L’anno horribilis dell’industria italiana delle piastrelle di ceramica. Il 2009 che si sta chiudendo, complice la crisi finanziaria globale ed il crollo dell’attività immobiliare in diversi paesi, ha ridimensionato il livello dell’attività economica e con esso il consumo di piastrelle di ceramica a livello mondiale. Una situazione di crisi che ha portato le aziende ceramiche ad attivare le diverse forme di ammortizzatori sociali per calmierare la produzione, come anche a ridurre le giacenze di magazzino. Queste sono alcune delle evidenze emerse oggi, durante ‘Prospettive per il settore delle costruzioni e dell’industria ceramica nel 2010’, il convegno tenutosi oggi nella sede di Confindustria Ceramica durante i quali sono stati presentati gli studi relativi ai costi di produzione delle aziende ceramiche, curato dal Centro Studi dell’Associazione, l’analisi sugli equilibri economico – patrimoniali del settore realizzati dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna e l’Osservatorio Previsionale Confindustria Ceramica – Prometeia sui consumi di piastrelle di ceramica nel mondo.
Il 2009 e le previsioni per il 2010.
Per l’anno che sta per chiudersi le vendite si assestano a 406 milioni di metri quadrati (-19,4%), dopo che la produzione si è ridotta in modo più che proporzionale tale da rendere possibile un significativo smagazzinamento di prodotto finito, pari al 19% degli stock registrati a fine 2008. Le vendite si sono concentrate in Italia per 122 milioni di metri quadrati (-19,1%), mentre l’estero ha assommato 286 milioni di metri quadrati, in flessione del -19,6%. La perdita di fatturato è nell’ordine del miliardo di euro, rispetto ai 5,5 miliardi del 2008, mentre significativi sono stati gli investimenti in nuove tecnologie, pari a 304 milioni di euro.
L’anno prossimo, sottolinea l’Osservatorio Previsionale, si registrerà una situazione di sostanziale conferma dei volumi. Ad una produzione stabile (+0,3%) sono previste vendite globali per 394 milioni, derivanti da vendite sul mercato nazionale per 106 milioni di metri quadrati mentre l’export sui mercati esteri raggiungerà i 275 milioni di metri quadrati. Diversa appare la situazione a seconda dei mercati: ad una flessione in Europa compresa tra il -4 ed il -5%, fa riscontro la stasi del Nord America (+0,4%) e del Medio Oriente e Nord Africa. Prospettive di ulteriore sviluppo sono possibili puntando sulla qualità del prodotto italiano, sulla forza del distretto e dall’ingresso, in modo più massiccio, in mercati che presentano una maggiore vivacità, come l’Asia e l’area mediorientale e del nord Africa, nelle quali il consumo di ceramica è atteso in crescita.