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Tav Bologna-Firenze, 26 condanne e maxi risarcimento

26 condanne da tre mesi a cinque anni di reclusione e un risarcimento danni di oltre 150 milioni di euro per l’illecito smaltimento di rifiuti, ma assoluzioni per il reato di danneggiamento delle falde acquifere. E’ la sentenza del processo che si è chiuso a Firenze per i danni ambientali causati dai lavori per l’Alta velocità tra Firenze e Bologna.

Fra le persone condannate a cinque anni, ci sono i vertici del consorzio Cavet, che ha avuto in appalto i lavori Tav.
Il giudice Alessandro Nencini ha riconosciuto che vi è stato il danneggiamento dei corsi d’acqua e dei pozzi privati ma non doloso. E siccome il danneggiamento colposo non è previsto dalle norme gli imputati vanno assolti. Per quanto riguarda il furto d’acqua il giudice ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla questione di costituzionalità.
I pm Gianni Tei e Giulio Monferini avevano chiesto condanne per un totale di 180 anni sostenendo che i danni provocati dai lavori Tav si aggirano sui 750 milioni di euro sia per lo smaltimento illecito dei rifiuti, sia per l’impoverimento delle falde acquifere.

Fonte: Ansa e Agi

La sentenza di oggi con le pesanti condanne
penali riconosce la gravità del disastro ambientale perpetrato ai danni del nostro
territorio. Speriamo che questo possa fungere da
monito anche per i futuri progetti di grandi
opere che il Governo vorrebbe portare avanti
senza alcuna seria valutazione d’impatto
ambientale e a scapito delle comunità locali”.

Così Legambiente ha commentato oggi l’esito del
processo (nel quale compariva come parte civile)
contro i responsabili dei danni ambientali
provocati dai lavori dell’Alta Velocità nel
Mugello. Purtroppo però – ha sottolineato
Legambiente – il dispositivo dei risarcimenti non
può soddisfarci in alcuna maniera. Milioni di
euro sono stati riconosciuti infatti per gli enti
(ministero dell’Ambiente, Regione Toscana e
Provincia di Firenze) che in qualche modo sono
corresponsabili dei danni avvenuti, mentre i
cittadini realmente colpiti dal disastro
ambientale, e senza l’impegno dei quali questo
processo non si sarebbe mai avviato, non vedono
riconosciuto in alcun modo il loro diritto”. “La
nostra associazione – ha sottolineato Luigi
Rambelli, Presidente Legambiente Emilia Romagna e testimone d’accusa al processo – sollecitata dai cittadini dei paesi dell’Appennino che lamentavano danni ambientali e disagi pesanti, aveva cominciato ad occuparsi fin dal 1997. Quindi ci furono i primi esposti alla Procura di Firenze e la richiesta di intervento della Commissione Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che aveva accertato che si stava perpetrando quanto ora viene sanzionato seppure a distanza di 12 anni da un Tribunale della Repubblica”. Il Ministero, alla Regione e alla
Provincia – ha concluso Legambiente – devono
destinare i soldi del risarcimento a interventi e
opere utili a quest’area e alle comunità realmente danneggiate dagli effetti dell’illecito
smaltimento dei rifiuti e dell’impoverimento delle falde acquifere.
















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