Confesercenti – Assopanificatori accoglie con molti timori e perplessità il nuovo decreto firmato dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che consente agli agricoltori di produrre e vendere direttamente pane fresco e altri prodotti da forno. Il decreto consente infatti agli agricoltori che producono grano di effettuare la vendita di questi prodotti beneficiando di un regime fiscale più vantaggioso rispetto a quanto imposto alla nostra categoria.
“In questo modo ci troviamo a dover competere con una categoria che già gode di diversi privilegi di natura fiscale rispetto ai panificatori, senza contare le molte contraddizioni cui questo decreto apre la strada –osserva Albano Fabbri, presidente provinciale di Assopanificatori che richiama l’attenzione su un provvedimento che rischia di danneggiare sia i panificatori che i consumatori- Il pane si ottiene dalla farina e non direttamente dal grano che l’agricoltore coltiva, e se i produttori non hanno a disposizione un mulino il grano sarà macinato esternamente all’azienda, ed è quindi necessario interrogarsi su quale sarà la reale provenienza del pane venduto. Senza contare l’importanza del rispetto delle norme igienico-sanitarie che devono necessariamente regolamentare la produzione dei generi alimentari, e che non sarebbero in questo caso applicate con lo stesso rigore riservato ai panifici tradizionali”.
“Il decreto 210 del 2010 prevede per gli agricoltori che effettuano la vendita di questi prodotti un regime fiscale più vantaggioso rispetto a quanto imposto alla nostra categoria, essendo calcolato sulla base del solo reddito agrario. La pressione fiscale cui gli agricoltori sono soggetti è di oltre il triplo inferiore alla nostra –sottolinea ancora Albano Fabbri, denunciando uno squilibrio fiscale fortemente penalizzante per gli operatori della categoria- con un regime forfetario che si ferma al 15%, mentre il comparto della panificazione artigianale tra imposte dirette ed indirette si attesta intorno al 52% di tasse sul reddito trasformato. A questo si aggiunge la previsione, contemplata dal decreto Tremonti, di inserire i guadagni derivanti dalla vendita dei prodotti della panificazione nei redditi agricoli, inaccettabile per noi dal momento che costituisce un ulteriore vantaggio economico a scapito dei panificatori”.
Per tutelare i consumatori e anche per affermare il proprio ruolo da anni Assopanificatori-Confesercenti chiede al ministero dello Sviluppo Economico l’emanazione del regolamento attuativo sul pane fresco, e la corretta utilizzazione della parola “panificio”. “Decreti come questo e altri precedenti non fanno che accentuare situazioni di concorrenza sleale che la nostra categoria subisce già da tempo, come quella generata dalla grande distribuzione che offre in gran parte pane surgelato o preconfezionato. Il nostro appello –conclude Fabbri- è rivolto soprattutto al Governo e agli organi competenti per mettere ordine in un settore dove le regole e le normative fiscali non sono sempre uguali per tutti”.