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Gambro: consiglio straordinario dell’Unione dei Comuni modenesi area nord

Si è tenuto nel pomeriggio di ieri, venerdì 25 marzo, di fronte ad oltre duecento persone, il consiglio straordinario dell’Area Nord sulla vertenza Gambro, a cui hanno partecipato anche il presidente della Regione, Vasco Errani, il deputato della Lega Nord, Angelo Alessandri, l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli e il consigliere regionale del Pd, Palma Costi.

Da più parti è arrivato l’invito a mettere da parte le bandiere politiche per affiancare i lavoratori.

«La vertenza Gambro – ha spiegato Errani – ha una valenza strategica per la Regione e non ci sarà alcuna istituzione che abbandonerà i lavoratori. Perché, questo l’impresa lo deve avere chiaro: nella nostra terra non sono e non saranno mai accettati licenziamenti a mezzo fax, come invece hanno provato a fare. Però anche noi dobbiamo prendere una decisione: la globalizzazione impone tre strategie da intraprendere. La prima vuole un approccio esclusivamente finanziario che poi coincide con quello di Gambro e dei fondi che la sostengono e che porta alle delocalizzazioni dove il lavoro costa meno; la seconda è legata a una strategia difensiva, ossia l’imposizione dei dazi, ma è una soluzione perdente. Infine c’è l’ultima via, quella che noi abbiamo imboccato e che riteniamo l’unica strada possibile: innovazione, alta formazione, maggiore qualità tecnologica. Noi siamo il paese della manifattura e mai abdicheremo alla nostra leadership. I sindacati e i lavoratori, con grande senso di responsabilità, hanno accettato una verifica sulla competitività di Gambro, ma ora l’azienda deve capire una cosa: se detieni il 46% del mercato italiano non puoi pensare di prendere decisioni unilaterali in modo indifferente e senza credere che troverai una forte opposizione. Dopo l’incontro di mercoledì, a Roma, si è aperta una fase nuova, ora è necessario, fin dall’appuntamento di martedì, lavorare su un piano industriale per assicurare a Gambro una prospettiva futura. Lavoratori, sindacati e politica sono pronti a fare il loro ruolo, ma l’azienda deve darci delle garanzie certe. L’Italia e l’Emilia Romagna hanno due elementi che a Gambro possono interessare: in primis si sta innalzando l’età media di vita e quindi la ricerca sulla scienza della vita è destinata ad aumentare per rispondere alle maggiori richieste della popolazione. Vale l’equazione secondo cui più aumentano gli anziani più mercato c’è per il biomedicale; in secondo luogo la nostra Regione ha investito parecchio, realizzando tecnopoli e piattaforme scientifiche perché noi vogliamo diventare una capitale europea della scienza della vita. Questo è un terreno fertile per Gambro e non può non tenerne conto».

Alessandri (Lega) plaude l’avvio del confronto per la redazione di un piano industriale, ma mette tutti in guardia. «Ho parlato col ministro Romani di questa vertenza, ottenendo importanti rassicurazioni sul sostegno del Governo. Ben venga l’apertura arrivata da Gambro, ma di queste multinazionali mi fido poco, in un attimo, quando pensi di essere arrivato alla soluzione, cambiano idea, cambiano management e si deve ripartire dall’inizio. Restiamo vigili».

Il presidente dell’Unione, Carlo Marchini, sempre presente al tavolo delle trattative, va oltre la mera questione Gambro e guarda con decisione a un’alleanza con il basso mantovano. «Bisogna dare atto al funzionario del ministero, dottor Castagno, dell’importante operazione di ricongiunzione tra le parti, già sostenuta dalle istituzioni territoriali. La vertenza sarà ancora lunga, ma Gambro deve rimanere qui, puntando su innovazione e ricerca perché non possono essere abbandonate 400 famiglie, oltre a tutto l’indotto che si estende anche al di là dei confini regionali. La nostra area e quella del basso mantovano hanno infatti rapporti consolidati nei secoli, ma ultimamente si sono messe troppo a guardare verso Mantova, Milano, Modena e Bologna, voltandosi le spalle. Bisogna tornare a dialogare perché la crescita può coinvolgere tutti».

Un appello alla collaborazione è arrivato anche dall’assessore provinciale di Mantova Carlo Grassi e dal consigliere Monica Perugini: «Abbiamo gli stessi problemi, le stesse difficoltà lavorative, solo tornando a quella solidarietà tipica dei nostri territori potremo riprendere forza. Ma serve la volontà di tutti, senza colori politici né antipatie di ruolo».

Intanto Donato Pivanti (Cgil) ha dettato le richieste a Gambro, proponendo un piano industriale elaborato dai sindacati: «Erano trent’anni che non ne presentavamo uno, ma in questo caso è indispensabile. La vertenza segnerà il futuro del distretto perciò bisogna mantenere a Medolla sia la produzione di macchine che le lavorazioni in plastica, separando i vari settori metteremo nelle condizioni l’azienda di essere libera, passo per passo, di smobilitare tutto. Apprezziamo il ruolo della politica e anche le pressioni sugli appalti che Gambro detiene in Italia, solo così si può far loro cambiare idea».

Alberto Bergamini (lista civica “I Mirandolesi”) va dritto al punto della formazione: «Diciamoci la verità: dove ci sono produzioni a basso contenuto tecnologico le si sposta in zone in cui il costo del lavoro è più contenuto per perseguire l’obiettivo vero dell’impresa, ossia il profitto. La Gambro ha automatizzato a Medolla le linee sangue in modo accentuato, contenendo i costi, ma evidentemente ci sono ancora problemi sulla competitività. A questo punto l’unica strategia è elevare il livello tecnologico delle nostre produzioni e formare i lavoratori, avviando una riflessione se le strutture di formazione pubbliche sono vantaggiose».

Riflessione a tutto campo per Fulvio Testi (Lega): «Questa vertenza può aprire due strade: o il nostro distretto si ritiene ormai post-industriale e quindi viaggia verso un’economia diversa rispetto all’industria oppure cerchiamo di dire no alla delocalizzazione, ma rendiamoci conto che ci troviamo di fronte a super potenze mondiali che hanno regole di mercato diverse rispetto alle nostre. Sono colpito da come azienda e sindacati abbiamo cercato di sedersi intorno al tavolo a cercare soluzioni».

Antonio Platis (Pdl) guarda con favore al tecnopolo. «Credo che l’approccio di Gambro alla vicenda sia cambiato dopo l’annuncio di una telefonata del Ministro della Salute. Ma guardiamo anche oltre e semmai il tecnopolo, attualmente previsto a Spilamberto – ma che tarda a partire – dovesse saltare, noi siamo disponibili ad ospitarlo, non perdiamo questa occasione. Come del resto chiediamo alla Regione di avviare bandi sull’innovazione, mettendo a disposizione soldi che possono essere un’attrazione anche per Gambro».

La sintesi finale è stata affidata a Filippo Viaggi, capogruppo del Pd: «La presenza di Errani dimostra come la Regione sia accanto ai lavoratori di Gambro. Ci resta difficile capire la scelta dell’azienda, quando appena sei mesi fa il management sosteneva come l’Italia fosse ancora un paese strategico. Adesso bisogna passare al merito della discussione, arrivando al piano industriale affinché lo stabilimento di Medolla non sia smantellato bensì riqualificato ed elevato tecnologicamente».
















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