martedì, 7 Maggio 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeReggio EmiliaGiuliano Razzoli incontra gli studenti reggiani





Giuliano Razzoli incontra gli studenti reggiani

Dopo il grande successo che ha avuto l’evento tra la medaglia d’oro olimpica Giuliano Razzoli e gli studenti delle scuole superiori reggiane dello scorso novembre, lo sciatore di Villa Minozzo ha incontrato nuovamente oggi i giovani per una chiacchierata sulla sua esperienza di campione olimpico.

“Nello sport come nella vita, non solo le vittorie, ma spesso più le sconfitte aiutano a imparare” ha detto Giuliano commentando gli alti e bassi di questa stagione chiusa peraltro con il primo posto a Lenzerheide, in Svizzera, dopo che l’anno scorso ha vinto l’oro olimpico a Vancouver, in Canada.

Al Parco Cervi di Reggio Emilia, vicino a piazza Fiume, si sono ritrovati cento studenti del liceo Moro, del Canossa e degli istituti Don Jodi e Filippo Re. L’incontro è stato una buona occasione di stimolo e di arricchimento a chiusura dell’anno scolastico. La Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Sonia Masini, ha chiesto a Razzoli di parlare del valore dello sport e dell’impegno. Sono stati presenti anche il vice-presidente della Provincia di Reggio Emilia, Pierluigi Saccardi, e l’assessore provinciale all’Istruzione, Ilenia Malavasi.

“Non capita spesso che una provincia possa vantare un campione olimpico – ha detto la Presidente Masini, salutando gli studenti – È la storia di un ragazzo che ha scelto di vivere in Appennino, che ha vinto e che ha perso. È un esempio di come si possa raggiungere un obiettivo se ci si crede con tutto se stesso: se assecondiamo le nostre inclinazioni, possiamo diventare campioni in quello che desideriamo”.

“Ho vissuto tante esperienze piene di soddisfazioni grazie allo sport – ha esordito Giuliano – Vincere è bello, ma è difficile rimanere ad alto livello, viste anche le attese riposte nei tuoi confronti. Quest’anno ho avuto un infortunio a inizio stagione, poi tra sfortuna ed errori sono riuscito alla fine a vincere l’ultimo slalom. Sono rimasto sempre tranquillo: so di aver lavorato a fondo e dato tutto quello che avevo, non avrei potuto fare di più”.

Tra gli studenti, mentre Damiano faceva il ritratto dello sciatore, una ragazza ha domandato cosa gli piacesse dell’Appennino. “Sono molto legato alla mia provincia, ci tengo a farlo sapere ai miei avversari e ad altri protagonisti del Circo Bianco – ha risposto Giuliano – Ci sono delle belle montagna, dove fa bene camminare. So che non è comodo spostarsi dalla città o dalla pianura per salire lassù, ma credo che meriti. Stare in Appennino è emozionante, farei fatica a passare un’intera giornata in città”.

Inevitabile che si toccasse la scelta di coniugare scuola e sport. “Per allenarmi facevo molte assenza, ma dovevo studiare per avere il diploma. Spesso capitava, una volta finita la stagione, che passassi aprile, maggio e giugno sui libri fino a notte fonda, per recuperare le molte volte che non ero andato a scuola e per essere promosso”. Giuliano ha confidato di aver “provato anche a frequentare l’università, ma ho visto che non avevo tempo per affrontarla nel modo migliore”.

Una ragazza ha incalzato chiedendo a cosa abbia dovuto rinunciare. “Alla fine sono più le soddisfazioni che le rinunce e i sacrifici – ha risposto Razzoli – Direi che non ho fatto una sola gita scolastica con i miei compagni, mi sono sempre alzato presto al mattino, i venerdì e sabato sera non sono mai uscito tanto spesso e comunque dovevo tornare a casa presto. Di vacanze ne ho fatte davvero poche. Vi confido, però, che ho sempre trovato il tempo di divertirmi con gli amici e che questa esperienza mi ha dato più di quello che mi ha tolto, è impagabile”.

Impagabile, nonostante gli ostacoli e l’ombra di un addio precoce allo sci. Ad un certo punto, ancora studente delle superiori, Giuliano si è dovuto fermare per colpa del mal di schiena. “Quando ho sentito questa storia ho pensato alla solidità dei reggiani, alla voglia di reagire nonostante le difficoltà, a quanto sia importante non abbattersi mai – ha commentato la Presidente Masini – È un esempio di come lavoro e impegno, sacrificio e passione, portano ad importanti traguardi, a differenza delle promesse di successi facili”.

È una storia fatta di caparbietà: “Per il mal di schiena stavo davvero per smettere di sciare, a 16 anni è dura resistere alla tentazione di rassegnarsi – racconta Giuliano – A scuola ero costretto a stare in piedi, non riuscendo a seguire le lezioni seduto. Mio padre mi ha fatto visitare da una trentina di medici. Mi ci portava in macchina, e per tutto il viaggio stavo sdraiato”. Mettere gli sci ai piedi sembrava un lontano ricordo, poi “grazie all’insistenza, mio padre mi ha convito ad andare dall’ultimo medico, una dottoressa che, destino ha voluto, mi ha rimesso a posto. Così, piano piano, ho ricominciato ad allenarmi, fino ad essere chiamato nella squadra nazionale: il sostegno della famiglia è stato decisivo”.

Intanto, tra gli studenti è cresciuto l’equivoco se Giuliano Razzoli avesse mai lavorato, finché una studentessa ha vinto il timore e lo ha domandato. “Beh, il mio lavoro è sciare, lo faccio per l’esercito italiano. Mi piace e mi ritengo fortunato, ma non è proprio un lavoro facile – ha detto sorridendo il campione reggiano – Vi posso raccontare una storia. Dopo il diploma, alla fine della stagione sciistica, in primavera mio padre aveva bisogno di un aiuto nella sua officina metalmeccanica, non avendo in quel periodo un operaio che lo affiancasse. Mi ha chiesto di farlo, e per un mese ho lavorato con lui ogni giorno, mentre alla sera dovevo comunque allenarmi. Per questo mio padre dice che ho vinto le Olimpiadi anche grazie al lavoro di carpentiere”.
















Ultime notizie