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72 casi di discriminazione in E-R dal 2008, tra casa e lavoro

Oltre 20 iniziative in programma da Rimini a Piacenza per la Settimana d’azione contro il razzismo 2011. Si inizia il 15 marzo per terminare il 21, Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, istituita dall’Onu in memoria del massacro di Sharpeville, la cittadina sudafricana dove il 21 marzo 1960 la polizia uccise 69 persone che manifestavano pacificamente contro la politica dell’apartheid. La Settimana contro il razzismo è uno degli appuntamenti più importanti per il lavoro di prevenzione e sensibilizzazione alla cittadinanza svolto dal Centro regionale contro le discriminazioni. Anche quest’anno il Centro ha organizzato il programma di iniziative con il contributo dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento Pari Opportunità, con cui opera in base a un accordo di collaborazione siglato nel 2009, che ha rappresentato la prima esperienza di questo tipo in Italia.

Per l’assessore alle Politiche sociali della Regione Teresa Marzocchi “le iniziative organizzate sui territori in occasione della Settimana d’azione contro il razzismo permetteranno di approfondire e diffondere la riflessione sulle tendenze migratorie e, in particolare, su quanto può essere determinante vivere le differenze senza paure, in modo tale che diventino una risorsa in più per tutta la società”.

Il Centro regionale contro le discriminazioni: numeri e cifre

Sono in tutto 209, tra nodi, sportelli e antenne. E’ il Centro regionale contro le discriminazioni, il cui processo di costruzione è stato avviato nel 2008. Il Centro consiste in una rete su tutto il territorio (sportelli già attivi di Comuni e sindacati, sedi di associazioni) che hanno deciso di includere le attività di prevenzione e contrasto delle discriminazioni nelle azioni già svolte. Parallelamente alla costruzione e formalizzazione delle rete, sono stati organizzati i corsi di aggiornamento di base per le figure incaricate da ciascun soggetto come referenti operativi dell’antidiscriminazione. Sette, finora, le edizioni del corso che hanno coinvolto circa 200 persone. L’obiettivo è fornire un quadro di tipo sia teorico che concreto della discriminazione, approfondire gli strumenti di ascolto e di supporto necessari per accogliere una persona che è stata o si percepisce come vittima di discriminazione, fornire elementi per identificare e riconoscere la discriminazione, conoscere i riferimenti legislativi per orientare l’utente alla tutela dei propri diritti.

Settantadue in tutto le segnalazioni di discriminazioni raccolte nei tre anni d’attività del Centro: 19 nel 2008, 24 nel 2009, 29 nel 2010. Per quanto riguarda le ultime (29 dal dal 1° gennaio al 31 dicembre 2010) si tratta di casi nella stragrande maggioranza segnalati direttamente ai punti della rete del Centro regionale, mentre una minima parte è invece rappresentata da segnalazioni arrivate al numero verde 800.90.10.10 dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) e successivamente girate al punto antidiscriminazioni territorialmente competente. Questa prassi nasce, insieme ad altre forme di scambio e collaborazione, dalla firma del 2009 per l’accordo operativo tra Centro regionale dell’Emilia-Romagna e Unar, con l’obiettivo di instaurare forme di collaborazione reali e costanti nel tempo e potenziare le attività che entrambi i soggetti svolgono.

Il 27% dei casi è stato rilevato sia dalla rete della Provincia di Reggio Emilia che di Modena; a Ferrara sono invece stati registrati il 14% dei casi, a Ravenna l’11%. Seguono Parma, Bologna e Rimini con il 7% mentre le reti di Piacenza e Forlì Cesena non hanno registrato casi. Il 52% delle persone si è rivolta ai nodi e agli sportelli per chiedere sostegno e aiuto, il 21% per un parere. C’è una netta prevalenza, con un dato complessivo del 79%, di discriminazioni dirette, e cioè di tutte quelle situazioni in cui una persona, in base all’appartenenza etnica o a un altro fattore come il genere, le opinioni, l’età, l’orientamento sessuale, la presenza di un deficit, è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un’altra in una situazione analoga. Il dato complessivo si scompone in un 62% di discriminazioni su base etnica, in un 7% sia per orientamento sessuale che in relazione alla presenza di un deficit e in un 3% basato sul genere. A questi dati si aggiunge un 11% di discriminazioni dirette accompagnate da molestie: tutti questi ultimi casi si sono verificati in ambito domestico e, più in specifico, dei rapporti di vicinato.

Le discriminazioni “indirette”, ossia tutte quelle disposizioni, criteri o prassi in apparenza neutrali in realtà non giustificate da motivazioni oggettive, che creano uno svantaggio – indiretto appunto – ai danni di persone per gli stessi fattori già elencati, rappresentano invece il 7% dei casi.

Gli ambiti dove si registra il maggior numero di discriminazioni sono quello della casa (25%) e del lavoro (21%). Al tema della casa e, in generale, dell’accesso a questa risorsa fondamentale, può essere ricondotto anche il 3% dei casi indicato come ‘accesso ai servizi finanziari’ o al credito, fondamentale per l’acquisto di un immobile. La terza voce, con il 14% delle segnalazioni, è quella legata all’erogazione di servizi da parte degli enti pubblici: si tratta di casi concentrati sulla salute, sulla scuola, sulle provvidenze assistenziali e la casa. Seguono, con percentuali via via decrescenti, l’accesso ai servizi sanitari (8%), l’erogazione di servizi da parte di esercizi pubblici: (7%), l’accesso alla scuola e all’istruzione (7%), i trasporti e il tempo libero (3% per ciascuna voce).
















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