Sull’ennesimo aumento della TIA Confcommercio e Lapam Zona di Modena prendono atto che a nulla sono serviti mesi di confronto tra l’Amministrazione Comunale e le Associazioni di Categoria, che, sin dall’inizio, hanno fatto notare come fosse impossibile per le imprese, spesso con cicli produttivi interrotti, quindi incapaci, purtroppo, di produrre rifiuti, sopportare un ulteriore aumento tariffario.
Questo mentre gli utili calano, spesso si deve metter mano a licenziamenti e la residua clientela non solo pretende che i prezzi siano congelati ma pretende sconti.
Dunque primaria era stata la richiesta che HERA assumesse un atteggiamento di responsabilità sociale verso il territorio di una città in affanno e congelasse, per il 2010, le proprie tariffe.
Ciò peraltro a fronte dei brillanti utili che la società, anno dopo anno,vanta.
Sul mondo delle imprese, dunque, si abbatterà l’ennesimo incremento tariffario: basti pensare che a causa di un trend di aumenti della TIA susseguitisi negli ultimi due anni, sono rimaste duramente colpite in particolare le attività artigianali come parrucchieri ed estetisti (+ 13,13%), ristoranti, bar, pizzerie (+ 11,49%), negozi di ortofrutta, pescherie, rivendite di fiori piante (+ 12,72%), alberghi (+7,76%), banchi di mercato di generi alimentari (+7,60%), uffici, studi professionali (+10%).
La detenzione in mano pubblica del 62 per cento del capitale sociale di Hera, il proclamato ancoraggio del gruppo al territorio modenese, avrebbero dovuto implicare una attenzione maggiore alle PMI con un conseguente, magari solo momentaneo, ridimensionamento della vocazione a remunerare il capitale.
Confcommercio e Lapam sono dell’avviso che l’Amministrazione Comunale sia rimasta, in questa occasione, ostaggio delle richieste di Hera – che si colloca al di sopra della crisi economica che investe tutta la società modenese – nonché sorda a richieste di riequilibrio tariffario tra le diverse categorie economiche, che in molti casi sarebbero state a costo zero.