Calano gli addetti, diminuiscono le ore lavorate, si riduce la massa salari; aumentano la cassa integrazione e le imprese insolventi. Sono gli indicatori che confermano l’andamento negativo dell’edilizia modenese. Dopo il calo di 1.300 addetti registrato nel 2008, l’anno scorso le costruzioni hanno perso altri 1.651 posti di lavoro, pari al 15 per cento degli occupati complessivi, e 1,4 milioni di ore lavorative. Inoltre sono triplicate le ore di cassa integrazione, passate dalle 249 mila del 2008 alle oltre 700 mila del 2009. I dati, elaborati dalle Casse Edili modenesi, preoccupano fortemente i sindacati di categoria. «I numeri confermano un ulteriore aggravamento della crisi che ha colpito pesantemente l’edilizia – affermano Filca-Cisl, Fillea-Cgil e Feneal-Uil di Modena – A queste cifre si aggiunge un altro significativo indicatore economico: è calata la massa salari, cioè il totale delle retribuzioni lorde di tutti i lavoratori edili (operai) dipendenti delle imprese modenesi. Rispetto ai 110,2 milioni di euro del 2008, siamo scesi ai 96,7 milioni di euro del 2009, con una perdita di salario pari a 13,5 milioni di euro. È una conseguenza diretta della diminuzione di addetti e ore lavorate».
Alla riduzione della massa salari si aggiunge l’aumento delle imprese insolventi nei confronti delle Casse Edili, alle quali bisogna comunicare ogni mese il numero di addetti e ore lavorate, versando i relativi contributi. Le imprese insolventi sono passate dal 6 al 17 per cento del totale, mentre sono aumentate esponenzialmente anche le aziende che chiedono alle Casse Edili la rateizzazione dei versamenti per poter ugualmente ottenere il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) e concorrere agli appalti.
«Questi problemi non riguardano solo le piccole imprese, ma anche quelle più strutturate, con alle spalle una storia ineccepibile di regolarità contributiva – osservano Filca-Cisl, Fillea-Cgil e Feneal-Uil – Questo significa che la crisi finanziaria e di liquidità si fa sentire in particolare nel settore delle costruzioni. Una delle cause è il patto di stabilità per i bilanci degli enti locali, che determina spesso una dilatazione dei tempi di pagamento delle opere pubbliche. Non di rado i soldi arrivano fino a due anni dopo la realizzazione dei lavori. In questo contesto di gravi difficoltà si inseriscono i problemi annosi dell’edilizia: la sicurezza dei cantieri, la regolarità delle imprese, il lavoro grigio o nero, il sistema di affidamento dei lavori pubblici, purtroppo ancora legato al massimo ribasso, le difficoltà di accesso al credito per le imprese e famiglie che vorrebbero investire in edilizia».
La Flc nazionale (Federazione lavoratori delle costruzioni, la sigla unitaria dei sindacati edili) già l’anno scorso aveva lanciato l’allarme in occasione degli stati generali delle costruzioni; a Modena le parti sociali hanno avviato un confronto intenso per realizzare politiche attive di sostegno ai lavoratori e alle imprese. In questa situazione, infatti, i sindacati temono che il settore edile possa destrutturarsi e deprofessionalizzarsi; un rischio che finirebbe con il favorire coloro che competono solo riducendo il costo del lavoro.
«In questa fase di rinnovo dei contratti nazionali di settore e dei successivi confronti sul contratto provinciale, riteniamo che si debba lavorare per la tenuta del sistema delle imprese regolari che occupano lavoratori qualificati e formati, sia sul lavoro che sulla sicurezza. Un elemento importante che potrà aiutare il settore è l’inserimento, nel rilascio del Durc, anche della cosiddetta congruità contributiva, cioè la valutazione sulla base di criteri concordati tra le parti sociali della giusta percentuale di lavoratori dipendenti sull’ammontare complessivo dell’opera. Ciò eviterebbe di avere aziende che figurano avere un solo dipendente, ma che lavori faraonici.
Inoltre sarà oggetto di attenzione la conservazione delle professionalità del settore, concordando con le aziende l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali (come già si sta facendo) e periodi di riqualificazione dei lavoratori in cassa integrazione e /o disoccupati». La Flc chiede agli enti ispettivi, all’Azienda Usl e ai Comuni di intensificare, anche attraverso la polizia municipale, i controlli per contrastare il lavoro irregolare e le condizioni di insicurezza nei cantieri edili. Alle forze politiche i sindacati sollecitano il varo della legge per qualificare l’accesso al settore e la creazione di misure deterrenti che prevedano, in caso di gravissime irregolarità, anche la revoca della licenza di costruttore.
Cgil-Cisl-Uil edili chiedono alle banche di sostenere le imprese regolari valutando la loro affidabilità e la remunerazione degli investimenti. Per favorire l’accesso delle imprese al credito le parti sociali hanno messo a disposizione ingenti risorse delle Casse Edili.
La Flc chiede alle stazioni appaltanti, che ancora non lo hanno fatto, di aderire al protocollo degli appalti pubblici in provincia di Modena e di verificare con maggior rigore la documentazione di regolarità rilasciata dalle Casse Edili di Modena. Infine i sindacati sollecitano la realizzazione delle infrastrutture necessarie al territorio e politiche sulla casa.