Il gruppo consiliare “Modena 5 stelle-beppegrillo.it” ha cambiato il nome in “Modenacinquestelle.it”, lo ha deciso il capogruppo Vittorio Ballestrazzi. Il presidente del Consiglio comunale, Caterina Liotti, ne ha dato comunicazione all’Aula nella seduta di lunedì 21 giugno e la Conferenza dei capogruppo ha deciso di aprire un dibattito in Consiglio sulla questione.
“Ho chiesto che sull’argomento ci fosse una riflessione, perché per trasparenza e correttezza mi pare giusto parlarne, non solo sui giornali, ma anche in Consiglio, affinché i cittadini possano rendersi conto di quanto accade”, ha affermato, per il Pd il capogruppo Paolo Trande. E ha aggiunto: “Non c’è nessun giudizio personale o morale sulla scelta di Ballestrazzi; i consiglieri non hanno vincolo di mandato, quindi non si pone un problema di legittimità regolamentare, ma di rappresentanza politica sì. Almeno una parte di quei 3mila 600 cittadini che hanno votato la sua lista, non sono più rappresentati in quest’Aula: sappiano quindi che troveranno in noi un interlocutore serio”. Francesco Rocco, ricordando come lui e l’85 per cento dei consiglieri Pd non fossero presenti nella passata legislatura, ha sottolineato: “Abbiamo chiesto un dibattito quando Galli e Taddei hanno cambiato schieramento politico e per coerenza lo abbiamo fatto ora”, e ha concluso: “Se il mio partito non rispecchiasse più le mie idee, mi dimetterei, perché sebbene sia stato eletto, so di essere qui grazie al Pd”. Un pensiero condiviso da Cinzia Cornia che, pur manifestando solidarietà al capogruppo sfiduciato dal suo partito, ha richiamato i consiglieri a non fare i finti ingenui: “E’ ovvio che se un gruppo politico non è più rappresentato si cerca di interloquire con i quegli elettori”, ha affermato. Maurizio Dori è intervenuto condannando “le parole offensive e scurrili” del consigliere della Lega Barberini, che aveva definito l’atteggiamento del Pd “vergognoso”, e lo ha invitato a usare un linguaggio diverso. Un richiamo che il vicepresidente del Consiglio Giancarlo Pellacani, che presiedeva la seduta, ha fatto proprio e rivolto a tutti.
Per Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle) il cambio di denominazione non comporta nulla dal punto di vista dei costi della politica. “Ero candidato sindaco – ha spiegato – ho firmato un programma che rimane il mio, i modenesi mi hanno votato per quel programma e io ho intenzione di portarlo avanti”. Ha, inoltre, letto la lettera con cui Beppe Grillo lo diffida dall’uso del logo e del simbolo del movimento, e ha commentato: “Sono dispiaciuto perché è successa una cosa che secondo me andava contro i principi basilari del movimento, il rapporto negativo nei miei confronti è dovuto al fatto che non ho voluto tacere su una questione che ho considerato una ingiustizia”, la mancata elezione della Poppi.
Sergio Celloni (Mpa) ha ricordato il percorso che lo ha portato dall’Udc a formare i Popolari liberali e poi ancora verso il Popolo della libertà e fino al Movimento per l’autonomia e ha concluso: “Non è detto che mi fermerò qua; non si tratta di trasformismi, ma di percorsi che ci si trova a fare, rimane in ogni caso l’impegno assunto nei confronti del territorio e degli elettori”.
Michele Barcaiuolo (Pdl), sottolineando che in passato è sempre stato negato il dibattito in Aula richiesto in casi analoghi dall’opposizione, ha detto: “O la prassi ha un valore e il dibattito non si deve mai fare, oppure questo caso indica la strada da seguire in futuro e potremmo aprire un dibattito anche sulla situazione del vicesindaco”. E ancora: “Ballestrazzi era candidato sindaco, coloro che lo hanno votato hanno indicato sulla scheda proprio il suo nome, inoltre il cambiamento non sposta gli equilibri in Consiglio”.
Per la Lega nord, Andrea Galli ha definito “una vigliaccheria” il dibattito voluto dal Pd, “motivato dal fatto che il successo del movimento di Beppe Grillo ha eroso voti al Partito democratico”. Riferendosi al movimento e allo stesso Beppe Grillo, ha infine parlato di “un bluff politico” che ha cavalcato facili battaglie con buoni risultati. “Vergognatevi”, ha detto Stefano Barberini rivolto ai consiglieri di maggioranza, affermando di provare “schifo” per “l’orrida email” inviata per errore a diversi altri consiglieri, oltre a quelli del suo partito, da Enrico Artioli (Pd) che invitava a far emergere le contraddizioni all’interno del movimento grillino per il bene della città e del Pd. “Non ero d’accordo che si facesse un processo a un collega che dovrà rispondere ai suoi elettori – ha insistito il capogruppo Mauro Manfredini – nella passata legislatura nulla del genere è mai stato fatto”.
Infine, Eugenia Rossi (Idv) ha parlato di “esempio positivo di cambiamento di pensiero”, precisando: “Solo dove c’è il pensiero unico, non ci possono essere ripensamenti”. La consigliera, concludendo, si è detta “dispiaciuta di non avere una eletta come la Poppi, scippata del risultato che l’elettorato le aveva riconosciuto, poiché non crede al partito padrone, ma solo al mandato dei cittadini nei confronti di una persona”.