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Al Policlinico di Modena, nel 2010, ci sono stati 3.478 nati vivi

Il piccolo “baby boom”, registrato al Policlinico di Modena nei primi giorni del nuovo anno, con oltre 100 parti nei primi dieci giorni dell’anno, è la naturale conseguenza di una inversione di tendenza per quanto riguarda la natalità, come confermano i dati generali raccolti dal <Punto Nascita> dalla Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, da qualche anno ormai stabilmente caratterizzatasi come il secondo Punto Nascita della Regione Emilia Romagna (primo S. Orsola-Malpighi di Bologna).

Sostanzialmente stabili i numeri delle nascite

L’anno scorso (2010) i parti sono stati 3.412 (3.439 nel 2009) con 13 parti avvenuti a domicilio/ambulanza e accompagnamento al Policlinico. Il dato evidenzia una leggera flessione (– 0,78%), che risulta molto più contenuta se il raffronto complessivo viene esteso ai nati vivi: 3.478 nati vivi nel 2010 (- 0,20%) contro 3.485 nel 2009.

“La differente incidenza della flessione fra parti e nati vivi – spiega il prof. Fabio Facchinetti della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Modena – è senz’altro dovuta al maggior numero di parti gemellari e trigemini”. Infatti, nel 2010 vi sono stati ben 84 parti gemellari e 3 trigemini che hanno allietato e impegnato il personale e altrettante famiglie.

Nel 2010 si è consolidato il gradimento verso il Centro Nascita Naturale dove le ultime fasi della gravidanza ed il parto sono gestite in autonomia dalle ostetriche: le donne che hanno richiesto tale tipo di assistenza demedicalizzata sono state 450, oltre il 15% del totale. Oltre il 98% della coppie ha dato giudizi positivi dell’esperienza ed i risultati di sicurezza ed efficacia sono stati brillanti con meno tagli cesarei (solo il 9%), ed episiotomie (meno del 3%).

In diminuzione i cesarei. Cresce il ricorso alla fecondazione assistita

In controtendenza rispetto all’andamento italiano ed europeo risultano ulteriormente in calo i parti effettuati con ricorso al taglio cesareo: 32% fino a oltre tre anni fa, 29.2% nel 2009, 28,3% nel 2010.

“La sensibile riduzione dei ricorso al taglio cesareo nei parti – commenta il Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena dottor Maurizio Miselli – è un dato che deve essere letto come un segno delle positive azioni messe in campo dall’organizzazione sanitaria provinciale e dell’impegno dei vari professionisti impegnati sul fronte nascite per offrire alle partorienti sostegni socio-sanitari finalizzati a costruire percorsi di nascita che rendano sempre più sereno questo atteso evento. Ma è anche dimostrazione dell’eccellenza raggiunta dalla nostra struttura ospedaliera grazie alle capacità ed abilità dei suoi medici, infermieri ed ostetriche”.

È, invece, più frequente il ricorso alla procreazione assistita: si è passati da 67 parti (2,0%) nel 2009 a 87 (2,6%) nel 2010. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di donne italiane (86%), di età avanzata (28% oltre i 40 anni) con un alto tasso di scolarità (79% di esse ha almeno un titolo corrispondente alla maturità).

Sempre per quanto riguarda i parti del 2010, i parti prematuri, cioè avvenuti prima della 37esima settimana, sono stati il 9,3%, un dato mantenutosi sostanzialmente costante rispetto all’anno precedente. Di questi, i parti gravemente prematuri, ovvero avvenuti prima della 34esima settimana, sono stati il 4,4%. “Non deve spaventare questo dato in quanto – spiega il prof. Fabio Facchinetti, Responsabile del >Centro Nascite> dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – è coerente con la mission della struttura, che per competenza si vede assegnata dal PAL tutta la patologia ostetrica (i casi più gravi) della provincia di Modena”.

Contenuta la mortalità

In particolare, resta sempre molto contenuto il numero di morti fetali endouterine (MEF): 24 nel 2010 (6,85 per mille), che si colloca entro il range indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i Paesi sviluppati nei quali è censita una variabilità tra il 4 e l’8 per mille. La mortalità perinatale, che oltre ai nati morti considera anche i bambini deceduti entro la prima settimana di vita, è stata, invece, nel 2010 dell’8 per mille, ben al di sotto del valore massimo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i Paesi sviluppati (10%).

Anche se in diminuzione più di una madre su tre di origine straniera. Circa 10 anni di differenza tra madri italiane e madri straniere

Analizzando la provenienza geografica si nota una diminuzione delle nascite da madre migrante: 33,5% nel 2010 contro il 35,4% nel 2009. I nati da madre italiana sono corrispondentemente aumentati da 59,6% nel 2009 a 61,6% nel 2010. Stabili, invece, le nascite da madri provenienti da paesi dell’Unione Europea (2,4% nel 2010 e 2,9% nel 2009). “Sembra quindi – conferma il prof. Fabio Facchinetti – vi sia una controtendenza rispetto agli anni precedenti con un innalzamento della prolificità nazionale”.

Un altro elemento, che evidenzia il differente approccio culturale con la natalità tra donne italiane e donne straniere, riguarda l’analisi dell’età delle partorienti: si nota una maggiore precocità tra le donne straniere. Infatti più della metà, ovvero il 55,2% di madri straniere ha meno di 30 anni ed il 38,8% tra i trenta e trentanove anni. Mentre tra le italiane il momento del parto si sposta prevalentemente (2 donne su 3) nella fascia di età compresa tra trenta e trentanove anni (68,5%). Solo nel 23,3% dei casi la madre ha meno di trenta anni.

La sensibile differenza di età media delle partorienti trova ulteriore conferma anche restringendo il confronto alle sole donne che hanno partorito per la prima volta (1802 – 52,8% nel 2010 contro 1808 – 52,5% nel 2009), che vede le italiane affrontare per la prima volta la maternità a 33 anni, le donne di area UE a 30,25, mentre quelle di origine extracomunitaria a 28,60.

Ancora, per il 2010 agli estremi opposti troviamo che solo l’1,7% delle madri che hanno partorito al Policlinico di Modena avevano meno di 20 anni e, per contro, il 5,4% aveva più di quaranta anni. “E’ questa, quella delle ultraquarantenni, una tendenza – dice il prof. Fabio Facchinetti – in costante aumento negli ultimi anni, soprattutto per le madri di origine italiana”.

Quasi 3 madri su 10 sono single ma i bimbi riconosciuti solo da un genitore sono lo 0,01%. Nessun bimbo nel 2010 è stato abbandonato alla nascita

Ben il 29,03% sono figli di donne single, ovvero nubili (25,95%) o divorziate (0,88%) o separate (1,28%) o vedove, anche se – va osservato – questo dato va letto con attenzione, poiché è comprensivo di tante madri conviventi. Infatti, i figli riconosciuti nel 2010 solo dalle madri e non dal padre, ovvero che hanno adottato il cognome della madre, sono appena 44 (0,01%). Nella quasi generalità dei casi – vale anche i figli di single – sono stati riconosciuti anche dai padri.

E’ poi di particolare conforto il dato riguardante gli abbandoni alla nascita: nel 2010 nessun bambino è stato abbandonato, mentre nel 2009 vi erano stati 2 casi.

Più della metà delle madri si è rivolta al consultorio

Più della metà delle madri (52%) si è rivolta durante la gravidanza ai vari consultori territoriali, mentre il 13% dei parti è stato gestito in sala parto con la sola presenza delle ostetriche. Altro particolare, da maggio 2010, quando presso la Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia se ne è iniziata la pratica, 60 donne sono ricorse al partoanalgesia.
















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