Il Policlinico di Modena ha ricevuto oltre 5,8 milioni (5.834.622) di euro dalla Re-gione Emilia Romagna nell’ambito del Programma di Ricerca Regione – Università per il finanziamento di 8 progetti di ricerca su 17 presentati, pari al 24,47% del finanziamento complessivo erogato dato che colloca il Policlinico al secondo posto dopo l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Bologna.
“Questo lusinghiero risultato – commenta il direttore generale dottor Stefano Cencetti – è frutto di un attento lavoro di programmazione che ha permesso all’Azienda di presentarsi all’appuntamento con progetti di ricerca che avessero un alto valore scientifico con una importante ricaduta clinico-organizzativa e che vedessero la multidisciplinarietà e la multicentricità come caratteristiche peculiari. Queste, infatti, erano le caratteristiche ispiratrici del progetto regionale che mirava a favorire una forte collaborazione con l’Università e con le altre Aziende sanitarie, ospedaliere e territoriali”.
“Nel Servizio sanitario regionale – spiega il professor Alessandro Liberati Coordina-tore del Comitato di Indirizzo della Regione Emilia Romagna – c’è la consapevolezza dell’importanza dell’attività di ricerca, tanto da definirla come funzione istituzionale fondamentale propria di tutte le aziende sanitarie regionali, al pari della funzione assistenziale con la quale deve funzionalmente integrarsi. In coerenza con tali scelte si è deciso di avviare la costruzione di un’infrastruttura di sostegno alla ricerca in tutte le aziende sanitarie del sistema e la realizzazione, all’interno del Programma di Ricerca e Innovazione (PRI E-R ) di progetti di ricerca-intervento su temi (quali oncologia, cardiovascolare, tecnologie diagnostiche ad alto costo, ecc) caratterizzati da una particolare criticità nel processo di trasferimento delle conoscenze alla pratica dei servizi sanitari. Inoltre, sono state sperimentate, attraverso l’attivazione del Fondo per l’Innovazione, nuove modalità di rapporto con l’industria farmaceutica e biomedicale per arrivare a modalità innovative di collaborazione anche finanziaria sulle aree strategiche di sviluppo conoscitivo rilevante per il SSR. Infine, è stato attivato all’interno del nuovo quadro di relazioni con le Università della Regione, il Programma di Ricerca 2007-2009 con lo scopo di sostenere soprattutto la ricerca innovativa di “confine” tra quella avente principalmente una finalità prevalentemente conoscitiva (tipica dell’Università) e quella avente una finalità prevalentemente applicativa e di trasferimento (più tipica del servizio sanitario)”.
Sono stati assegnati oltre 20 milioni di Euro per finanziare un totale di 47 progetti (su 78 complessivamente presentati, poi divenuti 79 a causa della separazione di uno dei progetti dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Bologna). Il programma si è sviluppato in 3 aree.
L’AREA 1: “Ricerca Innovativa” è finalizzata alla produzione di nuove conoscenze su tecnologie ed interventi di primaria importanza per il SSR; ad essa è stato destinato il 70% delle risorse disponibili, suddivise in Area 1.a (Ricerca Innovativa) e Area 1.b (Medicina Rigenerativa).
In questa area sono stati finanziati 28 progetti su 36. L’AREA 2 “Ricerca per il governo clinico” è entrata sulla valutazione delle effettive potenzialità e dell’impatto di tecnologie ed interventi in ambito sanitario su progetti di valutazione dell’impatto clinico, in termini di efficacia comparativa e di appropriatezza. Ad essa sono stati destinati 2.500.000,00 euro che hanno finanziato 13 progetti sui 33 (poi divenuti 34, per il motivo suddetto).
All’AREA 3 “Formazione alla ricerca e creazione dei research network” che ha usufruito di 500.000,00 euro che hanno finanziato 6 progetti su 9.
Per la valutazione di tutti i progetti di ricerca presentati nell’ambito del Programma è stato istituito il Comitato di Indirizzo, composto dai Direttori Generali delle 4 Aziende Ospedaliero – Universitarie, dai Magnifici Rettori delle 4 Università (o loro delegati), dal Direttore Generale di una Azienda Sanitaria territoriale, da un rappresentante dell’Assessorato regionale alle Politiche per la salute e da un rappresentante dell’Agenzia Sanitaria Regionale. Il programma si è sviluppato in 3 aree Un elemento importante è stata la trasparenza e il rigore con cui sono stati selezionati i progetti.
“Per quanto riguarda l’Area della Ricerca Innovativa – spiega ancora il professor Liberati – è stato sperimentato un sistema di revisione (e-arly peer review) mediante l’organizzazione di 4 Workshop (uno ciascuno per oncologia, neuroscienze, trapianti e diagnostica avanzata) nel corso dei quali esperti italiani e stranieri hanno incontrato e discusso direttamente con i presentatori dei progetti proponendo loro sugge-rimenti ed osservazioni per ottimizzare la proposta di ricerca prima della successiva formale valutazione finale. Per i progetti dell’Area 2, invece, si è fatto ricorso ad un rigoroso mecca-nismo di peer review tradizionale sottoponendo ogni progetto alla valutazione indipendente di 2 esperti italiani ed uno straniero”.
