“E’ stato avviato un percorso positivo – sottolinea il Presidente di Confagricoltura Lorenzo Melioli – che deve concludersi rapidamente, dando certezze al rapporto tra attività agricola e ambiente”. Secondo Confagricoltura la direttiva nitrati, scritta 20 anni fa, deve essere ripensata e con essa va rivista la mappa dei terreni “vulnerabili” sottoposti a vincolo.
“Il tema nitrati è tra le prime preoccupazioni degli agricoltori e degli allevatori reggiani. Va affrontato e risolto definitivamente. E’ in gioco il futuro dei nostri allevamenti bovini e suini”. Commenta Melioli in merito alla recenti decisioni della Conferenza Stato-Regioni sulla “direttiva nitrati”.
Il prossimo 17 maggio l’unione europea dovrà esprimersi sulla richiesta di deroga ai limiti per lo spandimento di azoto.
“Come è stato ribadito in varie occasioni da Confagricoltura – ricorda Melioli – occorre garantire un sistema che misuri anche le altre fonti di inquinamento, come ad esempio quella civile.” Gli oneri amministrativi e gestionali connessi all’applicazione delle regole attuali, ad avviso di Confagricoltura, sono troppo alti per le imprese agricole e zootecniche e spesso sono calati dall’alto senza i necessari approfondimenti sul piano dei reali effetti sull’ambiente.
Nonostante in Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Piemonte e Veneto sia presente oltre il 70% del bestiame allevato in Italia, l’89% delle acque sotterranee della pianura padana ha una concentrazione media di nitrati inferiore a 50 mg / litro (limite di potabilità) e il 63% delle acque ha una concentrazione addirittura inferiore a 25 mg / litro.
“Occorre riflettere su dati come questi – conclude il presidente di Confagricoltura – per evitare che le cause della presenza di nitrati nelle acque siano attribuite ingiustamente e totalmente al settore agricolo e si concentrino su di esso tutti gli aggravi normativi e tecnici”.