Si presenta quasi come una corsa ad ostacoli l’entrata nel mondo del lavoro per i giovani: dai contratti temporanei all’impiego fisso, a volte passano anni. Ancora più difficile è il percorso per chi è determinato a lavorare autonomamente. Burocrazia e pressione fiscale, unitamente alla crisi, non agevolano di certo chi vorrebbe mettersi in proprio: cartina di tornasole di quanto sia complesso fare impresa in Italia, in particolare per i giovani, è il netto calo tra le fila dell’imprenditoria giovanile. Un aspetto, confermato anche dall’ultima indagine di INFOCAMERE, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane: nel mondo imprenditoriale la forbice tra under 30 e anziani, si è notevolmente allargata. Sono infatti poco meno del 7% in Italia i titolari d’azienda al di sotto dei 30 anni, mentre ben di più gli over 70.
“Ma è sul dato modenese che occorrerebbe riflettere – dichiara Simone Testa, portavoce del G. I. 11, il Coordinamento dei Giovani Imprenditori che raccoglie i rappresentanti di tutte le associazioni imprenditoriali locali – La percentuale di imprese condotte da persone che non superano i 30 anni è ben al di sotto della media nazionale. C’è dunque la necessità di sostenere e riportare la voglia di fare impresa tra i giovani; impegno che dovrebbe trovare anche il sostegno delle istituzioni”.
L’impressione che emerge dall’indagine condotta da INFOCAMERE sul fronte imprenditoriale pare confermare le difficoltà dei giovani a diventare imprenditori. In 5 anni i titolari di imprese individuali con meno di 30 anni si sono ridotti di oltre il 15,8%, arrivando ad essere appena il 6,9% del totale (nel 2005 erano 7,9%), mentre è aumentata la quota degli imprenditori con più di 70 anni, oggi all’8,8% quando nel 2005 erano all’8,5%. Guardando al dato modenese, il dato relativo agli under 30 alla guida di imprese è ben al di sotto della media nazionale: solo il 4,6%, pari a poco più di 6 mila aziende, inserendo anche i titolari di nazionalità extra UE. Per contro le imprese guidate da ultra settantenni a Modena sono 11.320 e rappresentano l’8,6% del totale di quelle operanti nella nostra provincia. I settori economici in cui i giovani sono più attivi sul territorio sono quello dei “servizi alle imprese” con il 65,6% e quello del “turismo e ristorazione” con il 65,4%. Difficile invece la situazione in agricoltura che registra il numero più basso di imprenditori giovani: solo il 29,2%.
“L’analisi di questi dati – sottolinea Testa – ci consegna una chiara diagnosi di invecchiamento della classe imprenditoriale modenese, che non può non stimolare riflessioni critiche circa le prospettive della nostra imprenditoria. Siamo ben cosci che ci sia rimasto poco da inventare. Ma lo siamo altrettanto nell’affermare che da rivoluzionare, migliorare, saper cogliere e ricostruire ci sono, ancora tantissime opportunità. Quello che è stato fatto in passato sul territorio è stato importante a livello imprenditoriale, così come quello che tra tante difficoltà stiamo facendo. È pur vero però che se oggi un giovane desidera lavorare autonomamente a quali modelli potrebbe ispirarsi? Per questo diventa fondamentale ciò che saremo in grado di fare e programmare per i prossimi anni, per cercare di fare emergere i giovani e il vero talento. Siamo d’accordo che occorre essere predisposti, avere un atteggiamento innovativo e saper creare le circostanze, che i problemi non mancano, e che la crisi li ha ulteriormente aggravati. Di sicuro però creare le condizioni, offrire imput nuovi in grado di rilanciare l’imprenditoria modenese, aiuterebbe anche i giovani. Se poi si arrivasse ad avere imprenditori di prima generazione di 22-25 anni, anche il ragazzo di 19, sarebbe più motivato a mettersi in gioco. C’è quindi da parte nostra tutta la disponibilità nell’offrirci come punto di riferimento e di supporto a chi vuole lavorare autonomamente – conclude Testa, evidenziando le finalità del G. I. 11 – Debbono impegnarsi però anche le istituzioni: sia locali che regionali. Per riportare la voglia di fare impresa tra i giovani, per dare loro una speranza di crescita, innovativa e diversa dal posto fisso”.