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Modena, pero: presentati ricerca e dati su produzione e mercato

Sostenere la pericoltura regionale aumentando la qualità della produzione. Per raggiungere questo obiettivo gli esperti e i tecnici del Centro ricerche produzioni vegetali di Cesena (Crpv), ente al quale partecipa anche la Provincia di Modena insieme a quelle di Ferrara e Ravenna, ha realizzato una ricerca con sperimentazioni sul campo (denominata “Progetto integrato per il sostegno della filiera pero in Emilia-Romagna”) durata tre anni e pubblicata di recente nel Notiziario tecnico del centro stesso.

Il progetto è stato cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Province di Modena, Ferrara e Ravenna e dalle organizzazioni di produttori ortofrutticoli che aderiscono al Centro (www.crpv.it)

La Provincia di Modena ha partecipato alle attività di sperimentazione pratica che hanno interessato l’esame dei suoli, con un campo prove di portinnesti a Castelfranco Emilia, e la sperimentazione di diverse forme colturali della pera Abate Fetel a Ravarino.

«Il pero – sottolinea Giandomenico Tomei, assessore all’Agricoltura della Provincia di Modena – ha un notevole rilievo a livello regionale, sotto il profilo economico, sociale e di immagine. L’Emilia Romagna, infatti, viene considerata la culla europea della produzione di pere e in questo scenario Modena riveste un ruolo fondamentale. Per mantenere queste posizioni, tuttavia, occorre investire sempre di più in ricerca e innovazione».

La ricerca scaturisce dalle considerazioni del mercato regionale caratterizzate da un aumento delle importazioni e dalla concentrazione di varietà.

Dopo un esame delle caratteristiche del territorio regionale, la ricerca si concentra sulle tecniche colturali (scelta del portinnesto, sistemi d’impianto, nutrizione e irrigazione delle piante), la fase del dopo raccolta fino al monitoraggio della qualità organolettica del prodotto a marchio Igp.

I risultati sono una cartografia delle principali aree di coltivazione, l’analisi dei suoli, indicazioni sui portinnesti da adottare e sul contrasto alle malattie come la clorosi ferrica; sono stabilite anche le linee guida sulle tecniche agronomiche e la loro convenienza economica, per la difesa del dopo raccolta contro il riscaldo superficiale e sono indicate le più innovative gestioni irrigue all’insegna del risparmio; stabiliti anche i profili sensoriali e i criteri di valutazione qualitativa delle principali varietà di pere a marchio Igp.

I DATI SULLA PRODUZIONE ANNUA E SUL MERCATO IN REGIONE 500 MILA TONNELLATE, 170 MILA A MODENA

In Emilia Romagna si producono oltre 500 mila tonnellate di pere all’anno (il 65 per cento della produzione nazionale) di cui quasi 170 mila nel territorio modenese.

Lo scenario recente vede le esportazioni nazionali oscillare tra le 120 mila e le 180 mila tonnellate, un dato stabile da qualche anno a questa parte. Crescono però le importazioni (da 97 mila tonnellate del 2000 a 124 mila tonnellate del 2009) mentre si assiste ad una forte concentrazione dell’offerta regionale su due sole varietà, William (23 per cento) e Abate Fetel (40 per cento), con una maggiore esposizione ai trend di mercato.

Da questi dati scaturisce la necessità di avviare le opportune ricerche per migliorare la produzione e rispondere meglio alle esigenze del mercato.

Nel modenese, in base ai dati del 2010, la pera ha raggiunto una produzione lorda vendibile di 116 milioni di euro (costantemente in crescita dal 2006) con un aumento del 30 per cento rispetto al 2009 grazie soprattutto all’aumento del prezzo salito a 69 euro a quintale.

La pera è al secondo posto nella classifica delle principali produzioni agricole modenesi superata solo dal latte vaccino per la produzione di parmigiano reggiano e davanti alla carne suina (sorpasso avvenuto nel 2009) e alla vite.

Sempre nel 2010 nel modenese la superficie totale coltivata a pero sfiora i sette mila ettari in lieve calo rispetto al 2009.
















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