“Adesso basta! Vogliamo una politica economica e sociale diversa. Vogliamo più welfare, lavoro di qualità per i giovani e stop precarietà. Basta ai contratti separati!”. Così il segretario della Cgil di Modena Donato Pivanti ha presentato stamattina in conferenza stampa insieme agli altri componenti della segreteria Cgil Vanni Ficcarelli, Tania Scacchetti e Fiorella Prodi, le ragioni dello sciopero generale nazionale del 6 maggio.
Ancora una volta la Cgil si mobilita da sola. Da quando è iniziata la crisi sono state diverse le manifestazioni e le iniziative di lotta messe in campo dal sindacato per chiedere sostegno alla domanda interna, rilancio dei consumi, un vero piano industriale per il Paese, riduzione della tassazione subito per lavoro dipendente e pensioni, rilancio degli investimenti per scuola, ricerca, innovazione, per gli ammortizzatori sociali e per un vero piano di edilizia pubblica.
“E invece il Governo cosa ha fatto da 3 anni a questa parte?” ha detto Pivanti. “Ha tagliato su scuola e università, e con i tagli sono a rischio nei prossimi anni 100.000 precari della scuola e un elevato numero di precari della pubblicazione amministrazione, si taglia sul welfare, formazione e saperi e si mettono a rischio le prestazioni sociali indispensabili per la coesione sociale. Ogni anno – ha aggiunto il segretario della Cgil – 20.000 tra ingegneri e ricercatori se ne vanno all’estero”.
“Volete, fra i tanti, un esempio della mancata politica economica del Governo? Il taglio agli incentivi per chi investe in energie rinnovabili. La Flor Gres aveva deciso di bonificare 25.000 m/q ricoperti di eternit e sostituirli con un parco fotovoltaico di pari dimensioni. Con lo stop agli incentivi, anche l’investimento dell’azienda è fermo!”.
Come si recuperano i soldi per le politiche economiche, l’estensione degli ammortizzatori sociali, la stabilizzazione dei precari? Con la tassazione delle rendite finanziarie, portando l’attuale aliquota sulle transazioni dal 12,5% (la tassazione sul reddito da lavoro e pensioni parte dall’aliquota al 23%) al 20-25% come negli altri Paesi europei. “Faccio notare – ha detto il segretario Pivanti – che a Modena negli ultimi anni diverse famiglie hanno venduto per intero o parte delle società, realizzando un capitale di circa 6-8 miliardi di euro e pagando solo il 12,5%”. Inoltre gran parte dei capitali realizati sono stati investiti in attività immobiliari o iniziative prettamente finanziarie. Oltre a ciò la Cgil vuole tassare i grandi patrimoni (oltre gli 800.000 euro netti) ricordando che il il 10% della popolazione detiene in Italia il 47% della ricchezza nazionale. Le risorse così recuperate andrebbero per lo sviluppo, per ridurre le tasse su lavoro e pensioni, estendere gli ammortizzatori sociali, condizioni fondamentali per il lavoro e per la riduzione del debito pubblico, “perché – ha detto Pivanti – ci aspetta già nel 2011-12 una manovra correttiva di 10 miliardi di euro e nel 2013 una manovra lacrime e sangue da 47 miliardi di euro e senza risorse si tradurrà di nuovo in tagli alla spesa pubblica e quindi al welfare, ai servizi, all’occupazione”.
“In questo senso lo sciopero del 6 maggio è politico: perché vogliamo un modello sociale alternativo” ha detto il segretario Cgil che fra le ragioni dello sciopero enumera anche lo stop ai contratti separati (quello dei metalmeccanici, del pubblico impiego, del commercio, e di questi giorni anche dell’ortofrutta), il rifiuto di relazioni sindacali come quelle imposte da Marchionne in Fiat che escludono il dissenso, cacciano fuori dalle fabbriche i sindacati che non sono d’accordo, negando il diritto alla rappresentanza sindacale sancito dalla Costituzione”.
Proprio per superare la stagione degli accordi separati (dove il Governo e Confindustria hanno giocato a dividere i Sindacati), la Cgil ha avanzato la propria proposta sulla democrazia sindacale basata su certificazione delle tessere, estensione delle Rsu in tutti i luoghi di lavoro, il voto dei lavoratori prima e dopo l’intesa soprattutto in caso di dissenso fra sindacati. Rilanciare la democrazia nei luoghi di lavoro significa difendere la democrazia nel Paese.
Lo sciopero del 6 maggio è anche per dire no alla Bossi/Fini che nega i diritti di cittadinanza agli immigrati, alimenta la clandestinità in caso di perdita di lavoro, condizione questa che apre gli spazi per lo sfruttamento illegale, l’evasione fiscale e contributiva e l’inserimento della malavita nell’economia. Uno sciopero per dare speranze ai giovani: anche a Modena la disoccupazione giovanile si attesta sui livelli nazionali del 28-29%, e il tasso di disoccupazione è salito ad un inedito 9% a fronte di un tasso stabile dal dopoguerra del 2,5%.
“Per questi motivi il 6 maggio svuotiamo le fabbriche, gli uffici, le scuole, gli ospedali e riempiamo le piazze” è l’appello della segreteria Cgil.
“Se ci 6 non resti solo” recita lo slogan dello sciopero. Venerdì mattina due cortei partiranno alle ore 9 dal piazzale della Maserati e da quello davanti alla Prefettura. Cortei per le vie del centro storico e comizio alle ore 11 in piazza Grande di Enrico Panini della segreteria nazionale Cgil. A seguire concerto di Cisco.
Sta arrivando in queste ore il sostegno dei partiti politici e degli amministratori locali che la Cgil ha contatto nelle scorse settimane. Fra i primi attestati di solidarietà e adesioni, quelli di Sel, Idv e Prc, dei sindaci del Comune di Modena e dell’Unione Comuni Area Nord (ad esclusione di Finale Emilia dove si vota per le amministrative). Diversi sindaci hanno detto che parteciperanno personalmente alla manifestazione.