La voglia di fare, la voglia di ripresa, la voglia di rilanciare. Sono questi gli aspetti che più ho apprezzato della relazione di lunedì del presidente di Confindustria Modena, Pietro Ferrari. Per questo mi hanno sorpreso alcune sue valutazioni sull’andamento della discussione a Modena sui temi dell’economia, Stati generali compresi.
Tralascio le interpretazioni becere e interessate di chi vorrebbe questa città congelata e che quindi attribuisce a Ferrari una sorta di bocciatura di “Effetto Modena”. Basta andare a rileggere nella relazione il relativo passaggio: si riferisce la delusione di Confindustria non alla sede o allo strumento, ma alla mancanza di carica propositiva rilevata in molti degli interventi. Una valutazione legittima, che non sminuisce il lavoro svolto e che, comunque, non condivido; perché, al contrario di Ferrari, io credo che il convegno del 21 giugno (300 partecipanti, mille al web) e gli appuntamenti che lo hanno preceduto (altri seguiranno in settembre) abbiano invece portato molta “roba nuova”, per altro in linea con quanto sostenuto dallo stesso Ferrari e dalla presidente nazionale Emma Marcegaglia.
Nel documento di base, infatti, si sottolineava che Modena è e rimarrà ancora una delle città che contano nella produzione della ricchezza mondiale; che si tratta di discutere come si arriverà a questo risultato; si sottolineava la necessità di innovare, di avere coraggio nelle scelte. Si indicavano anche alcuni campi di azione: un patto per il lavoro dei giovani, la centralizzazione delle attività di formazione, lo sportello unico telematico per la semplificazione amministrativa, lo sviluppo dell’Ict, il contributo all’innovazione dei prodotti e dei processi che potrebbe venire dalle bioscienze e dalla nanotecnologie, lo scalo merci di Marzaglia, la scuola politecnica, green economy e polo dell’energia, altro ancora. Non un elenco di buone intenzioni, ma in alcuni casi progetti avviati, obiettivi già in via di conseguimento e, certo, anche idee e suggestioni sulle quali ragionare.
Su questi temi abbiamo registrato numerosi e qualificati interventi, sono stati definiti scenari possibili per il futuro e, soprattutto, sono state presentate proposte concrete. E’ stato svolto, cioè, quello che deve essere il ruolo di “Effetto Modena”: partire dalle analisi note (non rifarle) e mettere sul tavolo una serie di opportunità per tutti gli attori in campo.
Lunedì sera, quindi, il Presidente di Confindustria Modena ha definito deludente il confronto degli stati generali, salvo poi riprenderne sostanzialmente tutti i temi. Non solo, la presidente nazionale, Emma Marcegaglia, ha sottolineato la necessità di coesione, condivisione e di coraggio; a seguire, il professor Vito Di Bari dell’Università Bocconi, invitato a parlare di futuro, ha messo in fila le novità che stanno cambiando il mondo: nanotecnologie, biotecnologie, Ict e compenetrazione tra le diverse competenze. Cioè esattamente quanto è stato posto al centro della discussione di “Effetto Modena” e delle relative proposte: ognuno di questi temi è stato approfondito da una relazione specifica, volta a delineare le possibili applicazioni.
Si fatica quindi a comprendere la polemica e comunque Confindustria Modena, insieme agli altri soggetti dell’economia modenese, avrà modo di dire la sua quando, a settembre, dovrà valutare le proposte del Comune sullo Sportello unico telematico, o della camera di commercio sul Marketing territoriale, o della Provincia sui temi del lavoro.
Non solo, Confindustria potrà misurarsi direttamente con il futuro della città in relazione al Museo casa natale di Enzo Ferrari sul quale, fino ad oggi, ha investito solo la parte pubblica; ancora, potrebbe farsi carico di un’azione di persuasione nei confronti del governo affinché elimini o almeno attenui gli effetti del patto di stabilità sulle poche realtà, come la nostra, che non si sono indebitate: da subito si libererebbero almeno 20 milioni di euro da destinare agli in vestimenti sul sistema Modena; infine, ma solo per fare un altro esempio tra i tanti possibili, potrebbe promuovere l’unificazione dei centri di formazione privati, così come si sta facendo nel pubblico.
Le critiche autorevoli sono sempre ben accette, servono a migliorarsi. Solo sarebbe utile che anche chi critica da un punto di vista suo particolare avesse poi la capacità di vedere l’insieme dei problemi. Io riconosco a Confindustria questa capacità ed è anche per questo che mi sarei aspettato una valutazione, ad esempio, sul welfare e lo stato sociale, e non solo per rivendicare più privato, ma anche per sottolineare come Modena, non il Comune o un partito, ma la città tutta, abbia saputo resistere e reagire ai tagli del governo tenendo sui servizi e rilanciando sull’economia. Anche in questo caso Confindustria, a breve, avrà un’altra possibilità di passare dalle parole ai fatti, quando verrà consultata sul prossimo bilancio del Comune, ancora più duro, ancora più difficile.
Ribadisco, apprezzo le critiche, solo vorrei che poi si fosse conseguenti e che ognuno, in un momento così difficile, facesse qualcosa in più del proprio dovere: in termini di coraggio, di idee e, credo, anche di azioni concrete.