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Psichiatria a Modena a 30 anni dalla riforma Basaglia

E’ promosso dalla Funzione Pubblica/Cgil di Modena il convegno sulla psichiatria a 30 anni dalla legge di riforma Basaglia (13 maggio 1978) che si tiene la mattina di mercoledì prossimo – 18 giugno (ore 9-13) – presso l’aula Universitaria T02 del Policlinico (via del Pozzo).


Si vuole discutere dello stato di applicazione della riforma che fece uscire la malattia mentale e il suo trattamento sanitario da una logica di
detenzione ed esclusione che era propria dei manicomi, per puntare al reinserimento sociale delle persone affette da disturbi mentali e dare
supporto a loro e alle famiglie attraverso una capillare rete di strutture pubbliche sul territorio, dai centri di igiene mentale, alle case-famiglia,
ai luoghi di lavoro, ecc…

Della grande sfida lanciata 30 anni fa dalla legge Basaglia e del suo stato di applicazione nella nostra realtà, sono chiamati a parlarne diversi
relatori al convegno. Apre i lavori la relazione di Alfredo Maglitto responsabile Sanità FP/Cgil Modena, a seguire gli interventi di Giuseppe
Caroli direttore generale Azienda Usl, gli psichiatri Fausto Mazzi (Dipartimento Salute Mentale Modena) e Rubes Bonatti (responsabile Area Nord Dipartimento Salute Mentale), Anna Franca psicologa-psicoterapeuta del servizio di psicologia clinica, Massimo Bigarelli responsabile Sert Area Nord Dipartimento Salute Mentale, Monica Muci infermiera del servizio presidio di Diagnosi e Cura e Sauro Salati segretario FP/Cgil
Emilia-Romagna. Dopo gli interventi del pubblico sono previste le conclusioni di Donato Pivanti segretario Cgil Modena e Rossana Dettori
segretario nazionale FP/Cgil.

La FP/Cgil ritiene che anche a Modena la Basaglia abbia trovato applicazione nel superamento dei manicomi e nella considerazione del malato
mentale come cittadino alla pari degli altri (con eguali diritti-doveri), ma che sia ancora oggi carente la presa in carico sociale del malato nelle
strutture territoriali, mentre parallelamente si è puntato molto sull’ospedalizzazione per i casi acuti ed estremi (pur previsti dalla legge
di riforma), tanto che Modena ha fra i più alti tassi di ricovero, con il rischio di supplire in tal modo alle passate strutture di custodia.

















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