«Se ci fossero le condizioni, la cooperazione sarebbe disponibile a partecipare a programmi di riqualificazione di vecchi edifici, limitando così il consumo di territorio». Lo ha dichiarato Antonio Finelli, presidente di Unicapi (la maggiore cooperativa modenese d’abitazione a proprietà indivisa) all’assemblea dei soci che ha approvato con cinque astensioni e nessun voto contrario il bilancio consuntivo 2010 della cooperativa.Intervenendo nel dibattito sul futuro urbanistico di Modena, Finelli ha affermato che «L’esistente si può recuperare, ma è molto costoso e sicuramente senza finanziamenti pubblici non è pensabile che possa essere trasformato in edilizia sociale, di cui c’è bisogno. L’unica strada è la collaborazione tra pubblico e privato, come sta avvenendo a S. Felice sul Panaro, Camposanto e, speriamo, presto anche a Concordia e Medolla. Si tratta di esperienze che vedono la cooperazione parte attiva nel recupero edilizio, potenziamento dei servizi pubblici e miglioramento della viabilità».
Sulle nuove costruzioni il presidente di Unicapi concorda con l’assessore Sitta sul fatto che non si devono occupare nuove aree di espansione, ma occorre completare quelle previste nel Piano regolatore, soprattutto dove sono previsti interventi Peep, gli unici che, anche senza finanziamenti pubblici, possono consentire la nascita di alloggi per le classi meno abbienti. Tornando al bilancio, Unicapi ha chiuso il 2010 con un utile di esercizio di quasi 950 mila euro, superiore a quello dell’anno precedente e ottenuto senza aumentare i canoni. Tremila soci, un patrimonio immobiliare di 900 alloggi distribuiti tra Modena e tredici Comuni della provincia, Unicapi vuole diventare sempre più “cooperativa di abitanti”.
«La nostra mission è assicurare ai cittadini l’uso di un bene primario come la casa, fornendo servizi e assistenza. I nostri soci non si limitano ad abitare alloggi, ma – ha concluso Finelli – costituiscono delle vere e proprie comunità solidali».