Guardando nello specchietto retrovisore nella maggior parte dei casi s’intravede un cielo plumbeo che da tempo nasconde i raggi del sole ed anche guardando avanti le nuvole restano decisamente dense. Oltre la metà, il 56%, dei titolari delle 255 imprese del centro storico del commercio, dei servizi e dell’artigianato intervistate da Confesercenti Modena segnala infatti di avere dovuto sopportare, nel 2010 rispetto al 2009, il calo del proprio fatturato. Un dato negativo, ormai acquisito, che si somma all’incertezza per quanto accadrà nel futuro prossimo, dato che ben il 43% degli intervistati prevede un ulteriore calo del volume d’affari e solo il 15% ritiene di potere registrare un incremento.
Sono questi alcuni dei dati, prevalentemente negativi, elaborati dall’Associazione a seguito dell’indagine “a tappeto” che ha coinvolto alcune centinaia di piccoli imprenditori che lavorano nel cuore della città. “Dopo avere presentato nei giorni scorsi i giudizi, spesso particolarmente critici, sull’accessibilità al centro storico e sulla promozione dell’area, ora focalizziamo l’attenzione su quanto emerso dalla seconda parte del questionario, dedicata all’andamento economico, alle attese per il futuro prossimo e all’analisi dei comportamenti della clientela e degli ostacoli maggiori che s’incontrano nello svolgimento dell’attività d’impresa. La fotografia che ci restituisce l’indagine conferma che gran parte del commercio continua ad attraversare un periodo decisamente faticoso” spiega Fulgenzio Brevini, responsabile sindacale e segretario per la città di Confesercenti, che ha curato l’indagine con la collega Rosanna Spinelli.
Si tratta di un quadro complessivo allineato con l’ultima indagine flash dell’ISTAT sulla fiducia dei consumatori, che risulta essere ancora in calo, con picchi negativi rispetto alle prospettive future, alle condizioni del bilancio familiare e, più in generale, allo stato di salute dell’economia italiana. “Il confronto con quanto evidenziato dalla nostra indagine, purtroppo, non fa che confermare, che non siamo di fronte ad una semplice sensazione, o a un eccesso di pessimismo degli operatori, come dimostra anche il fatto che il calo di fiducia più marcato l’ISTAT lo registra nella zona geografica di cui fa parte anche l’Emilia-Romagna”, prosegue Brevini.
Occupazione: previsioni
Di fronte a tanti segni negativi appare meno critica, almeno a una prima analisi, la situazione degli occupati. Guardando al 2011, la maggioranza degli imprenditori, il 70%, prevede di mantenere inalterato il numero di collaboratori, il 20% una diminuzione e il restante 10% un incremento. Anche per l’anno in corso è difficile perciò immaginare che a consuntivo il numero dei lavoratori possa crescere.
“È evidente che ci troviamo di fronte ad uno scenario che continua ad essere molto severo per il piccolo commercio e che il rischio di rimanere in posizioni di marginalità esiste. Per questo ci pare necessaria una riflessione anche sulla futura programmazione commerciale che non potrà ispirarsi a una ulteriore crescita e dovrà invece puntare ad una razionalizzazione se non ad un vero e proprio contenimento. Per questo ancora una volta ribadiamo la necessità di favorire la riqualificazione, l’innovazione e il consolidamento della rete commerciale esistente, individuando come ordine di priorità il centro storico, i centri di vicinato e il commercio di prossimità, prima ancora di immettere sul mercato strutture, come ad esempio il centro commerciale di Via Morandi, che possono provocare pesanti contraccolpi su tante piccole e piccolissime imprese commerciali del settore extralimentare della città. Resta difficile comprendere come si possa sostenere che vi sia una consistente evasione dei consumi (acquisti effettuati fuori provincia da persone residenti in provincia di Modena), quando questa nel 2005 era pari al 2% e in quell’anno la ricchezza prodotta era superiore a quella attuale e il clima di fiducia era decisamente migliore” conclude il segretario cittadino di Confesercenti Fulgenzio Brevini.
