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Aimi (PDL): “Qual è il significato della parola integrazione?”

“Sarebbe interessante sapere, magari direttamente da alcune menti illuminate di certa sinistra, qual è il significato della parola integrazione”. Lo chiede il Consigliere Regionale del PDL Enrico Aimi intervenuto nuovamente sui tragici fatti di Novi per porre l’accento “sulla rapidità con cui i soliti minimizzatori ad orologeria hanno tentato di insabbiare con secchiello e paletta le reali ragioni che hanno portato ad una tragedia quasi senza precedenti per la nostra realtà, anteponendo strumentalmente la presunta oppressione maschilista nei confronti della donna. Molti compagni – ha poi sottolineato il coordinatore vicario provinciale del PDL – hanno infatti preferito spostare l’asticella dell’attenzione, con una forte dose di malafede politica e leggerezza culturale, su altri temi, non volendo colpevolmente accettare il fallimento lapalissiano delle politiche di accoglienza senza freni portate avanti per troppi anni. Non solo – ha rincarato Aimi – hanno avuto anche l’impudenza (o l’imprudenza) di chiedere “maggiori sforzi sul fronte dell’integrazione”. Lor signori sanno benissimo che la famiglia al centro di questa immane tragedia, poteva essere invece, fino all’altro giorno, addirittura l’esempio classico di un integrazione riuscita: in Italia da anni, lavoro stabile, un buon reddito, casa di proprietà con tanto di doppio garage (una parte affittato a cinesi – segno di un’ “apertura” all’altro diverso – una parte adibito a moschea abusiva, sotto gli occhi di tutti, anche quelli chiusi di chi avrebbe potuto vigilare meglio). Peraltro erano tutti in regola con il permesso di soggiorno e avevano compiti di responsabilità proprio con la “moschea” tenuta in garage. In tutto questo, però, a detta del sindaco di Novi, la moglie dopo 15 anni ancora faticava a parlare l’italiano. Se questo, inoltre, e’ il livello di violenza raggiunto con la moglie e la figlia – due donne inermi e indifese – figuriamoci cosa potrebbe capitare ad ognuno di noi in particolari situazioni, visto il sentimento di odio e di disprezzo che tanti fanatici nutrono verso l’Occidente, le sue regole e la sua concezione della libertà.

Il problema vero e’ che nell’Islam radicale non c’e’ distinzione tra religione, leggi e politica. Una “cultura”, questa, che non ha conosciuto peraltro ne’ l’Umanesimo ne’ il Rinascimento. Questi sono problemi che dobbiamo porci. Inoltre, quanti potenziali “carnefici” abbiamo accolto nel nome della tanto sbandierata integrazione? Ma allora – ha concluso Aimi – qual e’ il significato di questa parola, di cui troppe persone si riempiono la bocca ad ogni batter di ciglio, senza essere in grado di riempirla di un significato che sia almeno minimamente aderente alla realtà delle cose? Attendiamo fiduciosi anche noi di essere illuminati. Magari da una bella fiaccola accesa, con la speranza che qualcuno la smetta di spacciare l’erroneo convincimento che l’integrazione coincide con il permesso di soggiorno. Per il PDL chi non accetta i principi cardine del nostro sistema giuridico, sociale, culturale, valoriale, e’ libero di tornare da dov’è venuto”.
















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