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Al Policlinico di Modena si parla di uroginecologia nel rapporto tra Ospedale e territorio

Il rapporto tra Ospedale e Territorio è un tema centrale della programmazione sanitaria non solo a Modena. Il 29 e il 30 ottobre, un importante Convegno organizzato dalla Struttura Complessa di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Modena affronterà per la prima volta questo tema dal punto di vista dell’ Uroginecologia, cioè di quella disciplina che si occupa delle patologie che sono al confine tra le competenze urologiche e quelle ginecologiche. Il convegno che si tiene presso l’Aula P01 del Centro Didattico Interdipartimentale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia a partire dalle ore 14,30 di venerdì, si intitola proprio L’Uroginecologia tra ospedale e territorio ed è presieduto dal dottor Stefano Cencetti, direttore generale del Policlinico, dal dottor Giuseppe Caroli, direttore generale dell’Azienda Usl e dal prof. Annibale Volpe, direttore della Struttura Complessa di Ginecologia del Policlinico di Modena.

“L’integrazione dell’ospedale col territorio riveste un ruolo di primaria importanza per la cura delle disfunzioni del pavimento pelvico della donna – ha spiegato il dottor Giuseppe Matonti, responsabile dell’Ambulatorio di Uroginecologia del Policlinico e organizzatore del Convegno – La continua evoluzione dell’Uroginecologia impone una rivalutazione del percorso diagnostico – terapeutico dal Territorio all’Ospedale per la salute e la qualità della vita della donna”.

Il Convegno vuole proprio analizzare il futuro di questa integrazione tra Ospedale e Territorio con l’obiettivo di mettere le basi di nuovi modelli assistenziali che possano migliorare i servizi offerti razionalizzando la spesa. Il convegno si articola in due simposi (L’uroginecologia nella realizzazione del piano sanitario Regionale e Nazionale e Lo studio della paziente uroginecologica sul territorio) il venerdì e di tre sessioni il sabato (con inizio alle ore 8,00), dove si parlerà dell’Uroginecologia, come specialità medica e della costruzione di un percorso diagnostico-terapeutico uroginecologico tra Ospedale e Territorio. Verrà affrontato anche lo studio delle patologie uroginecologiche in età pediatrica.

L’ambulatorio di Uroginecologia del Policlinico – istituzionalizzato nel 2003 – è impegnato nella diagnosi e cura delle disfunzioni del pavimento pelvico per identificare protocolli terapeutici comuni e per ottenere una visione più chiara delle strategie da seguire. Tra le numerose procedure chirurgiche esistenti, infatti, solo alcune hanno attualmente un’elevata percentuale di cura. Tra queste è importante ricordare la chirurgia protesica tension-free per l’incontinenza urinaria da sforzo (IUS) svolta di routine dalla Ginecologia del nostro Policlinico.

L’ambulatorio, in media, segue circa 400 pazienti all’anno (dei quali circa 75% sono prime visite e il resto controlli e follow-up). Prima di ogni procedura chirurgica risulta fondamentale la diagnosi clinica del tipo di prolasso e di incontinenza urinaria che dovrebbe essere eseguita da esperti con criteri diagnostici e classificativi simili. Nell’ambito di queste patologie, il prolasso uro-genitale – associato o meno ad incontinenza urinaria – rappresenta una patologia medica con notevoli implicazioni sociali: colpisce circa 1,5 – 3 milioni di pazienti con un costo sociale – secondo uno studio dell’Istituto Mario Negri – di oltre 200 milioni di euro solo per assorbenti e farmaci. Tutto ciò è sovrapponibile ai dati statunitensi. Le cause principali della malattia sono riconosciute nel numero dei parti, nell’obesità, nella familiarità, nella menopausa e nel deficit congenito della sintesi di collagene.

“Il territorio e l’ospedale sono due facce della stessa medaglia – ha commentato il dottor Stefano Cencetti, direttore generale del Policlinico – perché l’ospedale interviene assicurando quell’intervento di secondo livello che il territorio non è in grado di offrire. Per questo è fondamentale mettere in atto tutti gli interventi necessari a coordinare queste due azioni, entrambe fondamentali per assicurare la prevenzione e la cura”.
















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