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C’è un Appennino da ri-pensare: meno assistenziale e più innovativo

C’è un Appennino da ri-pensare. E a proporlo sono tre professioniste che in questi anni hanno portato avanti un progetto di ricerca sull’Appennino finanziato dalla Fondazione Manodori e hanno seguito diverse esperienze lavorative in vari settori nel nostro territorio.

Sarà infatti l’Associazione Sestante, composta da Silvia Costetti (architetto), Michela Costi (dottoressa in Conservazione dei beni culturali) e Chiara Dazzi (archietetto), a presentare “La strada dal mare – invertire la rotta”, di prossima pubblicazione.

“Ri-pensare l’Appennino” è il titolo della serata del 17 febbraio (ore 21), al foyer del Teatro Bismantova di Castelnovo ne’ Monti, proposta dall’associazione Sestante in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Una ricerca che nasce per sollecitare il dibattito. Obiettivo? Evidenziare i punti di forza di un’area per la quale è ormai prioritario elaborare nuove strategie di sviluppo.

Il lavoro che verrà presentato propone quindi idee, temi e progetti sul e per l’Appennino, che può e deve avere un futuro diverso dall’essere serbatoio di forza lavoro per i vicini distretti industriali, in un ruolo subalterno senza prospettive di crescita.

“L’Appennino – dicono Sestante – ha le potenzialità per diventare un territorio laboratorio: un luogo dove le energie creative trovano spazi per pensare e per ricercare, un luogo dove si possono osservare processi di eccellenza prendere corpo e dove le energie sono orientate a portare avanti progetti avanzati, esportabili anche in altre realtà; un territorio in fermento, in continua evoluzione”

Cosa intendete per territorio laboratorio?

“L’Appennino come luogo che persegue il suo sviluppo seguendo le sue vocazioni – siano esse antiche o moderne – con la massima qualità possibile, e che quindi cresce in armonia con le proprie caratteristiche, raggiungendo obiettivi condivisi e sostenuti da chi vive il territorio stesso”.

“Questa giornata – spiega Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano – giunge in contemporanea con la proposta di Confcooperative Reggio Emilia e Industriali di Reggio Emilia su “ri-pensare la montagna” con un progetto per la creazione di nuove imprese, di reti imprenditoriali e innovazione. Mi fa piacere perché siamo sintonizzati con due delle più grandi organizzazioni professionali reggiane”.

La ricerca e le proposte che Sestante presenterà mercoledì sono il risultato di ricerche di alcuni anni e i temi che saranno proposti provengono anche dallo studio di altre esperienze italiane, dalla loro analisi e dal loro confronto con la realtà del nostro Appennino.

In questa occasione d’incontro Sestante mette ora a confronto i suoi risultati, affatto casualmente in quello spazio della cultura che è il teatro.

















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