I laureati nell’anno solare 2009 dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia coinvolti nel XII Profilo dei laureati italiani presentato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea sono stati in tutto 3.183. Tra questi: 1.828 laureati di primo livello (lauree triennali), 908 laureati nei percorsi specialistici biennali e 221 laureati di corsi di laurea a ciclo unico. La percentuale di risposte ricevute è stata dell’88,9%.A nove anni dall’avvio della riforma universitaria nel nostro Paese e in vista del rilancio della European Higher Education Area è ora possibile tracciare un attendibile bilancio d’insieme che ricordi le caratteristiche dei laureati dell’anno 2001 (quelli prodotti dal vecchio ordinamento) e descriva le caratteristiche di quelli di oggi, laureati nel 2009. Cosa è cambiato? Dove e in che misura la riforma è riuscita nell’obiettivo di migliorare le performance dei laureati e dove ha fallito?
“In dieci anni, una istituzione come quella universitaria, compreso l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, può dire di aver raggiunto questi risultati: ridotto considerevolmente l’età alla laurea; quadruplicato i laureati in corso; aumentato la frequenza alle lezioni; migliorato il rapporto con il mondo produttivo triplicando le esperienze di stage durante gli studi. Mi pare che i risultati raggiunti, al di là delle tante cose di cui l’università si deve emendare, siano complessivamente assai più confortanti di quanto non vadano ripetendo i tanti cultori del flop della riforma – dichiara il professor Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea -. E non sarebbero stati possibili questi risultati senza l’impegno dei tanti docenti e ricercatori veri e propri samaritani della cultura e della ricerca. Una preoccupazione, invece, dovrebbe essere tenuta ben più presente: che questi giovani, anche i più preparati, rischiano di restare intrappolati fra un sistema produttivo che non assume e un mondo della ricerca carente di mezzi”.
Dal 2001 al 2009: i laureati di Modena e Reggio Emilia prima e dopo la riforma
Per capire gli effetti della riforma è possibile fare un confronto tra il complesso dei laureati di Modena e Reggio Emilia del 2009 ed i laureati, sempre dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che hanno concluso gli studi prima della riforma (2001). Dal confronto emerge una figura di neodottore più giovane alla laurea, più regolare negli studi, con maggiori esperienze di stage.
L’età media alla laurea nel complesso dei laureati di Modena e Reggio Emilia del 2009 è di 26 anni contro i 26,9 anni dei laureati usciti nel 2001 (e scende ulteriormente a 25,1 anni per i laureati di primo livello 2009). Il valore inoltre è influenzato, in negativo, dalla crescita dei laureati che si sono iscritti all’Università di Modena e Reggio Emilia con due o più anni di ritardo rispetto all’età canonica dei 19 anni: nel 2009 sono stati il 18,7% nel complesso; con una punta sino al 20,3% per i laureati specialistici.
I laureati dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nel loro complesso, vengono soprattutto da famiglie dove il titolo accademico entra per la prima volta in casa: il 72,3% ha entrambi i genitori non laureati (è il 75% tra i laureati di primo livello; il 69% tra gli specialistici), confermando ciò che la Riforma ha incentivato, ovvero un allargamento dell’accesso agli studi universitari a fasce di popolazione meno avvantaggiate.
Nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, gli effetti positivi sulla regolarità negli studi sono evidenti: i laureati di Modena e Reggio Emilia in corso nel 2001 erano il 14,8% contro il 54,2% del complesso dei laureati del 2009. In questo caso con notevoli differenze tra i cicli di studio: sono in corso 55,5 laureati su cento di primo livello, quota che lievita al 56,6% tra gli specialistici e al 63% tra gli specialistici a ciclo unico. Se a questo dato si somma il numero di coloro che si laureano entro un anno dalla regolare durata del corso frequentato (24,7%) ci si rende conto che circa 4 laureati su 5 concludono i loro studi più o meno regolarmente.
Con la riforma crescono notevolmente anche le esperienze di tirocinio e stage che coinvolgevano il 16,5% dei laureati di Modena e Reggio Emilia del 2001 contro il 67,9% dei laureati 2009 (il 79% dei laureati di primo livello, il 61% dei laureati a ciclo unico e il 52,5% dei laureati specialistici).
