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Studenti Unimore partecipano a campagna scavi a Stromboli

Un gruppo di studenti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha partecipato ad una campagna di scavi archeologici nell’isola di Stromboli.

L’indagine che ha avuto carattere didattico e interdisciplinare ha visto coinvolti per due mesi, maggio e giugno, docenti di varie discipline (Daniele Brunelli, Stefano Lugli, Maurizio Mazzucchelli, Anna Maria Mercuri) e una trentina di studenti dell’Ateneo modenese-reggiano della laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali, della specialistica in Scienze per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Archeologico e della magistrale in Quaternario, preistoria e archeologia (corso interateneo con l’Univ. di Ferrara) e della Scuola di dottorato “Earth Science System”.

Si è trattato della seconda campagna di scavo nel sito a monte della chiesa di San Vincenzo a Stromboli che è costituito da un villaggio preistorico risalente all’età del Bronzo medio (prima metà del II millennio a.C.) con rilevanti testimonianze di epoche successive. Il villaggio è situato in posizione strategica di controllo delle vie marittime come avamposto nord-orientale dell’arcipelago, con una visuale che spazia dallo stretto di Messina all’arcipelago flegreo. Il sito era stato scoperto e indagato parzialmente nel 1980 da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, la cui pluriennale attività di ricerca nell’arcipelago eoliano ha definito una sequenza di riferimento, a partire dal Neolitico, per tutto il sud Italia.

L’attuale serie di indagini, iniziata nel 2009, è diretta dalla prof. ssa Sara Levi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Marco Bettelli con la collaborazione di Andrea Di Renzoni e Francesca Ferranti. La ricerca è frutto della collaborazione del Dipartimento di Scienze della Terra e il CNR-ICEVO con il Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina, e si avvale dell’attivo supporto della Circoscrizione Comunale di Stromboli e dell’Associazione Preistoria Attuale.

Il lavoro sul campo di questi mesi è consistito sia nello scavo stratigrafico in estensione sia in trincee di approfondimento.

Gli scavi effettuati hanno permesso di individuare almeno 3 capanne di forma ovale costruite in pietrame, abbondante ceramica della facies Capo Graziano tra cui numerosi esemplari decorati e strumenti in ossidiana.

“Di particolare rilievo – spiega la prof. ssa Sara Levi – è il rinvenimento di 4 frammenti di vasi di ceramica micenea dipinta, classe rinvenuta finora nei coevi villaggi di Filicudi e Lipari ma mai prima d’ora a Stromboli. Si tratta di vasi per bere databili alle prime fasi della civiltà micenea (XVII-XVI sec. a.C.). Questo rinvenimento permette di inquadrare meglio le dinamiche di circolazione di beni di prestigio nel Mediterraneo in questa fase e, inoltre, una più puntuale datazione del nostro villaggio alle fasi avanzate del Capo Graziano, già indicata dalla ricchezza delle decorazioni sulla ceramica locale”.

Alcune zone hanno restituito abbondanti reperti di epoche successive tra cui ceramica a vernice nera, terra sigillata, anfore, lucerne, balsamari in vetro, tegole, ceramica invetriata e maioliche.

La seconda campagna di scavo ha permesso di definire la cronologia del villaggio preistorico e ha raccolto elementi fondamentali per comprendere l’organizzazione topografica interna al villaggio e l’interazione tra stratificazione antropica e vulcanica. Sono state inoltre individuate numerose classi di materiali di epoche successive che permetteranno di comprendere l’evoluzione storica complessiva dell’occupazione dell’isola.

“Per la ricostruzione delle modalità di vita degli antichi abitanti di Stromboli l’indagine spazia quindi su vari aspetti: l’interazione con il vulcano, l’ambiente naturale, i metodi di sussistenza, le materie prime, la tecnologia, le produzioni artigianali, l’organizzazione topografica, la sequenza cronologica, i contatti e i commerci a scala mediterranea. Molti di questi temi – conclude la prof. ssa Sara Levi – sono oggetto di tesi di laurea e di dottorato degli studenti che partecipano allo scavo”.

Con gli studenti modenesi erano presenti anche universitari di Ferrara, Roma La Sapienza, Lipsia (Germania) e dalla Boston University (USA).

Per gli aspetti vulcanologici i geologi di Modena sono affiancati da esperti delle Università di Pisa (Mauro Rosi) e Urbino (Alberto Renzulli e Patrizia Santi). Altre collaborazioni riguardano la geoarcheologia (Gianna Ayala, Università di Sheffield e Matthew Fitzjohn, Università di Liverpool), la geofisica (Michele Pipan, Emanuele Forte dell’Università di Trieste) e la fotogrammetria digitale (Maria Marsella, Università di Roma La Sapienza).

















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