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L’associazione cultura islamica di Sassuolo sull’Ordinanza anti burqa al vaglio dell’Amministrazione

L’associazione cultura islamica di Sassuolo prende posizione, con un comunicato, sull’ordinanza antiburqua al vaglio dell’amministrazione comunale.

Premesso come “non vengano considerati nè il burqa nè il niqab un dovere religioso inderogabile”, i vertici dell’associazione precisano la loro posizione in merito.

“L’Acis – recita il comunicato, del quale pubblichiamo alcuni stralci – non può mancare di evidenziare come le due proposte di legge, introducendo il divieto di portare il volto coperto a prescindere da esigenze di sicurezza, si pongono in contrasto con la Carta costituzionale e introducono una pericolosa forma di discriminazione. La attuale legge n. 152 del 1975 contempera in modo equilibrato e rispettoso i principi costituzionali della libertà religiosa dell’individuo con i principi di difesa dell’ordine pubblico.

Questo principio fino ad oggi è stato sufficiente a soddisfare le esigenze di sicurezza senza dare vita a discriminazioni. Per la prima volta una legge dovrebbe vietare espressamente una credenza religiosa. Tale previsione ci pare – qualunque sia la credenza religiosa in questione – un abuso, una violazione dei principi costituzionali. A questo proposito, l’Acis non può che richiamare le pronunce del Consiglio di Stato il quale con la sentenza del 19 giugno 2008 n. 3076 ha stabilito che l’uso di coprire il volto per motivi religiosi integra <<un utilizzo che generalmente non è diretto ad evitare il riconoscimento, ma costituisce attuazione di una tradizione di determinate popolazioni e culture>>.

Comunque nessuno degli aderenti e dei dirigenti dell’Acis, né nessuna donna della seconda generazione in Italia porta un siffatto abbigliamento che ripeto a chiare lettere: non è religiosamente necessario. L’ Acis è preoccupata del fatto che le proposte di legge in questione avrebbero come conseguenza l’ulteriore emarginazione delle persone che si sentono legate a quella determinata credenza religiosa. Dichiarando illegale il burqa anziché il dialogo avremo ulteriore segregazione e autosegregazione, con conseguenze ancora peggiori e drammatiche. L’Acis teme che a causa del divieto che si vuole introdurre quelle donne –poche, pochissime – scompaiano dai radar delle istituzioni e della società e che di esse non si sappia più nulla.

La nostra società ha bisogno di dialogare e soprattutto le istituzioni hanno bisogno diconoscere i propri cittadini, i loro problemi e soprattutto come vivono. Solo in questo modo sarà possibile prevenire e combattere ogni forma di abuso, di prepotenza e di imposizione – utilizzando erroneamente la religione – all’ interno della famiglia. Ma una legge che rende clandestina una credenza religiosa, sebbene assolutamente minoritaria – qualunque essa sia – è la migliore alleata dei violenti e dei prevaricatori che abusano della debolezza della donna. Senza libertà, senza dialogo, senza rispetto dell’individuo può solo nascere rancore, frustrazione, emarginazione e dunque altra illegalità. Se un uomo impone con la violenza alla propria moglie il burqa, questo stesso uomo sarà anche in grado, dopo l’introduzione del divieto previsto dalle due proposte di legge, di imporre alla stessa moglie la clausura e la reclusione a casa. E questa volta con la complicità della Legge Italiana!

Cosa ne sarà di quelle donne? Vi è la necessità di una legge sulle libertà religiose che sia in grado di dare a ciascuna confessione religiosa e a ciascuna credenza religiosa il giusto rispetto e le giuste possibilità di espressione. Allo stesso tempo l’Acis auspica che siano sanzionate in modo sempre più severo qualunque forma di abuso e di violenza sulle donne commessa per qualsivoglia motivo. L’Acis ha approvato all’unanimità nella sua assemblea del 08 luglio 2007 tenutasi a Bologna .la Carta dei Valori della quale condivide spirito e contenuti che già al punto 26 della richiama l’esigenza di superare l’uso del burqua. L’Acis conferma questo indirizzo e ad esso si richiama integralmente. La strada intrapresa dalla Carta dei valori rimane la migliore: lavorare sul piano culturale, sul piano dei valori condivisi, del dialogo.

L’Acis auspica che il superamento di tali pratiche venga fatto senza creare aree di illegalità che servono solo a generare ulteriore frustrazione e incomprensione. L’Acis è preoccupata che con queste proposte di legge si possa arrivare all’inaccettabile conseguenza che le donne sorprese in pubblico con il burqa verranno processate e condannate. Le conseguenze delle proposte di legge sono paradossali: verranno punite proprio le persone più deboli, quelle che vogliamo proteggere, le donne!!”
















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