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Mafia, solidarietà del Consiglio provinciale modenese a don Boschini

Solidarietà a Davide Cerullo, autore della mostra “Scampia, volti che interrogano”, e a don Paolo Boschini, parroco della chiesa della Beata Vergine Addolorata di Modena, dove la mostra era esposta, per i gravi atti di minaccia di cui sono stati vittima è stata espressa mercoledì 4 maggio dal Consiglio provinciale approvando all’unanimità un ordine del giorno sottoscritto da tutti i gruppi. Illustrando il documento Elena Gazzotti (Pd) ha sottolineato, inoltre, la richiesta agli organi competenti «di svolgere tutte le necessarie azioni di indagine e di attivare un programma di protezione per chi ha subito le minacce».

Al termine del dibattito, il presidente Demos Malavasi, a nome del Consiglio, ha accettato la proposta di Dante Mazzi (Pdl) di verificare la possibilità di ospitare la mostra di Cerullo nella sede della Provincia in occasione del Consiglio straordinario sulla lotta alle mafie, in programma per mercoledì 18 maggio, al quale saranno invitati anche don Boschini e il sindaco di Bomporto. I consiglieri si sono inoltre impegnati a donare un gettone di presenza per contribuire alle spese di ripristino dei pannelli della mostra che sono stati danneggiati.

Secondo Dante Mazzi (Pdl) a questi gesti bisogna rispondere con azioni concrete: «La mostra è stata colpita perché ha dato fastidio e quindi la risposta giusta è reiterarla, renderla itinerante per far capire che quell’iniziativa non è sostenuta solo da don Boschini ma da tutta la comunità modenese». Per Luca Gozzoli (Pd), inoltre, queste «aggressioni mirate mettono alla prova la nostra capacità di reagire. Se ci mostriamo molli e indifferenti, rischiamo di non riuscire più a tenere insieme un tessuto sociale faticosamente costruito . La risposta di Modena è stata tardiva ma per fortuna poi è arrivata. E ora è necessario sostenere anche il sindaco di Bomporto nella sua battaglia per non avere un confinato nella sua piccola comunità».

Nella presentazione Elena Gazzotti aveva definito «inaccettabili questi gesti di intimidazione, tanto più quando colpiscono una persona che ha deciso di cambiare vita e di farsi testimone della legalità». Anche per Fabio Vicenzi (Udc) la vicenda «è particolarmente grave perché colpisce una persona che ha pagato per le proprie responsabilità ed è diventata il simbolo positivo che uscire dalla camorra si può». Fausto Cigni (Pd) ha sottolineato il «fatto inaudito a Modena di uno sfregio avvenuto in un luogo sacro» e la necessità «di chiedere al Prefetto di dare la scorta al parroco», mentre per Bruno Rinaldi (Pdl), che ha proposto di conservare le foto danneggiate come testimonianza, è fondamentale «recuperare la capacità di scandalizzarsi».

Per Sergio Pederzini (Idv) è il momento «di tenere altissima la guardia perché con questo atto la malavita è uscita allo scoperto e si è mostrata ai modenesi che finora hanno pensato che il nostro territorio nel fosse immune». Anche per Luca Ghelfi (Pdl) il gesto compiuto nella parrocchia modenese «è la cartina di tornasole di una realtà dove la camorra non si limita più a fare affari in silenzio ma alza la testa e attacca i più deboli con un effetto simbolico devastante». Patrizia Cuzzani (Idv) ha affermato che solo una «società forte, nella quale si insegna il rispetto delle regole, può contrastare una camorra crudele con i deboli e debole con i forti» e Mauro Sighinolfi (Pdl) ha annunciato, «come segnale da raccogliere anche da parte nostra» che la Regione ha approvato una legge contro le infiltrazioni mafiose.

















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