Continua con la solita premeditazione e puntualità l’attacco alla scuola pubblica da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e di tutto il suo Governo.
Il Documento di economia e finanza (Def), approvato da pochi giorni alla Camera ed ora in discussione al Senato, mette nero su bianco le ulteriori riduzioni per l’istruzione statale. Non bastano gli ultimi tagli che si abbatteranno sulle nostre scuole nel prossimo anno scolastico, quando sarà portata a termine la sciagurata riforma Gelmini per arrivare, complessivamente, alla riduzione di 87 mila cattedre e di 42 mila posti di personale Ata. Nella nostra provincia, da settembre, ci saranno 126 docenti in meno.
A causa dei tagli le nostre scuole sono state sottoposte a difficoltà quotidiane, sono già al limite degli organici e con classi molto numerose, le cui medie, in merito alla presenza di alunni, sono tra più elevate in Europa. Tuttavia, il Governo ha deciso di ridurre ulteriormente ed in modo significativo la spesa per l’istruzione, “per effetto delle misure di contenimento della spesa per il personale, a cui segue un andamento gradualmente decrescente nel trentennio successivo, dovuto alla riduzione strutturale della popolazione scolastica”.
Significa che ci saranno stipendi più leggeri per gli insegnanti, meno spesa per scuola ed università, meno popolazione scolastica a carico dello stato a favore delle scuole private.
Non so di quali studi sia in possesso il ministro Tremonti, ma negli ultimi anni, nonostante il calo delle nascite, la popolazione scolastica è cresciuta costantemente tanto in Italia quanto a Reggio Emilia, sia per la presenza di alunni stranieri, sia per i tanti progetti contro la dispersione scolastica. Ci dobbiamo aspettare, dunque, un calo degli alunni stranieri?
Anche questa domanda trova elementi contrastanti nel Def 2011. Per rientrare dal colossale debito pubblico e far crescere l’economia reale, con tassi tra il 1.5-2%, è previsto in entrata un flusso medio annuo di almeno 300 mila persone straniere, indispensabili per sostenere e far crescere la produttività e l’occupazione.
Senza immigrati, di cui il documento dimostra un bisogno strutturale nel nostro paese, non sono previsti né crescita, né rientro dal debito.
Questi dati si trovano esplicitati in una nota del documento (nr. 25, pag. 74), che rende imbarazzante la posizione ondivaga di questo Governo in tema di immigrazione e che, forse, è passata inosservata sotto gli occhi poco attenti della Lega, che gestisce la politica migratoria con false illusioni per i suoi elettori.
Nel Def la quota del Pil impegnata per l’Istruzione passerà dall’attuale 4.2% al 3.7% nel 2015 ed al 3.4 % nel 2025, con pesanti conseguenze per il personale della scuola, che non vedrà contratti almeno fino al 2013 e avrà gli scatti congelati per un triennio.
È normale preoccuparsi ed è necessario che i cittadini conoscano queste scelte pesanti del Governo, nonostante gli obiettivi europei prefissati per il 2020 siano di triplicare i diplomati ed i laureati e dimezzare il tasso di dispersione scolastica. In merito, la Commissaria UE Androulla Vassiliou ha ricordato a tutti gli Stati membri quanto sia sbagliato, soprattutto in un periodo di crisi come questo, tagliare gli investimenti sull’istruzione.
Il Governo, invece, continua a tagliare, mentre noi continuiamo a difendere la scuola perché siamo sempre più convinti che quella pubblica possa educare i nostri ragazzi al pensiero libero e critico, trasmettere loro valori condivisi per vivere come cittadini, fornendo al tempo stesso quelle competenze indispensabili per affrontare le sfide della globalizzazione.
Credo sia ora di smetterla di cercare risorse nella scuola pubblica per risanare i conti dello Stato. Credo che sia ora di preoccuparsi del futuro dei nostri ragazzi come unico investimento possibile per salvare l’Italia.
(Ilenia Malavasi, Assessore all’Istruzione della Provincia di Reggio Emilia)