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“Inganni ad arte” nelle collezioni dei Musei civici di Reggio Emilia

Inganni ad arte’ è il titolo della mostra, dedicata all’affascinante tema dell’inganno visivo nell’arte, che sarà aperta da domani, domenica 5 dicembre, ai Musei civici (palazzo San Francesco), nella galleria Fontanesi (via Spallanzani 1).

La proposta dei Musei di Reggio Emilia vuole proseguire la catena di suggestioni e riferimenti culturali della grande mostra Inganni ad arte – Meraviglie del trompe l’oeil dall’antichità al contemporaneo, allestita a Palazzo Strozzi a Firenze dall’ottobre 2009 al gennaio 2010. La mostra fiorentina, curata da Annamaria Giusti, attraverso centinaia di opere provenienti da musei e collezioni private italiane e straniere, raccontava l’intrigante e spettacolare storia del trompe-l’oeil, indagando più in generale il tema dell’inganno, dell’eterna sfida fra la realtà e la sua simulazione, non solo con l’ausilio di  dipinti ma anche di tarsie lignee, piani di tavolo, vasellami travestiti in forme animali e vegetali.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Palazzo Strozzi, i Musei di Reggio Emilia dispongono ora in deposito degli strumenti didattici e delle “macchine ottiche”,  realizzati in occasione della grande mostra, che collocati tra le sale della Galleria Fontanesi, impaginano un nuovo e inedito percorso alla scoperta dei differenti meccanismi della visione e dell’illusione percettiva, nelle collezioni dei Musei, uno straordinario luogo di compresenze di testimonianze della scienza e dell’arte. Il pubblico della città e in particolare le scuole coinvolte in attività laboratoriali sono resi partecipi di nuove esperienze che, giocando con gli inganni dell’occhio, alludono a più complessi rimandi concettuali fra realtà e finzione, vero e falso, con un monito finale, che non a caso introduceva la mostra di Palazzo Strozzi: lasciatevi illudere…..

Per capire meglio il senso di questa novità a carattere espositivo domenica 5 dicembre, alle ore 16, nella galleria Fontanesi, Riccardo Campanini e Roberta Pedroni guideranno il pubblico alla scoperta di fenomeni visivi, illusioni ottiche e strategie artistiche, partendo dagli affreschi di Nicolò dell’Abate per arrivare agli ologrammi di Denis Santachiara, toccando le nature morte ottocentesche e gli animali tassidermizzati, senza tralasciare l’ormai arcaica camera ottica e i moderni occhialini 3D.

L’iniziativa è ad ingresso gratuito e senza obbligo di prenotazione.

Info: Musei Civici di Palazzo San Francesco, via Spallanzani, 1 – tel. 0522 456816

casella.musei@municipio.re.it  www.musei.re.it

Il Percorso di Inganni ad arte

L’itinerario espositivo reggiano  è diviso in sei sezioni  in cui convivono opere di epoche e generi diversi, appartenenti a un comune ambito tematico. Le sei sezioni sono: occhio per occhio, sottosopra?, regole irregolari, vivo o morto?, fermo immagine, uno-nessuno-centomila, concavo o convesso?

Nella prima sala protagonista è il motto Occhio per occhio. Come è costruito un occhio? Come vede e percepisce le figure? In che modo gli artisti hanno sfruttato la capacità visiva per metterla al servizio della pittura e dell’architettura? Quali inganni ad arte si possono ritrov ritrovare percorrendo le opere delle sale della Galleria Fontanesi?  E poi esiste un mondo sottosopra? Dal XV secolo le più importanti famiglie di Reggio ricercano artisti di fama per decorare le loro abitazioni. Nel Corteo di Giovanni Giarola creato per il cornicione esterno di Palazzo Fontanelli e il Concerto di Niccolò dell’Abate proveniente da Palazzo Pratonieri, le figure rappresentate appaiono deformate, dipinte con un punto di vista ribassato per permettere allo spettatore d’immedesimarsi nelle scene ritratte. Nella seconda sala dominano le regole irregolari della prospettiva. La rappresentazione piana di oggetti tridimensionali ha affascinato da sempre i più grandi artisti del passato e trova la sua massima espressione nella teorizzazione rinascimentale. Ed ecco allora La Madonna col Bambino e San Giovannino di Lorenzo Franchi e Il martirio di San Lorenzo di Anonimo toscano del XVI secolo, in cui la centralità dell’immagine sottolinea la forza evocatrice, etica e morale delle scene rappresentate.

Nella terza sala si tratta del tema: vivo o morto? L’inganno visivo raggiunge la sua massima espressione nella rappresentazione delle nature morte. Ecco allora i quattro dipinti di piccole dimensioni  di Boselli, le nature morte floreali o con combattimenti di galli, la raffigurazione dell’immagine del teschio cui viene attribuito un significato simbolico come la vanitas o la memento mori nei dipinti a carattere religioso. Fermo immagine è il protagonista della quarta sala. L’ingannevole realtà della riproduzione delle immagini attraverso la tecnologia viene raccontata attraverso l’esposizione di due strumenti di grande fascino. La lanterna magica riproduce  un’immagine su di uno schermo ed è alla base dei moderni proiettori e, successivamente dell’arte cinematografica, mentre il dispositivo della camera oscura anticipa i risultati della fotografia presente nella sala attraverso un opera di Emily Hallchurch esposta nelle prime edizioni di Fotografia Europea. La sala dedicata ai ritratti, la quinta tappa del percorso, racconta, attraverso esempi di opere che vanno dalla fine del XVIII secolo fino alla prima metà del ‘900, le trasformazioni del genere, ossia  uno-nessuno-centomila.  L’ultima  sala è dedicata alla rappresentazione della profondità: concavo o convesso?. Anche la scultura si è fatta affascinare dalla possibilità di affinare il proprio potenziale illusivo, avvantaggiato dalla effettiva tridimensionalità del modellato di figure e oggetti, e reso più realistico con il ricorso al colore. In particolare viene poi indagato il tema concavo/convesso attraverso i monocromi di Prospero Minghetti, le lampade “virtuali” di Denis Santachiara, l’opera “optical” di Enzo Mari, e grazie anche ai  materiali interattivi che permettono di sperimentare le differenze di luminosità tra le superfici concave e convesse e la visione 3D riportata alla ribalta negli ultimi anni.
















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