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Goletta Verde di Legambiente a Rimini presenta le criticità del mare e delle coste dell’Emilia Romagna

Brutte notizie per il mare e le coste dell’Emilia Romagna. Le minacce più gravi arrivano dalle foci di fiumi e corsi d’acqua, che rappresentano la totalità degli otto punti critici rilevati dall’imbarcazione ambientalista. Fortemente inquinate 6 su 8 delle foci monitorate, nella fattispecie si tratta delle foci di: Ausa, Conca, Marano, Marecchia, Rubicone e Uso. Contaminate anche le foci del Savio e del Volano. È questo l’allarme lanciato da Goletta Verde – la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo di Consorzio Ecogas e Novamont – a conclusione della tappa emiliano romagnola.

Le criticità del mare e delle coste dell’Emilia Romagna sono state presentate questa mattina a Rimini da: Giorgio Zampetti, Coordinatore scientifico Legambiente, Barbara Semprini Cesari, Presidente Legambiente Rimini, Marco Sebastiano, Segreteria Legambiente Emilia Romagna, Luigi Rambelli, Presidente Legambiente Turismo, e Mauro Stambazzi, Direttore ARPA Emilia Romagna.

Focalizzate sui punti critici, le analisi dei biologici di Goletta Verde hanno evidenziato con campionamenti puntuali una situazione di allarmante sofferenza presso le foci dei fiumi, con grave rischio anche per le zone limitrofe. Situazione che, per altro, è peggiorata rispetto allo scorso anno. Infatti, mentre nel 2009 le foci di Uso e Marano erano risultate inquinate, quest’anno sono risultate gravemente inquinate. Nonostante gli attuali limiti di legge siano assai più generosi rispetto ai vincoli normativi che sono stati in vigore fino alla scorsa estate. Ma le minacce per il mare di questa Regione arrivano anche dalle acque prelevate nei pressi degli scarichi dei depuratori risultate con una concentrazione di inquinamento microbiologico ben oltre i limiti di legge. Inquinamento che non risparmia neanche le zone di maggior pregio. Come dimostra un campionamento aggiuntivo effettuato a Comacchio, in località Porto Garibaldi, nel canale navigabile che si trova di fronte al depuratore, in via Marina.

“Il principale indiziato del forte inquinamento microbiologico rilevato nella acque marine emiliano romagnole – ha spiegato Giorgio Zampetti, Coordinatore scientifico di Legambiente – è l’insufficiente depurazione, messo in crisi anche dall’aumento estivo del carico antropico. Da notare che questa situazione è emersa nonostante questa estate sia entrata in vigore la nuova normativa sulle acque di balneazione, con criteri più permissivi rispetto al precedente Dpr 470/1982. Con il recepimento della nuova direttiva europea che rende più permessivi i criteri per la balneabilità, molte località rischiano di risultare meno inquinate solo perché è cambiata la legge. Al contrario per risolvere definitivamente i problemi di trattamento delle acque reflue, non servono ‘colpi di spugna’ normativi, ma risorse economiche e nuovi cantieri per colmare quel deficit di depurazione, che in Emilia Romagna lascia oltre 900 mila cittadini, pari al 21% del totale, senza un servizio di depurazione”.

Le criticità del quadro depurativo della Regione Emilia Romagna sono in parte legate all’afflusso turistico nei periodi di punta, in parte a reti fognarie assenti e sistemi di depurazioni insufficienti a supportare la depurazione dei reflui urbani. Se la media regionale per il servizio di depurazione è del 79%, a livello dei singoli capoluoghi di provincia si registrano casi di città virtuose, come Modena, Bologna e Parma, la cui efficienza depurativa copre rispettivamente il 100%, il 98% e il 97% della popolazione, e casi meno eccellenti. A Ferrara e Forlì, ad esempio, il servizio di depurazione arriva alle soglie dell’83 e dell’85%, lasciando scoperte per Ferrara quasi 23 mila persone e per Forlì oltre 23 mila. Ancora, a Reggio Emilia il servizio depurativo copre l’85% della popolazione, lasciando non serviti quasi 28 mila residenti. Ravenna e Rimini raggiungono una soglia di depurazione del 94%, ma il servizio non arriva, rispettivamente, a oltre 9 mila e oltre 8 mila abitanti. Pur avendo un’ottima soglia di servizio depurativo, infine, Bologna e Parma lasciano scoperti oltre 7 mila e 5 mila residenti.

La questione di scarichi e depurazione per una città come Rimini, che vive prevalentemente di turismo balneare, è un tema particolarmente delicato.

“Se è vero che il nostro capoluogo di provincia ha una buona copertura del sistema di depurazione, è altrettanto vero che in occasione di forti precipitazioni il nostro sistema fognario va in tilt e vengono aperti tutti gli scarichi a mare – ha commentato Barbara Semprini Cesari, Presidente Legambiente Rimini -. Non è una sorpresa, purtroppo, che le foci di Marecchia e Ausa risultino fortemente inquinate. Apprezziamo l’impegno del Comune che approvando un atto di indirizzo per lo sdoppiamento della rete fognaria, dimostra di voler finalmente affrontare la questione. Ma non deve risolversi tutto in una mera dichiarazione di intenti. Infatti un Piano Generale delle Fogne era stato già approvato nel 2006, con priorità individuate e interventi programmati ma poi ben poco è stato fatto. Per risolvere il problema alla radice occorrono investimenti cospicui e tempi certi per l’applicazione di azioni pianificate ed efficaci”.

Purtroppo le brutte notizie per questa Regione non si limitano alla insufficiente depurazione, ma arrivano anche dalle acque e dalle coste.

“In questo caso, però, il pericolo non arriva dai batteri, bensì dalla pesca di frodo, dal cemento, dalle speculazioni edilizie e dal continuo consumo di suolo – ha illustrato Marco Sebastiano, Segreteria Legambiente Emilia Romagna-. Come denunciato dal rapporto Mare Monstrum 2010 di Legambiente, infatti, sono stati sequestrati 13 mila chili di pesce per pratiche di pesca illecite che minacciano l’intero settore. Ma sono stati registrati anche 122 casi di abusi su demanio marittimo. Considerando anche scarichi illegali e infrazioni al codice della navigazione l’Emilia Romagna ha fatto registrare 2,2 illeciti per chilometro di costa. E dopo sei decenni di crescita inarrestabile del cemento ed interi tratti di territorio compromessi, occorre che la Regione fissi un quantitativo limite di cementificazione da non superare, istituendo un sistema informativo sul consumo di suolo.”

Per avere dei segnali positivi bisogna volgere lo sguardo alle 9 località regionali premiate con le Vele della Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano. Guida che segnala le 364 località costiere di mare che hanno scommesso sulla qualità a trecento sessanta gradi, coniugando l’offerta turistica al rispetto dell’ambiente. Ha conquistato tre vele il comune di Cervia; due vele per Lidi di Ravenna, Rimini, Lidi di Comacchio, Misano Adriatico, Bellaria Igea Marino, Riccione, Cesenatico e Cattolica. L’Emilia Romagna è inoltre la regione con il massimo numero di strutture ricettive aderenti all’etichetta ecologica (ecolabel) di Legambiente Turismo, (124 con oltre 20.000 posti letto).

I prelievi vengono eseguiti dalla squadra di tecnici che viaggia via terra e vengono effettuate le analisi chimiche direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità).

Goletta Verde ringrazia il Cantiere navale G.A.M. per la manutenzione dell’imbarcazione “Catholica” e il Marina di Cattolica per l’ospitalità.

















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