Ammontano a 56 milioni e 200 mila euro gli interventi straordinari – già stanziati in termini di competenza – per interventi urgenti nelle carceri dell’Emilia Romagna: a questa cifra, che attende solo i riscontri in cassa che arriveranno in seguito all’approvazione del nuovo piano carceri da parte del Consiglio dei Ministri, si aggiungono altri 8 milioni di euro per la costruzione del terzo lotto della struttura carceraria di Forlì che si prevede debba essere completata nel giro di un paio d’anni.
Altri 32 milioni 510 mila euro sono stati invece richiesti per gli interventi di messa a norma di tutti gli istituti regionali, con interventi che vanno dall’impiantistica, alle docce, agli allarmi sicurezza: ma di questa cifra “di programma” si conosce solo al momento l’entità richiesta.
E’ questo il quadro dell’amministrazione penitenziaria in Emilia Romagna, che riguarda i 12 istituiti penitenziari regionali già da tempo al centro dell’attenzione dello Stato in particolare per il sovraffollamento delle strutture, con Bologna in testa alle situazioni più problematiche (il carcere della Dozza conta oggi di fatto 1148 presenze a fronte di una capienza regolare di 494, tollerata di 892 presenze; 155 i detenuti bolognesi che sono stati spostati altrove proprio causa il sovraffollamento). A tutt’oggi nelle carceri dell’Emilia Romagna risultano 4.462 presenze: altri 710 detenuti, causa il sovraffollamento, sono stati trasferiti ad altre regioni. Il 50% della popolazione carceraria e’ fatta di immigrati: molti sono in carcerezione preventiva (66%).
“Nel giro di due o tre anni porteremo nuovi 1700 posti – commenta Nello Cesari, Provveditore dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna – che si andranno a aggiungere ai 2408 regolamentari. In totale circa 4200 regolamentarui, elevabili fino a 5700 posti ( molti detenuti preferiscono stare in cella in due persone invece che soli, cosa che spesso richiedono gli stessi detenuti) a cui, a mio parere, vanno aggiunti quelli del nuovo carcere di Castelfranco ristrutturato, in cui sarà trasferito l’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. In totale dunque, circa 5800, 5900 posti”.
Tra gli interventi più significativi, il completamento del carcere di Forlì, i lavori di completamento del penitenziario di Rimini, la fine dei lavori al carcere di Parma che vede altri 200 posti, in 4 sezioni. Ulteriori padiglioni nelle varie strutture porteranno 150 posti a Modena, 200 a Piacenza, 200 a Parma, 200 a Ferrara e 200 a Bologna. Di tutti questi interventi, risultano già appaltati quelli di Modena (previsto completamento dei lavori tra un anno e 1/2): a Piacenza è in corso la gara d’appalto, mentre tutti altri sono in progettazione.
“Il quadro, al termine degli interventi, risulterà più che dosato rispetto alle esigenze – conclude Cesari – anche se la risposta decisiva dovrebbe avvenire con la decarcerazioni e con le misure alternative alla detenzione. Attualmente, in Emilia Romagna, sono in atto 600 misure alternative, erano 2000 prima dell’indulto. Con altre mille, la situazione sarebbe diversa, solo che purtoppo spesso mancano i presupposti per tali provvedimenti, che hanno regole ben precise (una condanna definitiva non superiore ai 3 anni) e spesso vengono assegnate solo se il detenuto può godere di una rete opportuna di servizi sociali e di un lavoro una volta tornato in libertà”.