Ritengo ingiustificati lo stupore di alcuni e la soddisfazione di altri per il mancato superamento dello sbarramento del 4% al fine della rappresentanza parlamentare della Sinistra L’Arcobaleno. Nessuna meraviglia per il risultato elettorale; anzi ci si sarebbe dovuti stupire se il risultato fosse stato diverso.
Se consideriamo innanzitutto, l’atteggiamento degli esponenti del Pd, promotori del rifiuto del dialogo e del confronto con la sinistra, che nella speranza poi delusa, di conquistare voti al centro, hanno oltre misura e ingiustificatamente criticato un inesistente radicalismo della sinistra; se osserviamo, in secondo luogo, che la sinistra si è presentata alla campagna elettorale in tono assai dimesso e frazionata, suddivisa e dispersa in rivoli senza sbocco (alla faccia della legge elettorale) l’esito della consultazione non poteva essere che questo e possiamo ritenerlo frutto di una pianificata strategia politica.
L’invito al voto utile e all’astensione hanno fatto il resto.
Lo scopo è avviare una cosiddetta fase costituente con un governo ufficiale e uno “ombra” (brutta anche la definizione) per cambiare le regole della vita democratica e compiere un decisivo passo di avvicinamento al pessimo modello statunitense.
Tutto ciò evidentemente crea più di un problema alle amministrazioni locali e soprattutto si ripercuoterà nella prossima tornata di elezioni amministrative. Essere disprezzati di giorno e corteggiati di notte è una convivenza difficile.
La caduta del governo Prodi, le sconfitte elettorali nelle elezioni politiche ne in quelle amministrative e la permanenza al loro posto dei responsabili che hanno fallito l’obiettivo ufficiale, fanno riflettere.
Un discorso a parte riguarda quei compagni che non accettano le difficoltà e i limiti del compromesso e si rifugiano nelle loro nicchie, perché chiedono tutto e subito e non si accontentano di nulla; costoro non fanno un buon servizio alle aspettative del popolo di sinistra la cui maggioranza chiede una risposta alle proprie necessità da una forza politica in grado di governare e di esprimere rappresentanti in incarichi istituzionali, cosa che nulla ha a che fare con la spartizione di poltrone (e in questo senso va giudicata incomprensibile e inaccettabile qualunque decisione di cambiamento nella giunta sassolese che includa personaggi non eletti nella coalizione di maggioranza).
La situazione non è buona e impone una leale riflessione e la proposta di un nuovo progetto politico capace di rispondere ai nuovi problemi che oggi il mondo globalizzato ci presenta. E’ più che mai necessario costruire un progetto politico che sappia interpretare i nuovi problemi della società in trasformazione a cui la sinistra deve saper rispondere: sicurezza, lavoro, casa, scuola, sanità, tutto quello che oggi il liberismo propone a danno delle masse di lavoratori, pensionati, salariati.
(Nicola Caserta)