“Il compito istituzionale dell’Università si riassume in formare e fare ricerca – commenta il professor Aldo Tomasi Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – La Regione ha deciso di dare inizio ad una nuova proposta nell’ambito della ricerca medica, dando aree di ricerca ben definite: diagnostica avanzata, oncologia, trapianti, neuroscienze e medicina rigenerativa (cellule staminali). In un raro esempio di efficienza, tra il decidere la costituzione del comitato ed assegnare i fondi ai progetti è passato meno di un anno. Come membro del comitato di indirizzo non posso che sottolineare come questo costituisca un raro esempio di lungimiranza ed efficienza. Ora tocca ai gruppi di ricerca finanziata dimostrare la loro capacità e rispondere alla fiducia loro accordata portando a termine nei tempi prefissati i progetti, che verranno sottoposti a controlli ex-post, per controllare il raggiungimento degli obiettivi e dell’efficacia”
Tra i progetti di ricerca figura anche quello sulle cellule staminali guidato dal Centro di Medicina Rigenerativa dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, struttura di eccellenza a livello nazionale. “La reale capacità di dare corpo ad iniziative importanti per lo sviluppo della ricerca e dell’applicazione dei suoi risultati in settori avanzati di area biomedica non può che essere fondata sulla condivisione di strategie ed obiettivi da parte delle istitu-zioni che hanno competenza e mezzi per intervenire. In tale contesto va evidenziato il signifi-cato della convenzione sottoscritta da Università e Azienda Policlinico per la realizzazione di progetti di ricerca biomedica e sanitaria nei campi della Genetica Medica e della Medicina Rigenerativa, nonché per il loro trasferimento nell’attività clinico assistenziale.
La convenzione, riconoscendo l’esistenza di specifiche competenze professionali nei campi sopra indicati presso la Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie, rende concreta la realizzazione di progetti di ricerca concordemente definiti, attraverso la condivisione di risorse umane, finanziarie, tecnologiche e logistiche”. Commenta il professor Stefano Ferrari
L’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena era peraltro titolata a presentare anche i progetti di ricerca elaborati nelle strutture dell’Ospedale di Baggiovara e, tra gli 8 progetti finanziati, 2 vedono appunto come capofila il Nuovo Ospedale S. Agostino – Estense di Modena mentre in altri 4 progetti le strutture di Baggiovara risultano Unità di Ricerca parteci-panti.
“Ricerca ed innovazione sono due ambiti che hanno visto l’Azienda USL di Modena sempre più protagonista soprattutto grazie all’apertura del Nuovo Ospedale S. Agostino-Estense ed alla crescente integrazione con l’Azienda Ospedaliero Universitaria – afferma il direttore generale dell’Azienda USL di Modena Giuseppe Caroli – I progetti presentati dall’Azienda e finanziati nell’ambito del Programma di Ricerca, uno nel campo della diagnosi e trattamento delle epilessie e l’altro riguardante il rischio cardiovascolare in pazienti con diabete mellito, testimoniano ancora una volta l’impegno, attraverso l’innovazione e la ricerca, per il miglioramento dell’assistenza ai pazienti. Va sottolineato – conclude Caroli – che da diverso tempo l’azienda sanitaria ha attivato al proprio interno una funzione dedicata alla promozione di progetti di ricerca clinica, organizzativa e gestionale ed è stata fra le promotrici del Qualità Center Network, l’accordo siglato tra vari enti e istituzioni del territorio modenese con le imprese del comparto biomedicale di Mirandola per migliorare la formazione in ambito medico, la ricerca per l’innovazione e la valutazione di tecnologie e prodotti realizzati nel distretto”.
Il Policlinico di Modena è una realtà molto sensibile alla ricerca, come dimostrano an-che i dati del Rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali, che pone la nostra Azienda fra le prime quindici strutture italiane e al secondo posto a livello regionale. “Per consolidare questa vocazione – conclude il dottor Cencetti – abbiamo istituito il Servizio Ricerca ed Innovazione e ci siamo convenzionati con la Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie al fine di favorire la traslazione alla clinica dell’ampia attività di ricerca svolta da questa Facoltà, in particolare, nei settori della medicina rigenerativa e della genetica. Il Policlinico ha inoltre aderito al protocollo Quality Center Network sottoscritto dalle Istituzioni locali e dalle Associazioni Imprenditoriali della industria biomedicale del distretto di Mirandola, finalizzato a favorire la ricerca e lo sviluppo industriale, il cui teso è integralmente pubblicato sul sito internet del Policlinico”.


