lunedì, 6 Maggio 2024
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Modena, Aimi (PDL): gravissime le parole di Di Pietro

“Inopportune, gravi e potenzialmente pericolose le parole pronunciate da Di Pietro durante il comizio tenuto in Piazza Grande a Modena, con le quali ha di fatto auspicato una soluzione tutt’altro che democratica, adiritttura violenta, nei confronti del Premier, ribatezzato per l’occasione Benito Berlusconi”, ad affermarlo Enrico Aimi, candidato capolista del PDL , il quale esorta la magistratura modenese a verificare se dalle parole del “leader” dell’IDV siano ravvisabili gli estremi del reato di “istigazione a delinquere”. Urlare in piazza davanti a centinaia di persone : “Cosi’ come e’ successo con Mussolini adesso dobbiamo liberarci di Benito Berlusconi”, e’ un fatto gravissimo. E lo sono ancora di più, non solo perche’ provengono da un ex magistrato, ma soprattutto in quanto pronunciate proprio a Modena ove si e’ consumata la vicenda di Matteo Mezzadri , allora giovane esponente del PD che aveva auspicato su facebook una pallottola alla testa per Berlusconi. Poco tempo dopo, a Milano, Tartaglia colpiva non virtualmente il Premier al volto.  Ma Di Pietro non e’ un Mezzadri qualunque. Purtroppo esistono squilibrati pronti a passare dalle parole ai fatti, soprattutto quando e’ autorevole la fonte e il linguaggio e’ seduttivo ed evocativo.

Cosa dobbiamo aspettarci ora ? E’ in atto una preoccupante ondata di violenza che deve essere fermata come ha auspicato peraltro il Presidente della Repubblica esortando i politici ad abbassare i toni. Prenda atto Di Pietro che Berlusconi e’ stato democraticamente eletto dagli italiani. L’unico atto, definibile in “dipietrese” fascista e’ quello di chi non riconosche la sovranita’ del popolo e ritiene che Piazzale Loreto sia la soluzione. Non si puo’ essere difensori dei valori della costituzione e della democrazia solo ad intermittenza.

Invitiamo dunque il PD a prendere con fermezza le distanze dall’alleato”  – ha concluso Aimi – ” in caso contrario il partito di Bersani rischia il suicidio politico o, nella migliore delle ipotesi, di consegnarsi prigioniero di guerra nelle mani dell’uomo di Montenero di Bisaccia.
















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