Clientela: andamento e abitudini
Le difficoltà e le preoccupazioni avanzate dagli imprenditori trovano riscontro anche sul fronte della clientela, con dati che specularmente rispecchiano una situazione di prevalente difficoltà. Solo il 14% infatti ha visto nel 2010 un incremento (parla di calo il 55% e di stabilità il 26%), se poi si guarda all’anno in corso le previsioni sono ancora meno rosee dato che a pensare di ottenere un incremento della clientela è solo il 12% (teme un ulteriore contrazione il 39% mentre il 44% pensa che la situazione rimarrà stabile).
Il questionario ha poi permesso di monitorare alcune tendenze dei consumatori. Tra i dati più rilevanti, emerge che a spingere a fare acquisti in centro storico vi è prima di tutto il desiderio di trovare le ultime novità, fattore che è strettamente collegato alla varietà dell’offerta e alla competenza degli operatori. “Si tratta, crediamo, del riconoscimento da parte della clientela dell’esistenza di un mix di peculiarità che ancora caratterizza e rende attraente l’offerta di opera nel cuore cittadino” sottolinea la curatrice dell’indagine Rosanna Spinelli. Sempre con riferimento ai comportamenti dei consumatori, dall’indagine emerge anche una progressiva e generalizzata tendenza a ridurre il tempo dedicato alla ricerca prima e all’acquisto poi del prodotto o del servizio.
Azioni di promozione poste in essere per promuovere la propria attività
Confesercenti ha poi cercato di misurare quali canali di comunicazione sono utilizzati dalle piccole imprese del commercio e dei servizi presenti in centro storico, concentrando in particolare l’attenzione su affissioni, radio e televisione, premi e concorsi, partecipazione a fiere, marketing diretto, rete internet. Il ricorso ad almeno uno dei canali citati riguarda il 25% degli intervistati, con alcune differenze che meritano una sottolineatura: mentre la partecipazione a fiere, il ricorso alla radio, alla televisione e alle affissioni appare in leggero calo, aumenta l’attenzione per il marketing diretto, che si traduce essenzialmente nella creazione di newsletter inviate via posta elettronica e per il web – sito, e-commerce, social network – coinvolge circa il 30% degli intervistati.
Maggiori difficoltà da affrontare nei prossimi mesi
Fatto salvo quanto determinato da una congiuntura economica che resta negativa e quindi penalizzante per i consumi, si è anche cercato di indagare quali saranno le maggiori difficoltà che dovranno affrontare le imprese. In questo caso il fattore che decisamente preoccupa di più è l’aumento dei costi fissi: ben il 90% lo cita come fonte di forte preoccupazione, mentre si fermano al terzo posto, dopo il timore riferito ai costi burocratici e amministrativi, le possibili difficoltà legate all’accesso al credito (23% delle risposte).
Il campione: intervistate oltre la metà delle aziende presenti in Centro Storico
L’indagine ha interessato oltre la metà delle attività presenti in Centro Storico (quelle censite sono circa 600) ed anche per questo è particolarmente probante. A essere contattate sono state 360 imprese, 255 delle quali hanno risposto al questionario. Si tratta d’imprese che operano prevalentemente nel commercio, 81%, quindi i pubblici esercizi, 10%, l’artigianato, 6% e, infine, i servizi, con il 3%. Rispetto alla natura giuridica, la ditta individuale (41,6%) è la più presente. Subito dopo le Società in nome collettivo (23,9%); le Srl, le società di capitale più snelle, arrivano al 20,4% del totale; assolutamente marginale è la presenza di Società per Azioni, pari al 2% e di Società in accomandita semplice (1,6%). Sul fronte del numero degli occupati, prevalgono le piccole e piccolissime aziende: il 26% non ha nessun dipendente, il 17% arriva a un collaboratore, l’11% a due, l’8% a tre, il 6% a quattro, solo il 5% va dai 5 ai 7 dipendenti.