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Profughi: inizia la seconda fase dell’accoglienza in Emilia-Romagna

“L’Emilia-Romagna accoglierà nuovi profughi la prossima settimana, nell’ambito dell’accordo nazionale cui hanno aderito tutte le Regioni per la gestione dell’emergenza libica”. L’assessore regionale alla Protezione civile Paola Gazzolo fa il punto in vista dei nuovi arrivi previsti in regione. “A completamento della prima fase dell’accoglienza, martedì riceveremo una cinquantina di persone e, sempre in settimana, avrà avvio la seconda fase del piano con nuovi arrivi, suddivisi in scaglioni di 50-100 profughi provenienti dai centri di prima accoglienza di Lampedusa, Manduria e Pozzallo”.

Il capo Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, in una riunione che si è tenuta a Roma con i soggetti attuatori delle Regioni, ha fatto il bilancio della prima fase del piano nazionale di accoglienza dei profughi. “Ad oggi in regione sono stati accolti 783 migranti provenienti dal Nord Africa”, spiega il Direttore dell’Agenzia regionale di Protezione civile Demetrio Egidi. “Con i nuovi arrivi previsti martedì si raggiungerà il numero di 838 assistiti, quota assegnata dal Dipartimento nazionale della Protezione civile all’Emilia-Romagna nell’ambito prima fase del piano di accoglienza che prevede 10 mila profughi in ambito nazionale. La seconda fase prevede l’assistenza ad ulteriori 838 persone”.

I profughi saranno accolti dalla Protezione civile regionale e assegnati alle Province in base ai criteri di proporzionalità per popolazione residente, secondo quanto stabilito dalla cabina di regia regionale.

Fino ad oggi l’Agenzia regionale di Protezione civile ha stipulato oltre 110 contratti con le strutture preposte alla gestione dell’accoglienza. “Le procedure organizzative, unanimamente condivise dalla cabina di regia regionale sulla base del principio dell’assistenza diffusa – sottolinea Gazzolo – hanno consentito finora la puntuale applicazione del piano nazionale di accoglienza grazie all’efficace coordinamento tra Regione, Province, Comuni, Questure e Prefetture, con il supporto del volontariato di protezione civile e della comunità religiosa e civile. Per dare risposte anche alla seconda fase sarà ora necessario allargare la platea dei Comuni e delle realtà regionali coinvolte, continuando a dare seguito ad una organizzazione paritaria che sin dalle sue premesse ha funzionato”.

In particolare Egidi spiega che sarà necessario “in primo luogo individuare indicativamente ulteriori 70 Comuni (almeno 8-9 per provincia) in cui reperire uno o due appartamenti da dedicare all’accoglienza dei nuovi profughi; in secondo luogo creare almeno tre centri logistici di assistenza provinciali di circa 80-100 posti da utilizzare come supporto per l’organizzazione dell’accoglienza diffusa. Occorre, infine, procedere con urgenza a reperire da parte delle amministrazioni provinciali strutture pubbliche, private, di proprietà della Curia ed eventualmente strutture militari dismesse. La verifica dell’utilizzo delle strutture individuate e dei relativi costi di allestimento – conclude il direttore – sarà in capo alla Protezione civile regionale”.
















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