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Referendum, Filippi (PDL): ‘La propaganda del Comune di Vezzano’

Quella che doveva essere una consultazione referendaria, si è andata progressivamente trasformando nell’ennesima guerra ideologica contro il Governo e Berlusconi. Lo conferma l’opera di disinformazione messa in atto dal centro-sinistra e la scorretta discesa in campo di istituzioni che, in quanto super partes, dovrebbero rappresentare tutti i cittadini, a prescindere dalle loro opinioni sui quesiti referendari.

Emblematico, a questo proposito, mi sembra il caso del Comune di Vezzano sul Crostolo che non ha esitato ad esporre, sulla facciata della residenza municipale, una bandiera a sostegno dei promotori del referendum sulla distribuzione dell’acqua ad uso civile. Vezzano, per di più, non è un caso isolato.

Anche in Regione Emilia-Romagna le bacheche sono piene di volantini pro Sì. Fogli e manifesti di tutte le dimensioni che esortano i dipendenti regionale e in generale i cittadini ad andare a votare e a esprimere quattro Sì.

Comportamenti scorretti che non dovrebbero esistere all’interno di organi rappresentativi di tutta la cittadinanza.

Veniamo ora alle bugie del centro-sinistra sui quesiti referendari: è falso affermare, come hanno fatto i rosso-verdi che la legge attuale si propone di privatizzare l’acqua.

L’acqua è ed è destinata a rimanere una risorsa pubblica. La normativa vigente si limita a prevedere collaborazioni private nella gestione della distribuzione dell’acqua ad uso civile.

Non va dimenticato, infatti, che in molti casi di gestione pubblica, si sono registrate perdite e sprechi di acqua potabile superiore al 50% delle risorse idriche disponibili in natura.

Non è vero, inoltre, che la gestione privata della distribuzione dell’acqua comporterebbe un aumento delle tariffe per i cittadini utenti.

Lo dimostra il fatto che a Reggio Emilia le tariffe applicate sul consumo dell’acqua potabile sono fra le più alte dell’Emilia Romagna a fronte di una qualità dell’acqua stessa che non è fra le migliori; ciò nonostante la gestione della distribuzione sia affidata totalmente ad una municipalizzata, Iren. Le municipalizzate sono gestite da politici con criteri politici, in alcuni casi per fini del tutto estranei all’acqua potabile.

Con l’attuale normativa dunque la gestione privata della distribuzione dell’acqua rappresenta una possibilità in più, ma solo come opzione facoltativa, nel caso che la gestione pubblica si dimostri inefficiente e fonte di sprechi.

Per quanto riguarda la consultazione sulla produzione e l’impiego dell’energia nucleare, ritengo del tutto demagogica e irresponsabile la tesi secondo la quale le sole energie alternative, come quella solare o eolica, possono soddisfare totalmente le esigenze di una economia industriale ad alto tasso di sviluppo come quella italiana.

Anziché richiedere maggiore sicurezza e soluzioni di alto livello tecnologico nella produzione di energia il centro-sinistra propone semplicemente di negare il problema.

Sarebbe come si pretendesse di impedire gli incidenti stradali attraverso la soppressione degli autoveicoli o l’impedimento della loro circolazione.

Si determina così una situazione paradossale, per cui l’Italia condivide i rischi delle centrali nucleari, stante la vicinanza delle stesse, senza poterne godere i benefici economici.

Infine, per quanto riguarda il quesito referendario concernente il legittimo impedimento, vorrei fare osservare quanto segue: in tutti gli Stati democratici del mondo esistono leggi tese a garantire un equilibrio effettivo e stabile fra i poteri e nella fattispecie, fra il potere giudiziario, quello esecutivo e quello legislativo.

Semmai quello del legittimo impedimento, che tutela tutte le alte cariche dello Stato durante il loro mandato, non solo il Presidente del Consiglio, si è dimostrato un marchingegno giuridico frutto di un compromesso politico al ribasso.

L’Italia non deve correre il rischio di degenerare in una dittatura, ne’ politica, ne’ giudiziaria. Per questi motivi ritengo che il miglior modo per protestare contro questi referendum assurdi sia quello di non andare a votare.

(Fabio Filippi)
















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