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Infermiera morta a Bologna dopo intervento: per Regione ‘nessuna incuria’

La Commissione d’indagine regionale istituita dall’assessore alle politiche per la salute dell’Emilia Romagna, Carlo Lusenti, sul decesso dell’mfermiera imolese di 59 anni avvenuto il 25 settembre scorso all’Ospedale Maggiore di Bologna successivamente ad un intervento chirurgico per l’asportazione di un polipo al duodeno, ha terminato i suoi lavori nei tempi stabiliti e consegnato la relazione conclusiva, dalla quale – fa sapere la Regione – si evince che nell’opera dei sanitari non c’è stata incuria.

La commissione ha valutato lo svolgimento del percorso assistenziale, il rispetto delle procedure previste e la loro funzionalità, analizzando la documentazione fornita dalla direzione sanitaria dell’Ospedale Maggiore, incontrando i professionisti coinvolti, confrontando le informazioni raccolte con la letteratura disponibile allo scopo di individuare gli eventuali aspetti organizzativi da migliorare.

La Giunta regionale ha ritenuto opportuno trasmettere la relazione alla Magistratura, “alla quale – ha detto l’assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti – assicuriamo il massimo della collaborazione, come doveroso”.

“Abbiamo valutato la relazione predisposta dalla Commissione. Da quanto è possibile dedurre dal racconto dei professionisti coinvolti e dalla documentazione – ha detto l’assessore Lusenti – non c’è stata incuria: la paziente è stata monitorata assiduamente e sollecitamente, secondo quanto riferito da tutti i professionisti, infermieri e medici, che lavorano in una unità operativa che esegue un elevato volume di interventi con tecniche all’avanguardia, con buoni risultati e un basso numero di complicazioni. Ciò non toglie – ha continuato l’assessore – che questo monitoraggio avrebbe potuto essere strutturato attraverso una formalizzazione completa delle sue diverse fasi, al fine di assicurare l’omogeneità del comportamento professionale e la completezza della documentazione clinica.

Da questo doloroso evento – ha aggiunto – dobbiamo e vogliamo imparare per migliorare i protocolli operativi affinchè sia sempre più elevata la sicurezza degli ammalati e degli operatori agendo sia sui sistemi organizzativi e tecnologici sia sui comportamenti dei professionisti. E in questo senso – ha continuato – abbiamo invitato la direzione generale dell’Azienda Usl di Bologna a provvedere, con la piena partecipazione dei professionisti, alla revisione dei percorsi assistenziali chirurgici implementando pienamente le raccomandazioni emanate dalla Regione con la delibera 1706 del 9 novembre 2009”.

La donna, è deceduta il 25 settembre all’Ospedale Maggiore di Bologna dove era entrata il 20 settembre per sottoporsi ad un intervento chirurgico per l’asportazione di un polipo al duodeno, intervento effettuato il 22 settembre. Nella notte successiva all’intervento le condizioni della paziente erano diventate critiche. Nonostante l’intervento chirurgico in urgenza, e l’assistenza in rianimazione, l’evoluzione del quadro settico ha portato a morte la paziente.

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