Ultimo appuntamento alla Gabella di via Roma con la rassegna “Quando eravamo noi… L’immigrazione di ieri, oggi, domani”. Martedì 15 dicembre alle ore 21 appuntamento con uno dei protagonisti del festival del Cinema di Locarno, Alvaro Bizzarri che presenterà il documentario “Il treno del Sud” e si confronterà con la città per raccontare dei sentimenti e delle sofferenze di milioni di italiani che acquistavano un biglietto in cerca di fortuna.
A promuovere l’iniziativa è l’associazione Ga3 in collaborazione con La Gabella. Ga3 – Generazione articolo 3 – è un’associazione giovanile interculturale nata dall’incontro di giovani reggiani, italiani e di origine straniera, che si riconoscono nei valori dell’art.3 della Costituzione. Le serate prevedono il coinvolgimento di alcuni ospiti per riflettere insieme sul tema delle migrazioni dalla prospettiva dei migranti di ieri e di oggi e di testimoni significativi del dibattito attuale.
***
Alvaro Bizzarri, come molti altri suoi connazionali prima e dopo di lui, emigra dall’Italia in Svizzera agli inizi degli anni settanta. Come molti altri suoi connazionali, lavora come operaio con statuto stagionale, ossia quello che permetteva allo stato svizzero. attraverso accordi bilaterali con i Paesi interessati, di fare richiesta di lavoratori – non solo italiani ma all’epoca anche di altre provenienze, spagnoli e portoghesi in particolare – a dipendenza dei bisogni dell’economia in un dato momento. Terminata appunto la stagione, il lavoratore poteva fare ritorno al suo Paese. Questo particolare statuto non permetteva ai lavoratori stranieri di portare con se in Svizzera moglie e figli. Di questa condizione e di altri problemi legati al’emigrazione parlano i film di Alvaro Bizzarri presentati al Festival di Locarno in un omaggio dovuto ad un cineasta autodidatta attento, avendola vissuta in prima persona, al tema dell’emigrazione.
LA VITA DEGLI EMIGRANTI ITALIANI
In poco tempo dal suo arrivo sente forte l’esigenza di raccontare quelle esperienze di vita e nel tempo libero, insieme ad amici e compagni di lavoro, inizia a girare i primi film in Super8.
I suoi film ci raccontano del lavoro, dello sfruttamento, della nostalgia e dello sradicamento, dell’impossibilità a ricongiungersi alla propria famiglia regolarmente. Migliaia di bambini italiani vivranno la loro infanzia in Svizzera nascosti in casa con la possibilità di essere denunciati e rimpatriati, il tutto in clima di xenofobia dilagante.
Le storie semplici ed efficaci, veri e propri atti d’accusa,vengono col tempo proiettate in festival, nelle sedi di associazioni e circoli di emigranti permettendo alla discussione di allargarsi e ai lavoratori di testimoniare della loro condizione disumana.