“Annamaria Franzoni non smette mai con nessuno di urlare la propria innocenza. Con i familiari, con le altre detenute, ovviamente con i suoi legali. Ma teme il clamore. Ha già sperimentato su di sé il fatto che poi le attenzioni che riceve si ritorcono contro di lei. Si sente più protetta dal silenzio”. L’avv.Paola Savio, contattata dall’Ansa sulla detenzione della donna condannata per l’omicidio del figlio di tre anni, Samuele, avvenuto a Cogne (Aosta) il 30 gennaio 2002, spiega così i timori che Annamaria Franzoni ha verso le conseguenze della troppa notorietà.
Condannata a 16 anni di carcere (ridotti a 13 per l’indulto), Annamaria Franzoni varcò i cancelli della sezione femminile del carcere bolognese della Dozza nella notte tra il 21 e il 22 maggio 2008, quando la sentenza divenne definitiva. Il 7 ottobre il tribunale di sorveglianza respinse la sua istanza di andare agli arresti domiciliari per crescere gli altri suoi figli. Fino a quando non avrà scontato un terzo della pena, non potrà nemmeno chiedere permessi premio o libere uscite. E continua a vedere i bambini, in carcere, secondo una cadenza di sei volte al mese. “Innocente e condannata anche al silenzio”, dice di sé, per evitare che il clamore produca danni ulteriori a quelli che sta già patendo.
Fonte: Ansa