«Sul futuro dei nostri distretti sono presenti molte visioni ma nessuna di queste ha una forza maggiore delle altre per affermarsi. Così come nessuna riesce a raggiungere la massa critica necessaria per produrre un cambiamento significativo anche solo su una parte del sistema locale». Da qui parte l’inchiesta sui distretti industriali in provincia di Modena, pubblicata nell’ultimo numero di “Note Modenesi”, il periodico del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari.
“Distretti in cerca di luce” è il titolo di questo numero, che si può ritirare presso la biblioteca del Centro in via Emilia Ovest 101 a Modena, o scaricare gratuitamente dal sito www.centroferrari.it
Nelle interviste e negli articoli pubblicati su “Note Modenesi” sono stati analizzati tutti i distretti della provincia: da Sassuolo – la storica capitale delle piastrelle – a Mirandola dove ha preso forma il biomedicale, dalla meccanica alla filiera agricola, fino al nascituro distretto dell’economia solidale.
Con la crisi, anche i distretti modenesi hanno subito rallentamenti, ridimensionamenti e perdita di forza lavoro. Davanti a questa situazione, secondo il presidente del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, Gianpietro Cavazza, che firma l’editoriale, occorre «più coerenza e una maggiore convinzione a finalizzare gli impieghi ai seguenti obiettivi: localizzazione efficiente degli investimenti, equa redistribuzione delle risorse, stabilizzazione dei risultati, reciprocità delle relazioni». Detto in altri termini, tutti gli attori di questo sistema devono impegnarsi per una decisa «lotta agli sprechi sia nel pubblico che nel privato e al consumo del territorio, abbassamento di alcuni fattori di costo per le imprese quali l’energia e l’accesso ritardato al lavoro dei giovani, partecipazione ai network internazionali della ricerca e dell’innovazione per indirizzare gli investimenti delle imprese».
Questi risultati, ma anche altri, sono possibili a patto che ci sia «la consapevolezza che imprenditori da una parte e lavoratori dall’altra sono portatori di un unico interesse riguardo al futuro del proprio territorio. L’esperienza – spiega Cavazza – ci dice che per raggiungere tali risultati occorre segnare il passaggio da un sistema di relazioni ad un altro, da un sistema basato sul confronto fra forze e sulla mediazione a quello del riconoscimento del punto di vista e dell’identità dell’altro e della costruzione di qualcosa di nuovo fatto insieme. È pertanto utile un’azione condivisa e partecipata che dia un’anima alle cose da fare, che metta in circolo le potenzialità nascoste o ignorate presenti sul territorio, che sappia mettere in gioco le risorse inedite della società in una prospettiva di qualificazione dello sviluppo».
Su “Note Modenesi”, Antonio Mutti, direttore del Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’università di Pavia, si dice “ottimista” per il futuro dei distretti, che continua a vedere come un’occasione importante per le imprese di mettersi in una «rete di rapporti non solo economici ma anche sociali e politici». «Nonostante le ben note difficoltà che sta attraversando il nostro Paese – spiega – i distretti continuano a mostrare una certa vitalità e una buona capacità di reagire positivamente anche a questa crisi. Il vero problema è quello della struttura produttiva complessiva della società italiana, con ricadute importanti sul piano occupazionale, specie per i laureati».
In questa crisi economica, fa notare Giovanni Solinas, docente di Economia industria all’università di Modena e Reggio Emilia «i distretti hanno avuto andamenti molto diversi. Gli unici due che hanno fatto registrare segnali positivi sono stati l’agroalimentare e il biomedicale: il primo è connesso a dinamiche molto complesse e non lo vedo in potenziale pericolo; per il secondo le sue potenzialità nell’industria locale sono connesse alla capacità di incentivare e mantenere qui alcune competenze di ricerca che sono molto a rischio perché i legami tra struttura universitaria e imprese non sono particolarmente robusti e perché attività di ricerca e sviluppo si stanno concentrando su una fascia di imprese medie, con un disimpegno sostanziale da parte delle imprese maggiori».
Per l’assessore provinciale al Lavoro, Francesco Ori, «va migliorato il rapporto tra il mondo della scuola e i vari distretti modenesi, ridando dignità alla formazione tecnica e colmando quel vuoto di alcune professionalità che tante aziende lamentano».
“Insieme per contare di più” è, invece, il motto di coloro che anche nel modenese promuovono il distretto di Economia Solidale. L’idea, come spiega Roberto Zanoli, della cooperativa sociale Eorté di Carpi, sta già prendendo forma concretamente. «Grazie al Centro Servizi del Volontariato e a un progetto interprovinciale sono stati indirizzati dei fondi ed è stata messa a disposizione una figura professionale proprio con lo scopo di creare un vero e proprio distretto. Da circa quattro mesi siamo in fase progettuale».