, gestito dall’Asp, che, ricordiamolo, per effetto dei tagli ha perso nell’ultimo anno alcune unità di personale per dimissioni non sostituite. Che, tradotto, significa un calo di attività educative per l’utenza”.
“Ma ci preoccupa anche la situazione delle due Case Protette di Vignola e Spilamberto e del Servizio di Assistenza Domiciliare” continua Benardini. Sulle strutture protette è importante capire quali saranno le ricadute sul personale di cooperativa attualmente impiegato rispetto alla decisione di internalizzare i due servizi che sarà a regime entro la fine del 2013.
Per quanto riguarda invece il Servizio di assistenza domiciliare (Sad) il quadro che si sta delineando è quello di un notevole ridimensionamento del servizio a gestione pubblica a favore di esternalizzazioni, “e questo non può che trovarci profondamente contrari” commenta il sindacalista della Fp/Cgil.
In primo luogo per i disagi creati al personale, che dopo anni di lavoro su un servizio con determinate specificità e sul quale hanno formato la propria professionalità, si troveranno dall’oggi al domani a doversi spostare forzatamente verso altri servizi (ad esempio, le case protette) con caratteristiche completamente diverse, soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione a turni del lavoro. Con inevitabili difficoltà dal punto di vista professionale e personale, con possibili significative ricadute sulla qualità del lavoro.
Ma il disappunto del sindacato nasce anche e soprattutto dalla contraddizione tra la scelta che sembra delinearsi e le affermazioni delle Amministrazioni, condivise anche con le Organizzazioni Sindacali in più occasioni, ovvero di reputare la domiciliarità come una priorità, un intervento da privilegiare e su cui investire.
“Non ci sembra che perdere la gestione della maggior parte di un servizio, sia dargli priorità. Siamo anzi convinti che per poter investire veramente sul Servizio Domiciliare del nostro territorio occorra mantenerne una reale governance e quindi una gestione significativa. A maggior ragione quando si parla di un servizio centrale per una politica sociale che ritenga primario il benessere dell’utente all’interno del proprio nucleo familiare.”
(Fp/Cgil Vignola)