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Sicurezza, Motti: telecamere in tutti gli asili

Bambini tirati per i capelli, picchiati con giocattoli o costretti con la violenza a ingurgitare la pappa. Queste e altre scene sono state immortalate dalle telecamere nascoste dalla polizia all’interno dell’asilo “Cip Ciop” di Pistoia nel corso dell’indagine che ha condotto all’arresto di una maestra e della titolare della struttura.

L’eurodeputato Tiziano Motti, eletto nel collegio Nord Est nelle fila dell’Udc, di fronte a questi filmati, mandati in onda dai telegiornali e messi online su alcuni siti internet, ha reagito con grande sconcerto, al pari di milioni di altri italiani. Sconcerto che l’onorevole ha tradotto in azione politica con un’interrogazione alla Commissione Europea e presentando una dichiarazione scritta con richiesta di risoluzione che impegni il Parlamento Europeo. L’iniziativa è stata presentata oggi nel corso di una conferenza stampa che si è svolta all’hotel Classic di Reggio Emilia.

L’eurodeputato chiede alle istituzioni europee di uniformare le normative nazionali per consentire di installare negli asili e nelle scuole elementari sistemi di videosorveglianza interna ed esterna. «I filmati realizzati all’interno delle classi – spiega il deputato – dovrebbero essere conservati e accessibili alle forze di polizia, a semplice richiesta oltre che nel caso di indagini della magistratura su determinate ipotesi di reato».

In alcune strutture italiane esistono già sistemi di videosorveglianza che consentono ai genitori di poter seguire da casa, dal proprio computer, quanto avviene nelle classi. In questo modo i genitori possono rendersi conto dei metodi educativi adottati nelle strutture frequentate dai figli e verificare che si trovino in condizioni di serenità.

«Ritengo che gli asili e le scuole che intendano, volontariamente, dotarsi di questi sistemi – dice l’onorevole Motti – già collaudati con successo in molte realtà, debbano essere incentivati e finanziati».

L’eurodeputato dell’Udc-Ppe chiede all’Europa di finanziare questo aggiornamento tecnologico e auspica che analoghe iniziative siano adottate dallo Stato e dagli enti locali per concorrere alle spese degli asili e delle scuole elementari. «In questo modo avremo fatto qualcosa di concreto con attenzione sia al pubblico che al privato – conclude il parlamentare – per limitare la possibilità che si verifichino episodi come quelli di Pistoia».

La proposta di adottare sistemi di videosorveglianza negli asili ha trovato sostenitori anche su internet, con l’immancabile gruppo di discussione su Facebook intitolato “Videosorveglianza nelle classi degli asili”.

Alcuni parlamentari italiani hanno espresso parere favorevole a queste proposte e sono state presentate un’interrogazione e una mozione bipartisan. Su questo argomento si potrebbe dunque realizzare una convergenza trasversale fra partiti in Europa e in Italia.

In un’intervista a un quotidiano si è detto d’accordo con la proposta anche Simone Mucciola, il poliziotto di Pistoia che con la sua segnalazione ha dato avvio alle indagini all’asilo Cip Ciop: «Il mio parere personale – ha detto l’agente – alla luce di quanto accaduto, è più che favorevole».

Patrizia Bonaccorso, titolare dell’asilo “Il Tempio del Bambino”, in provincia di Pescara, che per primo in Abruzzo ha adottato un sistema di videosorveglianza e webcam a disposizione dei genitori, appoggia la necessità di un intervento legislativo: «Questo servizio è molto apprezzato dai genitori – dice la maestra – non perché non si fidano di noi, ma perché lavorando anche nove ore al giorno hanno la possibilità di dare un’occhiata al figlio. In materia esiste però un vuoto legislativo che deve essere colmato e noi come struttura abbiamo infatti incontrato molte difficoltà. Spero dunque che la proposta del deputato Motti vada a buon fine».

Roberto Mirabile, presidente dell’associazione “La Caramella Buona”, da 13 anni impegnata nella lotta contro la pedofilia, nel 2002 avviò all’Happy Children di via Sani a Reggio Emilia la prima esperienza italiana di telecamere e webcam in un asilo nido. «La cosa importante è non rompere il patto di fiducia tra educatori e genitori. Questi sistemi devono essere intesi non tanto come una forma di controllo, ma come una possibilità offerta ai genitori, impegnati sul lavoro, di stare più vicini ai figli».

















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