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Reggio Emilia: Spazio Gerra, 7.120 presenze in due giorni

Sono 7.120 le presenze registrate allo Spazio Gerra per la fotografia e l’immagine contemporanee fra il pomeriggio del 30 aprile, giorno dell’inaugurazione nell’ambito di Fotografia Europea, e la serata del primo maggio scorsi. Il nuovo edificio, aperto dalle 10 alle 23 con ingresso gratuito, è già integrato a pieno nella città, per la quale è stato pensato come luogo di incontro, di esposizioni, scambio fra artisti e centro di elaborazione di modelli culturali.

Una struttura innovativa anche sul piano architettonico e urbanistico: si presenta come un diaframma trasparente, che si lascia attraversare dallo sguardo, grazie a un sistema di vetrate in grado di creare connessioni visive fra interno ed esterno. E’ stato ideato così per riconnettere e riaprire spazi urbani pubblici fra loro diversi e non comunicanti, fino a ieri tagliati fuori da cortine murarie, nel cuore storico di Reggio. Un esempio è il giardino fiorito sul retro del centro Gerra, incastonato fra i teatro Cavallerizza e Ariosto: ora anche questo luogo sarà più vissuto come un altro nuovo ambiente restituito alla città.

“Lo Spazio Gerra – ha detto il sindaco Graziano Delrio – è di grande bellezza, simbolico della cura che l’Amministrazione porta verso la nostra città e dell’idea di città che ci ha accompagnato in questi anni. L’immobile è stato donato da Anna Maria Ternelli Gerra, che veramente molto sta facendo per Reggio Emilia, in memoria di un artista che la città ricorda con affetto, il pittore Marco Gerra. Questa è una creatura molto attesa, un luogo molto pensato ed elaborato sia nell’architettura, sia nel rapporto con la città attorno. E’ segno tangibile dell’estensione dell’effetto città, inserendosi nella ristrutturazione urbanistica della zona nord del centro tra i teatri, i musei, il percorso delle piazze, i viali di connessione recuperati, i giardini pubblici e il giardino fiorito tra il Gerra e la Cavallerizza”.
“Uno Spazio – ha proseguito il sindaco – trasparente e attraversabile, sicuro e bello. Non è un deposito di opere ma una piattaforma di pensiero, di scambi e di relazioni culturali. Un luogo d’incontro: per questo c’è una foresteria-atelier che può ospitare artisti, per scambiare idee e pensieri diversi, perché solo così possiamo crescere come comunità e come persone. Un pensiero nato nell’Amministrazione, da più sensibilità e più menti, con generosità e amore per la città, con il contributo di tanti: il dirigente della Città storica, architetto Massimo Magnani, le riflessioni con l’architetto Gianfranco Varini. Un pensiero che ha preso corpo nel progetto dell’architetto Christian Gasparini”.

Anche la mano e la professionalità dei giovani progettisti, a cui spesso l’Amministrazione comunale si rivolge (ad esempio per la riqualificazione degli spazi pubblici nelle Ville) ha contribuito alla creazione dello Spazio Gerra. Grazie quindi ad Alessandro Ardenti e Cristiana Campani. Alla realizzazione dell’opera hanno lavorato inoltre il dirigente dei Lavori pubblici ingegner Alfredo Di Silvestro, gli ingegneri Lorenzo Serri e Paolo Guidetti; i tecnici Filippo Franceschini, Luciano Canei e Daniele Uva.

“E’ uno dei progetti culturali più ambizioni, perseguiti e realizzati dal Comune di Reggio negli ultimi anni – spiega l’assessore alla Città storica, Mimmo Spadoni – Estendere l’effetto città e riconnetterne gli spazi, riqualificando un vecchio immobile e offrendo, nello stesso tempo, l’opportunità di fruire di un nuovo spazio, quasi una nuova dimensione per la cultura e le relazioni, sono i risultati ottenuti con questo intervento. L’edificio stesso si configura come percorso, che crea connessione urbana, ma anche come spazio pubblico pensato come il salotto di casa. Lo Spazio Gerra è uno snodo fisico e relazionale, si inserisce a pieno titolo fra gli interventi di ristrutturazione urbanistica della zona nord della città storica, grazie ai quali assumono un nuovo volto e divengono rinnovati luoghi di incontro le piazze, il viale Allegri e la sede universitaria dell’antico foro Boario. E’ un percorso architettonico come pochi in Italia, un ‘corto circuito’ nel tessuto culturale e storico-artistico più radicato e profondo della città”.
















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