Le esperienze di studi all’estero che coinvolgevano il 12% dei laureati di Modena e Reggio Emilia del 2001, salgono al 13% per il complesso dei laureati di Modena e Reggio Emilia del 2009, ma coinvolgono 16 laureati su cento specialistici (un valore che si avvicina alla soglia del 20% fissata dai ministri dell’Istruzione europei per il 2020).
La tendenza al proseguimento degli studi, già elevata prima dell’avvio della riforma (riguardava il 52% dei laureati di Modena e Reggio Emilia del 2001), viene confermata nel 2009: 53,5 laureati su cento di Modena e Reggio Emilia intende formarsi ulteriormente dopo aver conseguito il titolo. La percentuale si dilata in modo particolare, raggiungendo il 69,7%, fra i laureati di primo livello del 2009.
I laureati di primo livello 2009 dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia
Il traguardo della laurea è raggiunto in media a 25,1 anni. La media nazionale è di 26,2 anni ed è la seconda migliore performance dei colleghi degli Atenei del resto della Regione Emilia Romagna: Bologna 25,3; Ferrara 25,8; Parma 24,6.
La regolarità negli studi per i laureati di Modena e Reggio Emilia è più elevata della media nazionale: il 55,5% conquista il titolo in corso (con un 23% che si laurea al primo anno fuori corso) contro il 39% del complesso dei laureati italiani di primo livello. Prendendo in considerazione in questo caso l’indice di ritardo (ovvero il rapporto fra il ritardo e la durata legale del corso) si conferma che i laureati di Modena e Reggio Emilia sono in assoluto i più regolari a livello regionale: Unimore 0,24; Bologna 0,34; Ferrara 0,36 e Parma 0,31. Nazionalmente questo indice è 0,40.
La riforma universitaria ha portato anche ad un aumento dei laureati che frequentano regolarmente le lezioni: il 77% dei laureati triennali ha frequentato oltre i tre quarti degli insegnamenti previsti, contro il 67% della media nazionale.
Il 74,9% dei laureati di primo livello di Modena e Reggio Emilia ha entrambi i genitori non laureati, sostanzialmente come nella media nazionale.
I laureati dell’Università di Modena e Reggio Emilia di primo livello che hanno svolto tirocini e stage sono il 78,7%, percentuale di gran lunga superiore alla media nazionale (54,5%). L’esperienza di studio all’estero coinvolge il 12% laureati di primo livello di Modena e Reggio Emilia (7 con programma Ue). La media nazionale è del 10,6% (5,2% con Erasmus).
L’89% dei laureati dell’Università di Modena e Reggio Emilia si dichiara complessivamente soddisfatto del corso di studi (il 36,5% lo è “decisamente”).
Alla domanda se si iscriverebbero di nuovo all’Università risponde “sì”, ed allo stesso corso dell’Ateneo, il 72,5% dei laureati (la media nazionale è del 68%). Una percentuale che aumenta notevolmente considerando anche i laureati che si riscriverebbero all’Università di Modena e Reggio Emilia, ma cambiando corso (9%).
E dopo la laurea? Il 69,7% dei laureati di Modena e Reggio Emilia intende proseguire gli studi, meno di quanto avviene nel complesso dei laureati (77%). La gran parte dei laureati 2009 che ha espresso queste aspirazioni formative punta ad una laurea specialistica: il 56,5%. Un altro 6% intende iscriversi a un master universitario.
I laureati specialistici 2009 dell’Università di Modena e Reggio Emilia
Performance particolarmente brillanti mostrano i laureati specialistici del 2009 di Modena e Reggio Emilia. Che si tratti di laureati di qualità è confermato dalla loro particolare regolarità. L’analisi condotta mette in evidenza che si tratta di giovani che hanno concluso i loro studi in corso nel 56,6% dei casi – ed altri 34 su cento con un anno di ritardo – contro il 50% del complesso nazionale dei laureati specialistici. L’età media alla laurea nell’insieme dei laureati specialistici di Modena e Reggio Emilia del 2009 è di 26,4 anni (la media nazionale è di 27,3 anni); valore che sarebbe ancora inferiore al netto del 20% di studenti che si sono iscritti con due o più anni di ritardo rispetto all’età canonica. Infatti, se si guarda l’indice di ritardo (ovvero il rapporto fra il ritardo e la durata legale del corso) si può capire con quale impegno viene affrontata dalle ragazze e dai ragazzi di Modena e Reggio Emilia l’esperienza universitaria: Unimore 0,18; Bologna 0,21; Ferrara 0,23; Parma 0,17. In Italia 0,19. La votazione finale è in media 105,7 su 110.
