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”L’amore mancato” per rassegna ‘Gli scrittori raccontano la fatica di crescere

Secondo appuntamento della Rassegna “Gli scrittori raccontano la fatica di crescere”.
Venerdì 16 maggio, ore 17.30, Sala dello Zodiaco (Provincia di Bologna, via Zamboni 13) Adele Grisendi presenterà il suo romanzo autobiografico “L’amore mancato” .


“Gli scrittori raccontano la fatica di crescere” è una rassegna organizzata dal Programma Accendi Molti Fuochi dell’Azienda USL di Bologna e dalla fondazione Demetrio Benni, con il patrocinio di Comune di Bologna, Provincia di Bologna, Istituzione Gian Franco Minguzzi.

Ne parleranno assieme all’autrice, Manuela Trinci, psicoterapeuta dell’infanzia e Stefania Scateni, giornalista.
Adele Grisendi è nata a Montecchio Emilia nel 1947.
Per Mondatori ha pubblicato Giù le mani e Giù le mani maschio. Storie di donne e di molestie sessuali sul lavoro. Per Sperling & Kupfer sono usciti con successo Bellezze in bicicletta, La famiglia rossa e Baciami piccina.

“Quando ti vidi entrare dalla porta della cucina, quel 5 gennaio del 1949, ne era passato di tempo da quella che a me era parsa una gita a Reggio Emilia con zia Nora. (..) Mi si stringe il cuore a confessarlo, ma per me eri un’estranea. Del resto, come potevo essere affezionata a te, rimasta lontana tanto tempo, segregata in quel maledetto ospedale! (…) Per la prima volta riascoltavo la tua voce, per la prima volta ne risentivo il suono e, dentro di me, deve essersi risvegliato un ricordo sepolto. Ritornai da te e mi lasciai prendere in braccio. Tu mi regalasti il primo bacio che io rammenti. Un bacio strano, come i pochi che mi hai dato durante tutta la vita. Un veloce e lieve contatto delle tue labbra sul mio viso, senza che le nostre guance si toccassero e indugiassero l’una sull’altra”.

Adele Grisendi, attraverso la sua esperienza e quella della madre Jolanda, racconta una storia senza tempo e da sempre sottovalutata. Una storia che inizia con il presentarsi repentino di una forma grave di psicosi che provocherà l’internamento di Jolanda all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia per quasi un anno.
Dopo la guarigione, il ritorno in famiglia, nella cascina della campagna reggiana, la madre ritroverà la sua bambina di quattordici mesi, ma patirà il trauma di non riconoscerla e di averla dimenticata.

Cominceranno allora i giorni e gli anni segnati per entrambe dalla difficoltà di accettarsi.
Incolpevoli, vivranno sotto lo stesso tetto negandosi l’amore e come estraniate l’una dall’altra. L’autrice ci presenta il “punto di vista” di entrambe le vittime del male oscuro.

















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