Afferma a più riprese di essere venuto soprattutto per ascoltare ed imparare, il nuovo Ministro delle Politiche agricole on. Francesco Saverio Romano,tuttavia in un discorso di fronte ad una folla di allevatori e rappresentanti di settore e delle istituzioni dove prevale una visione generale dei problemi agricoli, tenuto nello spazio Anas (Associazione nazionale allevatori suini) all’interno dei padiglioni delle Fiere di Reggio Emilia dove è in corso (14/16 aprile) la 51esima edizione della Rassegna Suinicola Internazionale, non mancano alcune affermazioni importanti.La prima discende direttamente dalla visione “generale” di cui si diceva, quindi il Ministro pensa che è necessario programmare una politica agricola così come una politica settoriale per la suinicoltura, non pensando solo alle emergenze ma collocando queste appunto in un disegno politico organico; per questo butta lì un accenno a possibili “stati generali” dell’agricoltura, in grado di far convivere tra di loro le diverse esigenze ed icontrapposti interessi che animano i diversi segmenti delle filiere agricolo-alimentari (produttori, trasformatori, distributori). Affermazione importante del Ministro è stata definire “strategico” il settore agroalimentare, del resto secondo in Italia per contributo al prodotto interno.
Nello specifico di quanto interessava ai presenti, quindi il settore suinicolo, il Ministro Romano ha detto sì ad un Piano di settore da elaborare ad un tavolo cui far partecipare appunto i diversi soggetti che lo compongono, in questo modo rispondendo indirettamente all’invito che l’Assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna Rabboni aveva lanciato il giorno precedente inaugurando la Rassegna. Ad una specifica domanda dei giornalisti, il Ministro si è detto convinto della necessità di un rapporto di collaborazione tra le diverse istituzioni, rafforzando poi il concetto durante l’intervento pubblico: ha attribuito al decentramento regionale delle politiche agricole il fatto di non avere più una voce unica sul piano nazionale ed in Europa, attribuendo però la responsabilità non alla regionalizzazione in sé, ma alla mancanza di un disegno unitario elaborato e concretizzato da tutti i soggetti economici ed istituzionali, con questo assolvendo almeno in parte la politica nazionale ed i Governi cui spesso si addebita scarsa o nulla attenzione nei confronti dell’agricoltura.
Un ruolo importante il Ministro Romano attribuisce alle politiche per aumentare e valorizzare la qualità delle produzioni, ed in questo ambito all’etichettatura dei prodotti. In particolare pensa che si possa procedere con rapidità ad istituire un’etichetta per le carni suine, dato che l’Unione europea sul versante delle carni non ha obiezioni, mentre –reduce del primo Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura da quando è in carica- segnala l’ostilità di molti Paesi europei ad un discorso più generale di etichettatura d’origine delle produzioni agricole.
Un altro sì importante il Ministro ha pronunciato rispetto all’ipotesi, al centro anche della Rassegna Suinicola, di un suino più leggero rispetto al tradizionale pesante italiano destinato ai prosciutti marchiati Dop ed alla salumeria, per cercare quindi di valorizzare maggiormente tutti i tagli di carne del maiale, e di differenziare così la produzione nazionale, che da un lato è sovrabbondante rispetto alle esigenze di queste specifiche industrie, con questo alimentando lo stato di crisi, dall’altro lascia spazio alla carne straniera per un buon 40% del consumo nazionale, in particolare di prosciutti non marchiati e carni fresche.
L’incontro con il Ministro, ha avuto luogo sotto gli auspici di Siper, società che gestisce le fiere di Reggio Emilia, il cui presidente Enrico Bini ha aperto l’incontro con un saluto non formale, seguito quindi dall’intervento istituzionale dell’Assessore provinciale all’Agricoltura Roberta Rivi, quindi sono intervenuti il presidente Anas Andrea Cristini, il rappresentante delle Organizzazioni dei produttori suinicoli Antenore Cervi, il presidente del Consorzio Parmigiano-Reggiano Giuseppe Alai, Umberto Borrelli per la Cia, Lorenzo Melioli per Confagricoltura, Mauro Tonello per Coldiretti, Cristian Maretti per la Lega delle Cooperative.
Esperienza italiana e suinetti olandesi
Un convegno che prefigura un connubio sempre più forte? Nella prima giornata della Rassegna suinicola internazionale di Reggio Emilia (dal 14 al 16 aprile alle Fiere di Reggio), questo sembra voler prefigurare l’Associazione olandese esportazione bestiame, con il convegno dal titolo allusivo: “Esperienza italiana e suinetti olandesi”. A spiegare perché questo connubio funziona, Claudio Venturelli della Vierre di Modena che fa da ‘terminal’ in Emilia dell’Associazione olandese, la quale non è una ditta ma un’associazione indipendente alla quale partecipano come soci ditte ed allevatori, come ha spiegato il presidente PietThijsse, presentando la realtà suinicola olandese ed i rapporti con l’Italia, che peraltro negli ultimi 6 anni ha visto incrementare le vendite di lattonzoli nel nostro Paese del 36%.
Quali i punti di forza sui quali punta l’Ufficio olandese? Rispondere alle diverse opzioni, fornendo suinetti sia per produrre un suino pesante che per quello leggero, all’origine ha allevamenti di grandi dimensioni, quindi in grado di fornire suinetti in grandi numeri e con continuità, ha esperienza consolidata con gli allevatori italiani e le loro esigenze particolari, lavora di preferenza su contratti a lungo termine, sviluppa la genetica in funzione dei diversi mercati, vanta un rapporto prezzo/performance concorrenziale con altri paesi, con maggiore stabilità dei prezzi.
Interessante quanto è stato spiegato sull’evoluzione nel corso del tempo degli allevamenti olandesi, e soprattutto impressionante la capacità di esportazione. In quindici anni –ha spiegato Thijsse- gli allevamenti da ingrasso sono scesi da quasi 20mila a circa 6mila, nello stesso arco di tempo (1995-2010)gli allevatori di suinetti da 9mila sono scesi a 2mila, ma la capacità produttiva non ne ha risentito, anzi. Infatti, nello stesso periodo l’export ha raggiunto i 6,4 milioni di grassi ed i 4,5 milioni di suinetti, con incrementi rispettivamente del 55 e del 52%. Da notare che l’insieme di questi numeri corrisponde quasi all’intera produzione suinicola italiana. Dal punto di vista del miglioramento delle performance, in 10 anni il rapporto suinetti per scrofa è passato da 23 a 26, e per concludere con i numeri, i suinetti esportati in Italia hanno raggiunto quota 350mila l’anno.
Numeri che gli olandesi presenti in Rassegna vorrebbero far crescere, vantando la loro continua specializzazione, la qualità della genetica, la pratica nella ricerca, l’ottimo stato sanitario degli allevamenti del Paese dei tulipani, di un trasporto attrezzato per viaggi lunghi ed attento a benessere e salute degli animali secondo le normative europee.
Soprattutto, si propongono come partner ‘ideale’, per clienti come gli allevatori italiani, che più di tutti gli altri colleghi d’Europa chiedono un suinetto di qualità per poter fare alla fine prodotti di qualità secondo la nostra consolidata tradizione salumiera.