Laureati di qualità, si è detto, favoriti probabilmente anche dall’ambiente familiare di provenienza che li vede uscire nel 29% dei casi da famiglie con almeno un genitore laureato.
Nell’esperienza formativa dei laureati specialistici si riscontrano indici particolarmente elevati di frequenza alle lezioni: 80 laureati su cento dichiarano di avere frequentato regolarmente più dei tre quarti degli insegnamenti previsti. Si riscontra, inoltre, una consistente esperienza di stage, che coinvolge complessivamente 52,5 laureati specialistici di Modena e Reggio Emilia su cento (contro il 53,3% a livello nazionale). L’esperienza universitaria compiuta con la laurea specialistica risulta ampiamente apprezzata (sono decisamente soddisfatti 42 laureati su cento, altri 50,6 esprimono comunque una valutazione positiva). Tanto che 80 laureati su cento la ripeterebbero.
Uno sguardo a quanto accade in Regione Emilia Romagna
Per il complesso dei laureati (primo livello, specialistici a ciclo unico e specialistici biennali) dell’UNIMORE l’età media di laurea è di 26 anni, oltre un anno di meno (27,1) degli universitari italiani, ed inferiore ad eccezione di Parma (25,9) anche di quella degli altri laureati emiliano-romagnoli: 26,2 Bologna, 26,8 Ferrara. Tuttavia prendendo a riferimento l’indice di ritardo (ovvero il rapporto fra il ritardo e la durata legale del corso) nessuno fa meglio degli universitari modenesi-reggiani: Unimore 0,3; Bologna, Ferrara e Parma 0,4 e nazionalmente 0,5.
Elevato anche il numero di laureati con passaporto straniero, che riflette una sempre maggiore integrazione della popolazione immigrata: Unimore 3,6; Bologna 3,2; Ferrara 3,1; Parma 1,9 e in ambito nazionale 2,7.
La media del voto di laurea 100,8 è inferiore a quella ottenuta dai colleghi degli altri Atenei: Italia 103,1; Bologna 102,1; Ferrara 101,9; Parma 101,9. Ma il numero dei laureati in corso, più della metà (54,2), è decisamente il più elevato.
Il giudizio dei laureati sul loro Ateneo
I laureati di Modena e Reggio Emilia sono decisamente tra i più soddisfatti della loro esperienza universitaria, così come si può desumere dal fatto che il 90,8% esprime un giudizio sufficiente del proprio corso di laurea: Bologna 86,3; Ferrara 88,5; Parma 89,3 e Italia 86,7.
Questa soddisfazione è confortata da un giudizio positivo/sufficiente per quanto riguarda il rapporto coi docenti (89,7%), il migliore a livello regionale; per l’adeguatezza delle aule (76,9%), che anche in questo caso accerta una situazione più soddisfacente rispetto a quanto accade nel contesto regionale e nazionale; e, infine, anche per le biblioteche, valutate in maniera positiva/abbastanza positiva dall’87,6% degli intervistati.
L’’insieme di questi giudizi porta a far sì che ben 3 laureati su 4 (75,8%) non sono affatto pentiti della scelta e rifarebbero lo stesso corso. Sul paino regionale si esprimono per una conferma della scelta il 69,5% dei bolognesi, il 69,7% dei ferraresi ed il 71,7 dei parmigiani contro il 68,4% del complesso degli italiani.
Una caratteristica dei laureati modenesi-reggiani è che sono tra quelli meno inclini a fare esperienze di lavoro all’estero, fosse anche nell’ambito dell’Unione Europea. Per Unimore gli indisponibili sono il 41,7%; per Bologna il 20,5%; per Ferrara il 37,2% e per Parma il 35,8%. Sul piano generale nazionale gli indisponibili sono, invece, il 29,3%.
