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Filippi critica Regioni e Comuni per i maggiori oneri alle imprese che operano nelle cave

cave“In un momento di crisi a livello globale, della quale anche la nostra regione è vittima, la Giunta sta pensando di aggravare la pressione fiscale delle aziende che lavorano nel settore delle cave. Questa manovra è una mazzata per le aziende che già versano in condizioni difficili e un forte ostacolo alla ripresa economica che il Governo Berlusconi, da mesi, cerca di favorire.” E’ Fabio Filippi, vicepresidente del Pdl nel parlamentino di viale Aldo Moro, ad alzare la voce contro un provvedimento regionale che – dichiara lo stesso Filippi – “mette in ginocchio le aziende, innescando un meccanismo sanzionatorio che si ripercuote su tutto il sistema economico regionale e sulla cittadinanza”.

“Il settore delle cave è correlato a quello delle grandi opere e dell’edilizia, ambito che risente fortemente di questa crisi. E’ noto che le ditte che operano nel settore estrattivo sono soggette ad oneri di notevole entità, dal momento che Regione, e soprattutto Comuni, impongono consistenti imposte. I Comuni, inoltre, non di rado, chiedono all’imprese, in forme a volte che assomigliano a veri e propri ricatti, la realizzazione di opere di pubblica utilità: le cosiddette opere compensative. Lavori che ovviamente, per le aziende, comportano dei costi supplementari notevoli. Tali spese ‘aggiuntive’, non possono essere quantificate preventivamente dai cavatori. Forme di arbitrarietà da parte dei Comuni che spesso si differenziano radicalmente da zona a zona. Casualmente nei comuni dove operano le grandi cooperative rosse le richieste sono meno pesanti”.

Nella sua interpellanza Filippi chiede alla Giunta di rivedere il provvedimento al fine di evitare un peggioramento di una situazione già particolarmente difficile e delicata, che andrebbe a gravare ulteriormente sulle spalle dei cittadini. “Se le aziende sono in difficoltà, i lavoratori – sottolinea Filippi – sono i primi a rimetterci”. Filippi chiede inoltre, alla Regione, di obbligare le amministrazioni comunali a rinunciare alle cosiddette opere compensative, al fine di favorire un’omogeneità di trattamento e una maggiore equità su tutto il territorio regionale.
















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