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Agricoltura, la Regione lancia un “codice” volontario di buone prassi commerciali per i prodotti tipici dell’Emilia-Romagna

“Ci sono prodotti agroalimentari che, oltre a costituire l’identità di un territorio, ne alimentano le qualità intrinseche: rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali, biodiversità agricola, diritti dei lavoratori dipendenti, legalità, correttezza dei rapporti economici, equa ripartizione della ricchezza prodotta. Sono valori che vanno conosciuti e resi riconoscibili al consumatore, affinché con il loro acquisto si valorizzi il loro apporto alla qualità della vita dei nostri territori”. Così ha spiegato oggi l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni durante la presentazione alla stampa del “codice” volontario di buone prassi commerciali per i prodotti tipici dell’Emilia-Romagna.

In Emilia-Romagna buona parte della produzione agroalimentare risponde a caratteristiche di qualità: sono le produzioni biologiche o a minimo impiego di sostanze chimiche (produzione integrata), i prodotti DOP e IGP, i vini DOC, quelli delle zone di montagna, i prodotti della biodiversità a rischio di estinzione. Da queste considerazioni parte la proposta che l’Assessorato regionale all’agricoltura al mondo della grande distribuzione, per promuovere un’agricoltura che sia sempre più anche motore di uno sviluppo sostenibile ed equilibrato per il territorio: un “codice volontario di buone prassi”, in base al quale non solo regolare i propri comportamenti, ma anche selezionare le imprese fornitrici, con la possibilità di richiedere l’utilizzo del logo della Regione.

Il “codice volontario di buone prassi”, approvato dalla Giunta regionale nei giorni scorsi e che ora viene proposto alle imprese di distribuzione per l’adesione ed una prima sperimentazione di un anno, ci parla di qualità dei prodotti e valorizzazione delle produzioni locali; rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali; tutela della salute e dei diritti dei lavoratori; legalità e responsabilità sociale dell’impresa. Ma anche di contratti scritti tra l’impresa distributrice e i propri fornitori, rispetto dei termini di pagamento.

Cosa prevedono le Buone prassi della Regione

Rispetto dell’ambiente, salubrità e qualità dei prodotti, tutela dei lavoratori, ma anche regole per favorire un’equa ripartizione del valore lungo l’intera filiera agroalimentare e una ricaduta positiva sullo sviluppo sostenibile e sul benessere economico-sociale locale.

Ecco in breve cosa prevedono le buone prassi della Regione

Qualità dei prodotti. Aderendo al codice di buone prassi della Regione, l’impresa distributrice si impegna a privilegiare nei propri approvvigionamenti i prodotti che superano i requisiti di qualità previsti per legge, che adottano tecniche di produzione integrata, no ogm e nel rispetto del benessere degli animali. Si impegna anche a valorizzare il biologico, i prodotti a marchio dop e igp e quelle produzioni locali, che più di altre possono avere una ricaduta economica e sociale positiva sul territorio, in particolare nelle zone svantaggiate e di montagna.

Tutela dell’ambiente. L’impresa distributrice non solo rispetta le norme in materia di ambiente ma stipula contratti di fornitura con aziende agricole e industriali che a loro volta fanno altrettanto.

Tutela della salute e dei diritti dei lavoratori. Anche in questo caso il rispetto delle norme in materia di tutela della salute e dei diritti dei lavoratori riguarda l’impresa di distribuzione sia direttamente che nei suoi rapporti con le imprese fornitrici. In particolare queste ultime non devono utilizzare lavoro irregolare o minorile.

Contratti scritti. L’impresa distributrice si impegna a stabilire con i propri fornitori regole scritte che individuino espressamente il prezzo del prodotto acquistato o le condizioni in base al quale è definito.

Termini di pagamento. L’impresa distributrice rispetta i termini di pagamento fissati dal contratto o previsti per legge.

Il marchio-logo della Regione. Con il progetto “Buone prassi di filiera” la Regione non punta dunque a promuovere solo singoli prodotti ma buone pratiche commerciali, produttive e sociali. E lo fa individuando nel mondo della distribuzione il proprio interlocutore privilegiato, per il ruolo fondamentale che esso può svolgere nella selezione di aziende produttrici “virtuose”, e come tramite diretto con il consumatore.

L’adesione al codice di buone prassi è volontaria, può riguardare singoli prodotti e intere filiere e deve essere definita all’interno di un accordo o contratto di fornitura tra l’impresa di produzione e quella di distribuzione conforme alle “buone prassi di filiera”. Per rafforzare il proprio impegno e renderlo più immediatamente riconoscibile ai consumatori, i contraenti potranno richiedere di avvalersi del logo della Regione Emilia-Romagna nel materiale comunicativo.

















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