Sembra che un certo dibattito si stia aprendo a proposito delle “aree produttive”. Proprio oggi nell’inserto “economia e imprese/Emilia Romagna” del quotidiano il Sole 24 ore c’è una riflessione del Presidente di Confindustria Modena e del V.Presidente degli Industriali di R.Emilia.
Come noto il Partito Socialista ha posto, da tempo, all’attenzione dei vari interlocutori la questione dei “Distretti Produttivi”.
Gli interlocutori di cui sopra hanno rilanciato,con la teorizzazione di una “area metropolitana” formata da Modena e Reggio nell’Emilia (1,2 milioni di abitanti; il 5,8 del PIL nazionale; una unica Università; 121.679 imprese pari al 28% della Regione; 7,41 miliardi di euro di export).
La crisi economica,che non rallenta, e che vede Modena con vistosi “ meno “ ( – 22,1 % produzione; – 21,5 % fatturato; – 16 % export) inducono a riflettere e puntare decisamente sulla riduzione dei costi, sull’efficienza, su un diverso modello organizzativo.
Apprezziamo,anche perché lo diciamo da tempo, la chiamata a rapporto della politica, affinché questa si riappropri del ruolo che gli spetta, quale sintesi tra le varie opzioni e per il governo delle stesse.
Dal punto di vista concettuale,evidenziamo,ancora un volta, la specificità territoriale quale aspetto fondamentale dello sviluppo, proprio perché all’interno esistono relazioni mercantili che coinvolgono imprese diverse, ma specializzate per fasi.
La logica dei mercati e le esperienze che stiamo vivendo ci stanno insegnando che la logica produttiva è radicalmente cambiata e quindi anche i modelli aziendali.
– c’è da valutare quanto è strategia e quanto è operatività.
Quello che,a noi,sembra, vi è l’esigenza di fare “ bene e velocemente” un insieme di cose (produzione, vendita, servizi).
Anche nella realtà Europea sta emergendo, a nostro avviso, la multiformità territoriale dei distretti industriali.
Quindi il “territorio” può svolgere un ruolo determinante, quale ambito ottimale, nel quale adottare nuove politiche di sviluppo.
Solo un concetto, sui distretti, per significare che essi rappresentano una aggregazione di imprese specializzate concentrate sulla efficienza produttiva, compreso il contenimento dei costi di esercizio.
Noi vediamo il distretto in modo dinamico, diverso da quello pensato negli anni passati. Oggi la competizione è,appunto, dinamica come è verificabile nei nostri settori di successo (ceramica, legno, meccanica, tessile etc)
Quante aziende nei nostri territori hanno capacità di strategiche per la proiezione sui mercati, sia nazionale, che export? Abbiamo già avuto modo,insieme ad altri osservatori e studiosi, di analizzare i comportamenti regionali sulla questione dei distretti industriali,definendoli “ positivamente anomali” avendo favorito con il “silenzio” organizzazioni “spontanee” e sempre,secondo noi, oggi, c’è da superare il concetto del “lassez faire” e governare politicamente il cambiamento.
Il nostro apprezzamento per il “sasso nello stagno” lanciato dal mondo produttivo mentre comprendiamo la “prudenza” dei rappresentanti delle Istituzioni Provinciali, prendiamo atto delle precisazioni nel merito,ma bisogna guardare avanti con strumenti innovativi.
Noi condividiamo, infine, la richiesta semplificazione strutturale attraverso organismi “unici” quali punti di riferimento decisionali e “ l’area vasta” va messa in agenda.
Mario Cardone – Dipartimento Economico Federazione Partito Socialista Modena