“Quanto emerge da questa indagine, assolutamente rigorosa, – commenta il Rettore prof. Aldo Tomasi – è la conferma di un’attenzione profonda che il nostro Ateneo presta alla didattica. Certe performance ottenute dai nostri studenti non sarebbero possibili se dall’altra parte non si prestasse cura al rapporto coi docenti, alla situazione delle strutture e dei servizi. Fa indubbiamente piacere che i nostri laureati abbiano colto tutto questo come un segno positivo e distintivo del nostro Ateneo, che sempre di più si dimostra capace di offrirsi realmente ai giovani come un Università a misura di studente. Non è retorica in questo caso perché lo dicono le interviste a chi ha concluso il suo percorso di studi. Io come Rettore non posso che esprimere un ringraziamento ai colleghi, ai docenti, ai ricercatori che hanno contribuito a rendere permanenti queste performances e si sono impegnati a fare del nostro Ateneo una comunità partecipata in primis dagli studenti, che riescono a trovare le giuste ed opportune motivazioni per dare il meglio di se stessi. Questa sono convinto è la strada per metterci al apri delle migliori accademie europee ed internazionali. Non sarà facile perché nel nostro Paese e a livello di MIUR i meriti e certi sforzi non sono sufficientemente premiati, basti pensare agli investimenti tutti quanti bloccati. Mi auguro che chi leggerà questa indagine trovi modo di riflettere e correggere le vere distorsioni del sistema universitario e individui un insieme di criteri nella ripartizione dei fondi che risponda alle finalità della istruzione universitaria e non del peso dei campanili”.
Le performance a livello di Facoltà
I laureati più giovani sono quelli di Bioscienze e Biotecnologie e Ingegneria Reggio Emilia con un età media di 24,7 anni, seguiti immediatamente da quelli di Economia “Marco Biagi” con 24,8. Per contro i più avanti negli anni sono quelli di Scienze della Formazione (28,7) e Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali (27,9). Il dato assoluto comunque va interpretato avendo occhio all’indice di ritardo, ovvero al rapporto fra ritardo e durata legale del corso. In questo caso vediamo che la performance migliore riguarda gli studenti di Medicina che hanno un indice dello 0,13. Ma fanno bene anche gli studenti di Scienze della Formazione 0,16, di Bioscienze e Biotecnologie 0,19 e Farmacia 0,22. I più lenti a concludere sono gli studenti di Giurisprudenza che terminano con un indice di ritardo dello 0,59.
La più alta percentuale di laureati in corso si ha a Medicina e Chirurgia con il 73,3%, quasi 3 su 4, Bioscienze e Biotecnologie con il 66,9%, ovvero 2 laureati su 3, e ad Economia “Marco Biagi” con il 60,6%, seguite dal 59,1% di Scienze della Formazione e dal 58,6% di Agraria.
I più assidui a frequentare le lezioni sono gli studenti di Medicina e Chirurgia, dove il 95,2% non si perde più di una lezione su quattro, quelli di Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali (89,1%), Bioscienze e Biotecnologie (88,7%) e Ingegneria Reggio Emilia (88,1%).
Più di un laureato su tre (36,9%) di Lettere e Filosofia durante gli studi è stato all’estero per studio o per la tesi. A Ingegneria Reggio Emilia uno su cinque (20,5%) a ad Economia “Marco Biagi” il 17,9%. Nulle le esperienze all’estero per i laureati di Agraria e infrequenti anche per quelli di Giurisprudenza (4,2%) e di Scienze della Formazione (4,3%) e di Medicina e Chirurgia (5,1%).
Per quanto riguarda la partecipazione a tirocini o stage durante gli studi le maggiori opportunità sono state vissute dagli studenti di Lettere e Filosofia (82,7%), di Scienze della Formazione (81,4%) e di Farmacia (80,3), seguiti da quelli di Scienze della Comunicazione e dell’Economia (78,6%).
