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Poviglio racconta Nahui Olin

Martedì 28 aprile Poviglio ospita uno scrittore che il grande Federico Fellini ha descritto come “un artigiano, un costruttore di trame, di atmosfere e di personaggi”: Pino Cacucci.


Alle ore 21 presso il Centro del Volontariato Kaleidos Marina Coli e Daniele Orsini leggono e interpretano alcuni passaggi di Nahui (Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2005) – uno dei romanzi più appassionanti dell’autore accompagnati dalle immagini di Simonetta Scala e la chitarra di Tiziano Bellelli.
Un ritorno al passato, quello di martedì sera, in un periodo unico per l’umanità quando negli anni 20-30 del ‘900 Città del Messico fu la città simbolo di un cambiamento sociale che si sarebbe affermato in Europa da lì a 40 anni. Protagonista della storia è Carmen Mondragòn, in arte Nahui Olin, “una donna che mai nessun uomo o circostanza riuscirono a imbrigliare, e che rimase sempre totalmente libera” – come la descrive Pino Cacucci.
Quando incontrò la figura di Carmen Mondragòn?
La incontrai quasi per caso. A quel tempo vivevo in Messico e stavo facendo delle ricerche su Tina Modotti. Seguendo le tracce di Tina incrociai il nome di Nahui, che appariva spesso nelle vicende del periodo post rivoluzionario. Difficile non appassionarsi ad una donna come Nahui Olin.
Cosa l’attrasse di Nahui?
Nahui è l’espressione del Messico di quegli anni, la protagonista emblematica dell’istinto che prevale sulla ragione, dei comportamenti personali che hanno la meglio sulla politica. Fu una donna interessante sotto molti aspetti, a partire dalle sue origini: figlia di un generale golpista con il quale aveva un rapporto morboso rinnegò il suo nome a favore di uno di lingua azteca. Donna bellissima, fu musa, pittrice, poetessa. La parte più limpida di quell’epoca, ma allo stesso tempo anche la tenebrosa.
Nahui Olin e Tina Modotti. Entrambe sono diventate materia letteraria. In cosa sono diverse queste due donne?
Sono profondamente diverse. Tina dimostrò una profonda coscienza politica, talmente forte che ad un certo punto prevalse su tutto. Dopo un periodo di profonda creatività artistica la Modotti si consegna totalmente alla militanza e al silenzio. Smette di scattare fotografie, che la posero dell’avanguardia del reportage sociale lasciandosi soffocare dalla politica.
Nahui rimase per sempre puro spirito. Niente e nessuno furono mai in grado di imbrigliarla, nemmeno le ideologie.
















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