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Cia Reggio: tanti possibili danni all’agricoltura se si declassano i comuni montani

Buona partecipazione ed intenso dibattito hanno contrassegnato l’Assemblea congressuale Cia sull’Appennino reggiano, svoltasi questa mattina a Castelnovo né Monti, con gli interventi del presidente zonale dell’Organizzazione Ivan Magliani e di quello provinciale Ivan Bertolini.

Si è discusso non solo delle tesi congressuali, ma anche della situazione del settore, che desta ancora preoccupazioni, anche se la ripresa del Parmigiano-Reggiano attenua l’allarme che era alto pochi mesi fa. Non si può però pensare che tutto sia alle spalle, e gli interventi strutturali necessari per mettere questa produzione al passo con i tempi non devono essere dimenticati. Si è parlato poi dei danni causati alle produzioni dai tanti ungulati presenti sul territorio, e del tema dell’unità tra associazioni agricole, dove accanto all’apprezzamento per quanto stanno facendo Cia-Confagricoltura-Copagri, emerge anche preoccupazione per l’azione della restante Organizzazione, che rischia di indurre invece spaccature, anche e soprattutto nell’ambito delle cooperative come le latterie.

Si è discusso anche della nuova classificazione dei comuni montani impostata dall’ultima Finanziaria, che dimezzerebbe i comuni classificati come tali nell’Appennino reggiano. Su questo problema, e sulle conseguenze sui servizi per il territorio, l’Assemblea ha approvato un documento specifico. Le sottolineature per il settore agricolo mettono in rilievo come “Per l’agricoltura si ipotizza un ridimensionamento delle risorse Comunitarie Pac, l’aumento dei contributi assistenziali e previdenziali a carico delle imprese, nonché la possibile tassazione dei terreni”. Nei comuni “declassati” come non più montani, infatti, potrebbero non godere più delle indennità compensative riservate dal Piano regionale di sviluppo rurale agli agricoltori montani, potrebbe decadere lo sgravio di parte della contribuzione, potrebbe essere inserita l’Ici sui terreni, per gl’investimenti il contributo pubblico a fondo perduto potrebbe calare dal 45% previsto per la montagna al 30% delle altre zone territoriali. Quanto alle quote latte, nei comuni “declassati” non si effettuerebbe più la compensazione che finora ha consentito nella zona di non pagare il superprelievo.

Sul fronte dei servizi, “La questione è molto complessa e va dagli effetti della riforma Gelmini, alle Politiche di Poste Italiane nei confronti degli Uffici Postali Marginali, alla Banda Larga, il taglio pesante al Fondo Sociale Nazionale, per arrivare al recente Decreto Ronchi, che porteranno ancora una volta ad aumentare le difficoltà, già profonde, presenti in questi territori”, afferma il documento approvato. Per quanto riguarda specificamente l’agricoltura, una sottolineatura particolare riguarda il fatto che la prevista soppressione delle Comunità montane, sguarnirebbe il territorio agricolo dei servizi ora assicurati da questi enti; alla Provincia quindi si raccomanda di tenere presente il problema e di assicurare la permanenza di un ufficio agricolo sul territorio montano.

















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