I più soddisfatti del corso di laurea frequentato sono i laureati di Ingegneria Reggio Emilia (96,1%), seguiti da quelli di Scienze della Formazione (95,0%) e di Farmacia (93,4%). Ma, complessivamente si attestano sopra alla media del 90 per cento di soddisfazione anche Agraria (91,7), Bioscienze e Biotecnologie (90,5), Economia (91,4), Giurisprudenza (90,9), Scienze della Comunicazione e dell’Economia (92,0).
Trascinano il buon giudizio complessivo dell’Ateneo relativamente al rapporto coi docenti i docenti di Agraria (più che sufficiente per il 95,8% degli intervistati), di Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali (95,5%) e di Scienze della Formazione (94,4%). Sopra al 90% di soddisfazione anche i docenti di Bioscienze e Biotecnologie (93,0%), Farmacia (90,8%), Lettere e Filosofia (93,5%). I più insoddisfatti in questo caso sono gli studenti od ex studenti di Ingegneria Modena con 86,1% di soddisfazione.
Decisamente buono il livello delle aule per gli studenti di Agraria che le trovano soddisfacenti nel 95,8% dei casi, per quelli di Ingegneria Modena (91,9% dei casi) e di Scienze della Comunicazione e dell’Economia (91,2% dei casi). Una certa insoddisfazione è, invece, espressa dagli studenti di Lettere e Filosofia (solo il 38,1% le ha trovate adeguate sempre o spesso) e di Giurispruenza (50,0%).
Le migliori biblioteche sono quelle poste a servizio degli studenti di Economia “Marco Biagi” (95,9% assegna la sufficienza), di Bioscienze e Biotecnologie e Giurisprudenza (91,3%). Riserve critiche vengono espresse per il servizio dagli studenti di Ingegneria Reggio Emilia (solo il 57,5 le assolve), e di Agraria (66,6 le assolve).
Alla domanda se rifarebbero lo stesso corso hanno risposto in maniera entusiasta l’84,5% dei laureati di Scienze della Formazione. Si collocano un po’ più distanti, invece, quelli di Giurisprudenza e Ingegneria Reggio Emilia (78,8%) e di Ingegneria Modena (78,3%).
“Oltre alle naturali, piccole, differenze che ci possono essere – chiarisce il prof. Tommaso Minerva, Delegato d’Ateneo per la Didattica – emerge una situazione di soddisfazione diffusa tra tutte le facoltà. L’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, quindi, nel suo complesso propone percorsi di laurea, docenti, servizi e strutture che incontrano la soddisfazione dei propri studenti in misura più rilevante sia rispetto alla media nazionale sia rispetto allo scenario regionale. Questo è frutto dell’attenzione che è sempre stata posta sulla progettazione, sulla programmazione e sulla organizzazione della didattica. L’applicazione della riforma <3+2> ha trovato nel nostro Ateneo una applicazione attenta e rigorosa rispondente sia alle esigenze del mondo produttivo sia alle esigenze degli studenti. Lo vediamo sia dagli esiti di questa indagine sia da quella relativa alle capacità occupazionali dei nostri laureati. Questi risultati incoraggianti, però, non devono illuderci o farci allentare la tensione. Se è vero che rispetto al panorama italiano UNIMORE rappresenta una delle migliori realtà è con l’Europa, l’Estremo Oriente e gli Stati Uniti che dobbiamo/vogliamo confrontarci. Il tasso di abbandono tra il primo e secondo anno, il tasso di studenti fuori-corso, il tasso di studenti che conseguono il titolo con un ritardo superiore a un anno sono quasi nulli in quasi tutto il resto del mondo industrializzato. Il nostro sistema universitario è sicuramente diverso (con molti pregi e qualche difetto), UNIMORE presenta i migliori dati in ambito nazionale ma dobbiamo lavorare molto per ridurre ulteriormente questi parametri. Il nostro impegno è nelle politiche per l’orientamento (far scegliere allo studente il corso di laurea più affine), alla valutazione pre-immatricolazione, al recupero delle competenze minime iniziali per consentire al neo-studente di poter avviare nel modo migliore il proprio percorso di studi e anche nelle politiche di servizi a supporto dello studente e dell’attività didattica sempre più efficienti, omogenei tra tutte le facoltà, innovativi e rispondenti ai tempi”.