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4 condanne e 4 assoluzioni per la morte di un operaio in un cantiere Tav a Bologna

Quattro condanne e quattro assoluzioni per la morte dell’operaio veneziano 48enne Enzo Celeghin avvenuta il 18 agosto 2004 nel cantiere Tav di via Agucchi a Bologna. Così ha deciso il giudice monocratico Grazia Nart. Il 18 agosto l’operaio stava lavorando lungo la linea Bologna-Milano: sollevato da un muletto, doveva montare le mensole che sostengono i cavi dell’alta tensione. Un’operazione che per essere effettuata in sicurezza richiede l’interruzione della corrente. Accorgimento che secondo l’accusa non fu preso e questo causò un arco voltaico che a Celeghin costò la vita.

Per quella morte bianca erano finiti a processo per omicidio colposo il direttore dei lavori di Italferr (società del gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce i lavori commissionati da Tav Spa), il direttore dei lavori del consorzio Bologna Ponente (costituito dalla Coopsette di Reggio Emilia e dalla Cmc di Ravenna) che aveva in appalto l’opera e sei tra dipendenti e dirigenti della ditta Bonciani di Ravenna che operava in subappalto.

Celeghin lavorava per la Bonciani da circa sette anni. E sono tutti dell’impresa ravennate i condannati ad un anno con pena sospesa per omicidio colposo. Si tratta del presidente, del capo commessa, del direttore del cantiere e del capo squadra.

Per loro il pm Flavio Lazzarini aveva chiesto un anno e sei mesi. Richiesta di assoluzione accolta invece per gli altri quattro imputati: il direttore dei lavori dell’Italferr, il direttore dei lavori della Bologna Ponente e altri due dipendenti della Bonciani.

















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